Scritto da © Anonimo - Gio, 31/12/2009 - 17:20
C’è una certa ora a cui miro.
Così tutti
a quel niente di trapasso, lo zero che presenzia il rito
ma lo manca;
la gioia che s’acquieta nell’attimo di fianco
di cui il precedente fragoroso
come a viversi tutto il rumore
del togliere la pelle a quel vecchio
facendoci più avanti di fine
- consenzienti.
Che bella
che grande
che luce la notte
che rinnova:
io ricorderei
se fosse stata unica.
***
P.S.: ABBIANO TUTTI, CHE QUI PARTECIPANO A RENDERE ROSSO UN'OASI LIRICA, I MIEI MIGLIORI AUGURI PERCHE' UN QUALSIASI STRAORDINARIO DESIDERATO DIVENGA ORDINARIO NELL'ANNO CHE SARA' DA DOMANI - E PURE GIA' OGGI, OSEREI.
A MANUELA, ALLA REDAZIONE, A CHIUNQUE.
AUGURI,
gil
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