Le fantasie dell'ecografia | Poesia | Francesco Andrea Maiello | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Le fantasie dell'ecografia

 

Etimologicamente l'ecografia è “la scrittura dei suoni”, ma con l'estate che incombe e il caldo che avanza (ci sarà pure la piscina con la Pellegrini!) la vedo più come... il canto di una Sirena! A me, comunque, son venute... “le fantasie dell'ecografia” a causa... dell'andropausa e delle tante bocciature!

 

Con la mente ormai presa

e il pensiero sempre più teso

tra l'incanto di una Musa

e il canto di una Sirena,

con la medicina, ahimè,

non mi raccapezzo più e,

così, per migliorarla

mi son dato all'ecografia

ma, per disegno fatale,

anche qui c'è un segnale

che davver tanto m'ispira.

Se la poesia traduce

il canto di una sirena,

l'ecografia trasduce

il suono di una sonda

che il cuore scandisce

e all'istante lo rifrange

in una buia immagine

mentre per ben altri versi

la poesia il buio infrange

con un'immagine di luce.

Organi e tessuti umani,

un tempo molto riservati,

hanno naturale resistenza,

che dicesi impedenza

e che loro conferisce

diversa luminosità,

ma con i tempi correnti

c'è soltanto oscurità...

e siamo in campo ecografico.

Pertanto dalle onde sonore,

in poesia son canore,

sul grigiore di uno sfondo

puoi ben differenziar

immagini bianconere,

non certo iuventine,

dal color bianco iperecogeno

delle strutture solide

al color nero anecogeno

dei composti liquidi.

Da gran profano inizio

con la scansione addominale,

longitudinale e trasversale,

ma vedo solo tante ombre,

nere, brune e bionde,

pertanto non vedo niente,

metto allora gli occhiali

e così non ci capisco niente.

La tensione mi stimola

solo le vie urinarie

e qui è provvidenziale

il pronto intervento

della dolce docente,

seppur del buio insegnante,

che tra tante ombre,

a suo dire, mi evidenzia

la complessa struttura renale,

una formazione ovalare

dalla periferia corticale

all'intermedia midollare

a convogliar le acque

al bacinetto centrale

e se si rinvengono... nitriti

sarà un rene a ferro di cavallo.

Appena più sopra sorge

la milza a semiluna

che talora si erge

anch'essa a ferro di cavallo

per scongiurar le insidie

di un viscido serpente,

quel fantomatico pancreas

che mai ritrovi dalla testa

al corpo sino alla coda.

Siamo arrivati alla scansione

dell'architettura epatica e,

se ti va, qui puoi anche giocar

con la pallina iperecogena

dell'angioma vascolare

e con la palluccia ipoecogena

del carcinoma virale

o addirittura andare in fantasia

per volare con le sovraepatiche

sempre più alto ad ali di gabbiano.

Qui si conclude il mio esame

con la solita bocciatura,

perché è il tripode celiaco

l'immagine vasale a volo di gabbiani

mentre io ancora una volta,

al cospetto di una musa docente,

sono entrato in follia epatica

e devo curarmi la mente

per non ricadere nuovamente

in quella fatale encefalopatia,

fatidica malattia,

che solo a me regala poesie.

 

 

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