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La felicità è desiderare e non avere?

La felicità è desiderare e non avere? 

Così  mi dà la buonanotte il Poeta. Una buona notte che ha una domanda in bocca, di quelle che ti levano la voglia di dormire. Che si stampano al cuscino e, nel buio, le riesci a vedere. Hanno la forma strana di certe nuvole bianche quando il cielo è blu. Contrasti nell’aria che ti ricalcano addosso l’infinito evolvere delle forme. Basta una corrente che il muso del cane diventa un mantello alle spalle.
 
Poi mi dice che la risposta la so già. 
Tutti abbiamo le risposte. A volte  manca solo il coraggio di ascoltarle. Bisogna saper guardare. Ho un'immagine netta che rende viva la risposta. La vedo appiccicata alla pianta  dei piedi così da tenerla nascosta, se si vuole. La  si pesta, noncuranti del suo appiattirsi. E più è  piatta più diventa liscia. 
 
Poi piove. Da sempre piove. 
Che lo si desideri o meno, piove  (non avrai altra pioggia all’infuori di me).
Un passo falso sotto al portico e quella risposta è pronta a scivolare con te, fedele al suo esserti sostegno.
Bisogna cadere per spalancare gli occhi. Per rimanere a bocca aperta senza che nemmeno una parola riesca ad uscire. Imbarazzi di parole.
Ti si infilano una dietro all’altra fra la gola ed il ventre ma nessuna ha la fretta di uscire. Parole desiderose di non uscire. Sorrido all’idea. Il desiderio che si nega. Un’assurda costante che si mescola all'uomo.
 
E’ strano come a volte io abbia voglia di cadere.
Cadere non è un male. E’ la forza di poter poggiare le mani nella terra e affondare le unghie, sporcarsi per trovare la radice alla quale aggrapparsi. 
Desidero una radice. Desidero la terra rossa di certe zone d’Istria bagnata da tutta quella pioggia che non voglio. Voglio una felicità che scoppi nelle ossa. E sassi, tanti da tritare e farne concime per ogni voglia che non prende forma. 
E poi sogno. Di rimanere con le mani aperte verso un Dio. E restare sette giorni e sette notti a chiedergli perché non posso avere una fonte che pisci luce. E nel sogno Dio ha il mio volto.
Allora mi rispondo. Con la mia bocca. Odo la mia voce che è canto
Un lallallero  che dice "la felicità è desiderare e non avere" trallallà....

Se desidero, nel momento che desidero significa che 
non ho. 
Se avessi, tutto finirebbe. 
The end, diceva Jim Morrison  (all the children are insane. Waiting for the summer rain....)

Perché se al cospetto  di ogni desiderio, l’avere si protraesse, allora la perfezione regnerebbe.  Allora io sarei perfetta. Sarei Dio, ma io non sono perfetta perché non sono Dio. Né lo vorrei. Certezze prive di desiderio
 
Poi dice: “nessuno è perfetto”.
E tutto torna. Anche quello che non avrò mai, anche ciò che non sarò mai

Sono felice. Felice di essere felice.
Felice di non avere. Più per meno, meno
Rimane l'essere, così
Per sottrazione

 

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