Scritto da © maria teresa morry - Ven, 29/06/2012 - 15:32
Ho scoperto recentemente Nino Oxilia, poeta nato a Torino nel 1889 e morto in combattimento nel 1917. Egli è apparso come una cometa nel firmamento dei poeti italiani, ma credo che se fosse sopravvissuto, ci avrebbe lasciato versi eterni. Vi invito a sofferarvi su queste due liriche, le quali, benchè collocate nel momento crepuscolare, aprono già al superamento di quella fase. Le sue uniche due raccolte sono " Canti brevi " del 1909 e " Gli Orti", pubblicata postuma nel 1918.
Da " Gli Orti"
E' tardi
E' tardi. E' molto tardi.E' bene che si vada.
Vieni, dammi la mano;
rifacciamo la strada.
La tua casa è lontano.
Perchè taci e ti guardi
la punta delle dita?
Piccola tu, mia vita,
vieni, fa tardi.
Le nubi si sono raccolte
tutte su Monte Mario
chiudendo l'ali grige.
Tu piangi e non sai perchè piangi.
S'accendono i lumi;
tu vorresti dirmi qualcosa
e mi accarezzi le mani
e i tuoi occhi luccicano
tra le lacrime.
Vieni, dammi la mano;
è bene che rincasiamo.
Non dirmi nulla: io so bene
perchè tu piangi.
Andiamo mia piccola, vieni.
Tu piangi perchè fa sera.
Da " Sono stanco delle parole consuete"
Sono stanco delle parole
consuete
O sete
di cantarti, o cuore,
liberamente
saltando ridendo piangendo d'amore.
Il mio scrittoio fuma
come un cratere.
Il cuore è una palla di gomma:
rimbalza, è un 'onda di schiuma...
Lasciatemi bere
la lava che fuma !
Nino Oxilia
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