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Inseguendo il delirio nell'oceano

 

I
 
credo che: sì, l’uomo è un brutto esotico.
 

Anomalia del corallo, polipo e monile, porroso.

Non resiste a lungo, va in frantumi: per un pezzo
non si riconcilia e si mantiene al largo.
Più sotto, conserva riccioli, scorie creative.
La creazione è una apnea
della mente, del mare. Dio è, quindi, un contenitore?
Penso all’ossigeno, alla sua doppiezza: stringendo,
ad una camera iperbarica che gli angeli evitano
con l’atmosfera a zero. Corrono corrono a perdifiato
all’oscuro del galleggiamento e della sfera, la meno
vera, la celeste.
 
Per essere angelo, devi avere ali, in ogni caso
il Verbo possiede comandamenti, ordini e legioni.
Tu il soggetto, a me un complemento starebbe bene.
 
II
 
Tutto compresso, complesso compreso: il corallo, il mare, Dio, tu dove fuggi?
Ma io, qui, evoco il mal d’aria, acciò costruisco
questa camera iperbarica: il pensiero subisce
la pressione dell’oggetto che non posseggo.
Nella camera, minuta stanza, tempio ristretto, tempie l’interno
è sottoposto al suo esterno che è interno
per un altro esterno:
non è questa la dinamica dell’Universo,
la matrioska dell’io implodente?
 
III
 
Si veda il fragore dell’oceano contro il calcare.
Pochi non temono quell’urlo; squali e
navigli di flotte negrerie. Presumo
gli squali, balivi per grazia di Ferocia
s’ignori e s’ignora: la laguna è bella. E’ la culla
dell’oceano. O, mio Dio, fa’ che tornino i tonni
più rotondi.
 
Si numerano gli arrembaggi. Gli sbarchi
sono un contro salato. Avvengono sulla costa.
Le coste sono fiancate di terra, roccia e coralli. Le fiancate
dividono i Paesi: le chiamano confini sonori,
ma sono i ministeri dell’acqua, legiferano che i territori
si spingano dalle valve della cozza fino a 12 miglia
nella provincia dei naselli, del capodoglio.
 
Cerchiamo, lì dove il piede si posa - meglio accolte,
riproducibili - le precedenti mansioni, la segregazione
sul molo. Angeli mancati, raccolti. E stivati
in un caos (il paradiso, al confronto, è un silos di altobordo).
 
 
IV
 
Qualche tensione si vede nei rematori.
Calmi sugli scalmi, dice l’addetto in voga. C’è modo e moda.
 
V
 
Eppure io, figlio del pesce spada,
cerco la spina esadecimale per muovermi
nel pelago. Miro alla stella del Sud dove potano
isole le onde e fanno vascelli i sogni. Non mi segnano più,
non hanno chiglie robuste. Fuscelli sono quelli.
Travi che trovi nel travaglio del sonno.
Nel torace si consolidano nembi, e scorre qualcosa.
 
Sembra una nube tossica, oggi, a maggior ragione.
 
 
VI
 

Poi una parolina di colore ruggine, cuore, come
un metallo intimo lievemente esposto.
E’ un cammeo-ritratto di vergogna. La figura di cui
dissi: si è arenato l’occhio e batte la palpebra
indifesa - quel Dio, questo mare,
una donna - riemerge acuta.

Nel loro angolo, la passione è caduta.

Legata male oppure trattenuta a stento:
un frutto, un fiato scosceso, un vento che non consente
la restituzione dell’evento.
Uno sputo d'aria che osi chiamare respiro
o sbuffo: solitudine come qualsiasi altra cosa.
A qualcuno è approdo e non
lo dà a vedere, anzi, guarda: a noi piace calda,
ma sciolta
distesa, sia nuda e sia femmina.
 
Quando appare nel vestito scuro è
cosmo o nota, e spartita.
 
VII
 
Ovvio il confronto delle rotte degli uomini
un po' meno la scia prodotta dalla casa. La casa
è retta dalla porta, ma non vi entra perché entrare in se
stessi dà luogo a sedute. Un uomo che non si siede
parla spesso ad una folla, incita ad affermare
l’altezza: la sua.

Se fosse possibile tornerei al discorso di fondo.

L’uomo è un corallo malevolo, un rancore
senza luce. Well, nobody's perfect. Bene, nessuno
svela il difetto
così, celato il neo, puoi cambiare pelle.
Come una busta ecologica, ci differenzia la posa.
 
Quando esci ricordati del corsaro
quando sei sulla sogliola, sii la ciurma
che nascondi. O, ad una certa ora,
abbandona le ricerche: fidati del corpo
che abbandona il foglio,
          scrivi:
          egregio signore,
          con cordiali saluti, il vostro.
 
VIII
 
Queste sarebbero le ostensioni, mostra di temi.
Lemmi lemmi sugli schermi.
Lasciare molliche nelle arterie del web: le parole
binarie come colestorolo HTML, si aggregano
per differenze, quindi la dieta a punti, a pronomi,
a nick liposolubili.
 
IX
 
Dovrai varare la goletta in secca, all'ora,
e lo sbattimento della trachea. La vela è una colomba
ossuta, verso mezzogiorno spinge la fiancata inerme.
La fiancata segnata dal riflesso presente. La fiancata
è un confine, come dicemmo: nel mare, in Dio,
in te, amore, riconosco la missione, le do il senso
di tutto. Sono segni liberati.
E il segno avrà pure un fondo - ah che scena
la latitudine di questi corpi! -, non pare alla
stessa altezza. La sua, la tua; se annego
c’è almeno una meta che avrò raggiunto:
sono la riva, mentre la riva mente.
La verità è la fiancata all’onda.
 
X
 
Grido: c’è un uomo in male, alza il gomito!
 
XI
 
Un momento, in questo delirio, somiglia a un ricordo.
 
XII
 
Il ricordo è un rosario di corallo con grani evanescenti:
crepi la malafede e la malavita si fugga.
 
 

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