Scritto da © maria teresa morry - Lun, 25/06/2012 - 23:31
Il secondo uomo, raggiunto dall’avviso del notaio Barberis, si chiamava Pietro Fanti ed era toscano. Di circa cinquant'anni , non molto alto, aveva una testa di capelli ricci e morbidi , in parte già grigi. Gestiva un negozio di articoli da regalo nella bella cittadina di M****. Quel mattino il postino passò con la solita fretta e allungò , dalla porta del negozio, la busta bianca della raccomandata.
Vedendovi stampigliato un timbro notarile, Fanti si rabbuiò. L’anno precedente aveva avuto un alterco con un cugino per la questione di una piccola eredità , che s’era aperta proprio nella provincia dalla quale proveniva la lettera del notaio. Egli pensò subito che il cugino si fosse mosso per via legale e il pensiero bastò ad infastidirlo. Tant’è che decise di non aprire subito la busta e la ripose in un borsello. Purtroppo la lettera rimase dimenticata fino a sera inoltrata. Fanti se ne accorse al momento di ricondurre la macchina in garage, cercando le chiavi. Sentì la carta della busta, rovistando nel borsello e la trasse. Seduto nella vettura, sotto la luce di un lampione, lesse la lettera del notaio, trovandola indecifrabile. “ Sta a vedere che mi tocca fare un viaggio di trecento chilometri solo per ritirare una carta - si disse pensoso – che cosa potrà mai essere?...domani telefono a questo notaio e mi fo spiegare..vediamo se posso evitare un viaggio”.
Ma all’indomani, chiamato il notaio, l’uomo ricevette dal medesimo una risposta cortese ma ferma: niente da fare, non si poteva spedire nemmeno con tutte le cautele del caso, nemmeno per corriere. C’erano state ferme disposizioni di consegnare a mano.
A Fanti non restò che confermare al dottor Barberis. che si sarebbe recato al suo studio nei dieci giorni successivi, il tempo per liberarsi di qualche incombente ed affrontare un viaggio che , tra andata e ritorno, era di oltre seicento chilometri.
La città del notaio la conosceva bene, il Fanti. Era la stessa città di Ada, della quale egli era stato l’amante fino l’anno prima.
Questa coincidenza lo infastidì un poco..che c’entrasse una qualche pretesa di Ada, a tanto tempo di distanza dacchè s’erano lasciati ?
Fanti decise che si sarebbe recato dal notaio di lì a tre giorni, approfittando che la moglie andava ospite da certi suoi parenti. Con la moglie lontano da casa , era per lui più semplice organizzare questa trasferta, senza dover dare tante spiegazioni.
Tuttavia nei giorni che mancavano fino al giorno stabilito, Fanti si sentì assai nervoso. Aveva anzi pensato di telefonare ad Ada, di cui conservava il numero telefonico, per chiederle se per caso dipendesse da lei l’intervento di quel notaio e che quindi, in caso di risposta affermativa, gli dicesse una buona volta che cosa andasse cercando dopo che s’erano lasciati. O meglio: che lui l’aveva lasciata.
Questo ragionamento ipotetico arrovellava l’uomo. A volte ne era convinto, a volte respingeva il pensiero: se la ricordava Ada, quel suo carattere un poco ombroso ma mite, con lui sicuramente buona. No, non era tipo Ada da preparargli trappole. Fanti se ne convinceva per un paio di ore, ma dopo un poco alla mente gli affiorava l’altra idea, maligna, e non riusciva a ricacciarla.
La sera del martedì, chiuso il negozio, Fanti si risolse a comporre il numero telefonico di Ada. Mentre batteva il numero alla tastiera, egli sentiva la bocca farsi secca ed il cuore aumentare il battito. Ammise che aveva timore di sentire la voce della donna. Rimase in attesa…ma il telefonò andò lungamente a vuoto. Segnale libero. In casa di Ada non c’era nessuno, evidentemente. Fanti si sentì sollevato : “ Meglio così – si disse - mi rendo conto che non sono in grado di parlarle”.
Giovedì, sul fare del mezzogiorno, Fanti raggiunse l’ufficio del notaio Barberis. Ripercorrere a piedi le strade della città di Ada, gli diede una certa emozione. Passò davanti ad una piccola trattoria in cui egli aveva talvolta cenato con la donna. Ne riconobbe l’insegna e i due vasi di fitto alloro , all’ingresso.
Fanti non credeva che rivedere quella cittadina gli avrebbe provocato un tale tumulto di ricordi. Pareva solo ora rendersi conto di quanto quella donna lo avesse preso, coinvolto, forse stravolto. Eppure l’aveva lasciata lui. Era stato lui a voler troncare la storia. Per ritornare a casa, malgrado non amasse più la moglie da molto tempo.
Con questi pensiero per il capo, che si accavallavano in modo insistente, Fanti arrivò alla porta del notaio Barberis.
L’impiegata annunciò al notaio l’arrivo dell’interessato. Questa volta Barberis era pronto, si riteneva pronto all’incontro, per altro già convenuto. Il suo grande tavolo era ben in ordine.
Accolse Fanti in piedi. Come costui apparve sulla soglia, il notaio gli andò in contro , porgendogli la mano , che gli venne stretta.
Si accomodarono alla scrivania. Fanti non aprì bocca, guardava il notaio con aria interdetta.
“ Sono Piero Fanti, come sa …ho con me la lettera che lei mi ha spedito…”
“ Mi scusi -rispose con gentilezza il notaio – ha un documento, per cortesia’”
“ Certamente, la carta d’identità…eccola “
“ Grazie …sì bene, la riprenda pure “ fece il notaio dopo aver esaminato il documento.
“ Di che cosa si tratta? - chiese Fanti con la voce un poco incrinata, malgrado tutti gli sforzi per non far trapelare la sua preoccupazione.
“ Ho ricevuto incarico dalla signora Ada F. – esordì il notaio, con tono grave – di consegnare a lei personalmente e solo a lei, una lettera” .
“ Una lettera ? A me?..”
“ Immagino che lei sappia chi fosse Ada F. …ebbene oltre un mese fa si presentò a questo studio e mi incaricò di far pervenire a lei una lettera.”
“ E perché questo? - chiese Fanti - non può Ada farlo lei, personalmente? “
Il notaio guardò l’uomo con attenzione. Costui non sapeva,evidentemente, che la donna era morta. Che fosse sincero lo si capiva dallo sguardo sorpreso.
“ Mi scusi , lei ha conosciuto bene la signora Ada? “
“ Certo, ho conosciuto Ada…la conosco…” rispose Fanti con fermezza.
Il notaio decise di far passare qualche secondo. L’idea di dover annunciare anche la morte di Ada gli era particolarmente difficile da realizzare, in fatto. Trasse un forte sospiro e disse:
“ Le devo comunicare che la signora Ada….è mancata…circa tre settimane fa….purtroppo c’è stata una disgrazia”. Non riuscì a sostenere lo sguardo di Fanti e deviò la vista sopra un bronzetto collocato vicino alla lampada da tavolo.
Fanti sbiancò in viso. Passarono secondi che al dottor Barberis parverò non trascorrere mai.
“ Lei dunque non sapeva che Ada è morta? “
“ No, assolutamente, lo apprendo ora….e mi creda …sono raggelato da questa notizia”.
Il notaio, anche per dar tempo a Fanti di riprendersi, decise di trarre la lettera dalla cartella in pelle che aveva già pronta sul tavolo.
Mentre traeva la busta , sentiva il respiro appesantito di Fanti.
“ Desidera un bicchiere d’acqua? “ - chiese il notaio, con cortesia. Si rendeva conto che l’uomo che gli stava difronte stava davvero soffrendo.
“No , no grazie…ma mi dica ..come è stato? Cosa le è accaduto? “
“ Questo purtroppo è molto grave da dire, signor Fanti. Ada si è suicidata….si è fatta travolgere da un treno …” mentre diceva queste parole, il Notaio avvertì che il suo corpo stava da un’altra parte.
“ Ada si è uccisa ? - disse a voce chiara Fanti - Uccisa?....Ada?….Madonna santa che cosa tremenda…Ada…” e di colpo tacque come avesse dato fiato a tutta la sua energia ed ora fosse privo di ogni forza, afflosciato come un sacco vuoto.
Nel frattempo il notaio aveva tratto la lettera dalla cartella e la porgeva a Fanti.
Fanti non la prese tra le mani. Se ne stava con il capo chino, premendosi la mano destra contro la bocca. Non piangeva,ma si vedeva che era sopraffatto da un dolore intenso.
Il notaio gli pose davanti la busta, appoggiandola al legno lucido del tavolo.
“ Signor Fanti, la lascio solo qualche minuto…vado di là dalle signorine a dare delle disposizioni, la lascio per poco - disse il notaio alzandosi cautamente dalla poltroncina. Aveva pensato che fosse meglio lasciare quell’uomo con se stesso , ad incassare una notizia davvero dura. Egli Si sarebbe assentato qualche minuto lasciando la porta della stanza aperta. Documenti riservati , in vista, non ce n’erano.
Fanti rimase in silenzio. La notizia era stata davvero difficile da ricevere. L’uomo non riusciva a pensare a nulla.
Quando il notaio riapparve, Fanti era già in piedi. La lettera era stata tolta dal tavolo. “ Mi creda signor Fanti, sono molto dispiaciuto di averle dovuto dare questa notizia… - esordì il dottor Barberis – non potevo immaginare che lei fosse all’oscuro di questa tragedia. ” e porse la mano all’uomo.
I due si salutarono davanti al portoncino di ingresso dello studio. Il notaio restò con i suoi pensieri e in particolare a chiedersi quale legame potesse essere intercorso tra Ada e quel toscano; Fanti invece camminava verso il parcheggio senza idee precise, se non una : se non fosse stata per questa strana circostanza, egli non avrebbe mai saputo della morte di Ada e la cosa gli parve enorme, orrenda. Egli era certo che Ada lo avesse amato con tutta se stessa, con una passione che a volte lo faceva persino sorridere, perché lei non vedeva mai ostacoli alla loro storia. Quante volte si era dichiarata pronta a tutto, persino a vendere il piccolo appartamento dove viveva, per trasferirsi nella città di lui!
Raggiunta la propria vettura, Fanti vi salì. Si accomodò appoggiandosi bene al sedile. La macchina era all’ombra , in quel momento non transitava nessuno. C’era soltanto una fila allineata di vetture. Piero Fanti trasse la lettera di Ada dalla tasca della giacca. Lacerò lentamente la busta e ne trasse il foglio. Cominciò a leggere.
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