Scritto da © Stefania Stravato - Mer, 02/05/2012 - 15:58
accentano il senso del teatro
le apparizioni confuse
del verso
dunque, voglio il nero d'occhi;
e l'inconsistenza di un chiaro d'acqua
che resista al nudo del ventre
da bruciare nel fondo
che sia mia
di diritto, l'arroganza della luce
e poi dirò: d'enfasi e di vene
e vampe di capelli
giù tutti i cristalli!
e gli ori degli stucchi
nuvole di gesso, che si veda
solo il lucido di violino
giù, ovunque! intorno e te;
voglio salire
l'altezza crudele
di una nuvola
ed essere arco alla grazia, ancora nuova
che trova la via alla gola
mentre ti taglio la morte dal respiro
con la perfezione del delirio
che ti salva e ti condanna
nella potenza, sostenuta
dei miei fianchi.
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