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maglioni gialli

Le ante dell'armadio erano spalancate, un buio fugace da cui entrava ed usciva Elide.

Un leggero ticchettio pareva quasi ritmarne i gesti rapidi, a tratti pensosi, nell'esaminare se le tarme avessero rovinato o fosse il caso di conservare capi troppo frusti.

Elide collezionava un sacco di roba, da anni non cambiava taglia e si poteva permettere gli abiti più importabili con quel corpo da uccellino appena scampato ad un inverno russo. Era la volta dei maglioni: ne possedeva di ogni tipo, dai più sottili ai più grossi, tipo norvegese, da quelli che le arrivavano all'ombelico di pelo rosa a quelli lunghi fino alle caviglie. Prediligeva questi ultimi, la aiutavano a nascondere una figura che odiava, ogni giorno di più.

Nel mentre che le maniche venivano piegate con destrezza, la pioggia cadeva, l'orologio ticchettava, e il gatto sul letto faceva delle fusa da sogno ricorrente, cadde uno dei maglioni.

Elide s'irrigidì leggermente.

>toh, e questo da dove viene?

Era un maglione, brutto peraltro, giallo senape. Uno di quei capi che puoi trovare solo ai mercati rionali o in qualche cestone dell'usato: di lana pessima, con decori marroni geometrici che nemmeno un ubriaco daltonico avrebbe accettato d'indossare. Eppure era lì, nel fichissimo armadio della bella Elide, almeno così la consideravano gli altri.

>un maglione così orrendo! E dove lo avrei comprato?

Mise da parte l'indumento, per poter chiedere al suo ragazzo lumi quando sarebbe rientrato e continuò con il cambio d'armadio. Le ore scivolavano insieme ai ruscelletti alla finestra, in quella pigra domenica di ottobre, un mese freddo quell'anno.

Finito il cambio, la ragazza dimenticò il maglione sul letto. Si diresse in cucina per preparare la cena, un ottima pasta con sugo di carciofi e salsiccia che non avrebbe assaggiato, stasera non aveva fame. Accese la tv per un leggero sottofondo di circostanza, per rendere meno fredda quella casa.

>no Brooke, non dovevi farmi questo! - ciarlava la bionda finta con troppo rossetto e troppi diamanti al bellone americano mascellato.

Certa gente dovrebbe ritirarsi a una certa età, soprattutto se come lavoro fa l'attore, pensava Elide, scivola nel ridicolo ad ogni battuta, sbattendo la tovaglia per apparecchiare.

La cena cuoceva da un poco, qualche minuto e sarebbe tornato il fidanzato. Elide diede un breve sguardo in giro per verificare che tutto fosse al suo posto: stoviglie, posate, vino, fiori... contando con le dita, era molto precisa nel suo ruolo di casalinga, sembrava proprio una parodia di quei personaggi che tanto denigrava. Non un capello fuori posto, non un giorno da scontare nel limbo degli impuri, di quelle donne sciatte che non si depilano per giorni e magari nemmeno vanno a farsi pettinare dal parrucchiere una volta a settimana. Disgustoso. Elide ci teneva che tutto fosse giusto, niente l'avrebbe potuta scalfire sotto la sua corazza candida, grande come quel bozzolo in cui s'era rinchiusa da moltissimi anni, una certezza: io sarò sempre giusta, mai sballata, mai eccessiva, mai nuda. E infatti mai nuda era, troppo magra, persino ad ottobre con 23 gradi indossava tre maglioni insieme, quel flaccido grasso corporeo che aveva eliminato doveva pur sostituirlo in qualche modo.

La donna si sedette in poltrona in attesa. Guardando la televisione parlava tra sé e sé:

>guarda che roba, che roba! Ingiustizie, vigliaccherie, grassoni sudati, sgualdrine in ogni cantone, che posto orribile è il mondo.

D'improvviso il campanello. Balzò in piedi:

>ah no. Era nella casa di fianco. Che sciocca.

Il maglione giallo se ne stava accucciato sul letto. Elide non lo ricordava ma quel capo le apparteneva, e lo teneva come monito del suo inizio, dell'inizio del suo bozzolo candido.

Lo indossava il primo giorno che a scuola vomitò, da sola in bagno. Vomitava l'anima e tutto quel mondo che rifiutava dal profondo di sé, per quanto fosse possibile non avrebbe mai più fatto entrare nel suo corpo qualcosa di schifoso come il cibo. Pura come un angelo, vergine e senza ciclo mestruale, nessuno avrebbe infranto il suo sorriso duro che le salì al volto proprio mentre alla tv la bellona urlava:

>Ridge, Ridge! Non lasciarmi!

>No Brooke, non ti lascio, ma butta quel maglione giallo, ti prego!

Gli sceneggiatori non sanno più che inventarsi, pensò Elide, mentre andava ad aprire al vento.

Nessuno sarebbe venuto a cena: di rado capita in un bozzolo dove a malapena restava incastrata lei, per sempre.

 

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