Scritto da © Franco Pucci - Gio, 21/06/2012 - 04:05
Escono alle cinque quando le ombre si allungano sul corso
e l’antico acciottolato sopporta in silenzio il continuo logorio.
Anime irrequiete che si sfiorano annusandosi come randagi
sgranano insulse parole come rosari rimandati a memoria,
con falsa meraviglia motteggiano sorprese l’incontro fortuito
e sorrisi inebetiti nascondono ataviche asociali indifferenze.
Mentre l’opportunità bara al tavolo della comune convivenza
echi di noia provinciale bruciano narici come zaffate sulfuree
e ammantano le anime discinte imbellettandole orridamente.
Lo spettacolo rutilante di falso perbenismo continua alla sera
calze a rete, guepiere licenziose divinano rotondità eccessive
nessuna vergogna è ammessa nell’eterno gioco dell’apparire.
Anime in mutande di lana caprina che celano virtù indecenti.
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