Il Teatrino dei Burattini del Gianicolo (una storia di bambino) | Prosa e racconti | Pensiero Infinito | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Il Teatrino dei Burattini del Gianicolo (una storia di bambino)

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Mi sembra ancora di rivivere la prima volta come se fosse ieri.
Avrò avuto dieci anni quando mio padre mi portò la prima volta al Gianicolo in una domenica di sole per trascorrere quelle ore in allegria. Non sapevo ancora che quel giorno sarebbe stato l’inizio di una favola in un mondo a me caro ed eternamente pieno di gioia fino a poco tempo fa.
Come me tanti bambini con la testa rivolta all’insù aspettavano con curiosità e frenesia l’apertura di quel siparietto che avrebbe dato il via a quella che successivamente sarebbe diventata la nostra commedia preferita. Un teatro grande ai nostri occhi perché alto oltre i due metri e mezzo, ma che nel suo piccolo, nascondeva un pezzo di felicità fatta di gioia e tanto divertimento e soprattutto immancabili risate senza fine.
Accanto un banchetto con tante maschere create dal burattinaio, chiamato da molti di noi  Carletto, di quella che era un’unica recita, ma che ogni volta che andavi a vederla era come fosse la prima volta.
C’era Pulcinella immancabile primo attore, e Colombina sua amata e non potevano mancare il Diavolo e lo sconosciuto di cui, credo, molti non abbiano mai saputo il nome. Ma c’erano anche Pantalone, Brighella, Arlecchino e tanti altri che pur non facendo parte della commedia, rappresentavano la storia delle maschere e di diritto meritavano “un posto” tra tutti.
In quei momenti di lunga attesa, presi dalla bellezza e curiosità di quei personaggi si potevano udire le voci dei bambini che chiedevano al papà di comprargli un burattino come ricordo.
Cercavamo sempre di raggiungere i posti più vicini, sotto il teatrino, per riuscire a vederli meglio.
Le nostre sedie era il selciato e qualche panchina intorno. Ma tutti preferivamo stare sotto perché sapevamo che alla fine della recita Pulcinella avrebbe calato un cestino per le offerte. Ricordo che ogni bambino teneva in mano pronta una monetina da 50 o 100 lire da offrire, contenti di aver vissuto un momento di felicità nel loro teatrino della domenica.
Una musica napoletana annunciava l’inizio e mentre il sipario si apriva tutti quanti intorno strillavano, applaudivano, scalpitavano pronti per quella che sarebbe stato probabilmente, il momento più felice di quel giorno.
Da prima entrava in scena Pulcinella cantando una canzone per la sua innamorata e mano tutti gli altri. Tutto era così perfettamente preparato. Pulcinella che parlava con la Morte, poi prendeva le bastonate del vicino, il cane che gli mordeva il braccio, il ballo con Colombina e così via.
Noi tutti in quel momento viaggiavamo in un mondo al di fuori del tempo e dello spazio, e l’unica cosa che udivi nell’aria, erano le risate non solo nostre, ma anche dei genitori e dei nonni. Era come se il monde si fermasse per quei 15 minuti e tutti diventassero parte della commedia. Eterno momento di gioia che riusciva spesso a rendere una domenica un giorno meraviglioso da raccontare il lunedì a scuola. 
Al termine un’altra musichetta, sempre napoletana, annunciava il termine dello spettacolo e noi tutti ci alzavamo per andare a mettere la monetina nel cestino. A volte chiedevamo di poter rimanere ancora per rivivere, per la seconda volta, un’altra recita. In fondo era molto meglio di un parco giochi, di un cartone in tv o anche di una semplice passeggiata al parco.
Ogni qualvolta andavamo via era come se un pezzo di cuore si staccasse da noi, creando a volte amarezza, e in alcuni casi crisi di pianto. Ma nonostante tutto sapevamo che sarebbe bastata un’altra settimana e avremmo potuto rivivere quel momento per l’ennesima volta.
Per tanti e tanti e tantissimi anni ho vissuto quei momenti come se fosse ogni volta la prima volta, fino a domenica scorsa. Non mi sono mai stancato di andarci e ogni volta che passavo là, magari per andare da un’altra parte, mi fermavo per qualche istante e la mente riavvolgeva il nastro dei ricordi e rivedevo in maniera nitida quei giorni trascorsi, parte del mio passato, ma sempre immensamente cari.
Tre giorni fa’ dopo 60 anni di onorata carriera nel mondo dei burattini, il nostro Carletto ha lasciato questa Vita fatta di storie della domenica al Gianicolo nel Teatrino dei Burattini, dopo la sua ultima esibizione nel pomeriggio. Io ero andato la mattina per vedere uno spettacolo e non avrei mai immaginato che nell’apprendere questa notizia il giorno dopo, sarei scoppiato a piangere. Un pezzo di me è mancato, perduto, via per sempre. Anche se ho tanti bei ricordi, non sarà più la stessa cosa.
Si dice in giro che il nipote prenderà il suo posto proseguendo quella che è stata un’attrazione memorabile nella storia della nostra città. Ma per noi che ci siamo cresciuti qualcosa cambierà, anche se la storia è sempre la stessa.
Qui si chiude il sipario della grande avventura della vita di un uomo, che ha saputo creare quei burattini ai quali ha donato un’anima e rendere grande la loro storia, che ci ha fatto ridere, a volte piangere, ma pur sempre ci hanno fatto crescere nella semplicità delle cose di una volta dove bastava poco per divertirsi.
Ricordi che non tramonteranno mai in quella che è la grande recita della nostra Vita.
 

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