Da un componimento di Clemytag sul Tempo, è sorto in me questo interrogativo.
Siamo abituati a prendere per scontata l'esistenza del Tempo ed il suo relativo scorrere, ma quand'è che tutto questo ebbe inizio? Da quando, questa misteriosa forza tanto impalpabile ed invisibile quanto, per noi umani, concreta, ha cominciato il suo corso verso la fine dei mondi?
Ogni cosa possiede un suo tempo; la semplice alternanza del giorno e della notte costituisce già una scansione temporale ben precisa e "naturalmente" indiscutibile. Esso, infatti, permette agli esseri di autoregolarsi e di suddividere con esattezza le ore del riposo da quelle dell'attività, facendo in modo che ogni creatura occupi un preciso ruolo all'interno del sistema Pianeta Terra, senza l'insorgere di inutili confusioni.
L'uomo, nel corso della sua storia, ha voluto però decodificare e suddividere in parti sempre più piccole questo concetto inquantificabile ed inafferrabile, mutando la sua funzione da strumento di ordine ad arma post-industriale.
Oggi non si fa altro che lamentarsi del tempo che scorre, del tempo che non si ha mai abbastanza, ma lo stesso tempo presenta l'accezione positiva di curatore dei malesseri legati all'animo umano.
Lo stesso tempo che ti attanaglia e rende schiavi non per sua legittima volontà, ma per autoincarcerazione della libertà individuale voluta dagli stessi uomini, è l'unico che, con l'aiuto dell'abitudine, riesce a placare dolore e disperazione.
È una sorta di Frankenstein, un essere a cui abbiamo voluto dar vita, o meglio che abbiamo voluto crescere in cattività e che adesso sta facendo pagare all'umanità le conseguenze della sua condotta e della sua mania di dominio. Dominare il tempo ci sembrava una grande impresa, costringere la bestia in una piccola cella era motivo di vanto e potenza, ma esso si è insinuato nella nostra mente, ha sviluppato psicosi e disturbi psichici di qualsiasi genere, di cui lo stress è solo il male minore e l'unica soluzione risiede esclusivamente in lui, nell'abbandonarci al suo naturale e perpetuo scorrere.
Personalmente, se dovessi immaginare il Tempo, lo vedrei come una linea che scorre orizzontalmente e che trapassa i secoli, i millenni, le ere, le civiltà, le galassie, oppure come due enormi occhi e due grandi mani che tengono a bada l'Universo. Una miccia che si accende all'improvviso e che prende fuoco inesorabilmente, dando via alla vita.
La sua origine la vedo come un'esplosione che apre il sipario sulle stelle, dando inizio allo spettacolo e alle danze dei mondi e degli esseri.
E di certo non mi fermo alle striminzite lancette di un orologio.
"E quando arriva la Notte?"
"Quando arriva la Notte... si può solo dormire."
Frase tratta da un'intervista rivolta a Franco Monnet da Marco Berry durante la passata edizione di Vivo x Miracolo.
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Alexis
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