Scritto da © maria teresa morry - Sab, 19/05/2012 - 23:05
Ora che sei venuta
Ora che sei venuta,
con un passo di danza sei entrata
nella mia vita
quasi folata in una stanza chiusa –
a festeggiarti , bene tanto atteso,
le parole mi mancano e la voce
e tacerti vicino già mi basta.
Il pigolìo così che assorda il bosco
al nascere dell’ alba, ammutolisce
quando sull’orizzonte balza il sole.
Ma te la mia inquietudine cercava
quando ragazzo
nella notte d’estate mi facevo
alla finestra come soffocato:
che non sapevo, m’affannava il cuore.
E tutte tue sono le parole
che, come l’acqua, all’orlo che trabocca,
alla bocca venivano da sole,
l’ore deserte, quando s’avanzavan
puerilmente le mie labbra d’uomo
da sé, per desiderio di baciare…..
Camillo Sbarbaro , da Rimembranze, 1956
- dedicata a Sara
Aggiungo due note di curiosità su Sbarbaro, rinviando a chi legge la ricerca specifica della sua produzione : fu un poeta legatissimo alla sua terra , la Liguria, che non volle mai abbandonare. Noto come traduttore di tragici greci e di autori di calibro della letteratura francese, egli aveva una profonda conoscenza - tre le altre cose- di botanica. Molto preziosi i suoi erbari sui licheni. Nel 1927 venne allontanato dall'insegnamento ( cattedra di greco) per non aver accettato il tesseramento fascista.Persona molto schiva ( concesse rarissime interviste nè stava attento alla critica letteraria su di sè) Barbaro si distingue per una poetica priva di retorica e di maniera , con rara capacità descrittiva del paesaggio ligure. Come poeta venne molto stimato da Montale che si riferì a lui , nella sua raccolta Ossi di seppia.
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