Corone

Senza alcuna pretesa di apparire come un cuore impavido e privo di ciò che si definisce paura, posso scrivere che non temo nulla, tranne un aspetto della quotidianità, sicuramente comune anche ad altri lettori. Non temo la morte, se la temessi dovrei rifuggire anche la vita, posto che l’una necessita ontologicamente dell’altra. Esse sono il medesimo aspetto dello stesso fenomeno. Non temo di invecchiare. L’apparire di rughe sulla pelle del viso è naturale. Ciò che temo, più di ogni altro accadimento possibile, è di perdere le mie corone anche se mi si potrebbe obiettare che è fisiologico anche tale fenomeno. Ciò corrisponde al vero, ma immaginarmi allo specchio con la dentatura che cade nel lavandino e rimbalza tra macchie di sangue, nonché avvertire lo scivolare della lingua sulle nude gengive, mi incute un terrore che definire panico è solo un semplice eufemismo. Non certo per il dolore dovuto alla perdita di questi accessori boccali, quanto perché non potrò più sorridere luminosamente a te, che cammini al mio fianco, nei labirinti della mia follia alcolica, né potrò baciarti in quelle zone in cui, quando le mie labbra si avvicinano, sembri attraversata da un fiume di ghiaccio rovente. Non ho più zanne per la mia preda. Leone, inutile, alla propria Leonessa.