Scritto da © Maurihuis - Gio, 05/04/2012 - 07:38
Sotto una pioggia battente da ore
dentro una fitta e intricata boscaglia
ci era rimasta soltanto la voglia
di un posto asciutto e di un po' di calore
ma un tetto e un sonno rigeneratore
eran miraggi in quella ramaglia
dove una casa e la propria famiglia
erano pure e insensate chimere.
Poi finalmente un deserto casale
abbandonato alle greggi passanti:
ci rasciugammo ad un fuoco di sterco
su strame secco e provvidenzale
e vi dormimmo, tal quali viandanti,
sopra un magnifico letto d'albergo.
Poi venne giorno e portò la sorpresa:
la Maremma imbiancata ci guardava
dalle finestre senza imposte. Entrava
odore di neve e l'aura sospesa
ricreava l'ansia, l'eccitata attesa
di quando, ragazzini, s'aspettava
l'alba dei dì che i doni ci portava.
Fantasie, ricordi, nostalgia accesa
d'amati volti lontani. Emozioni
gioiose e mai scordate. Inconfessabili
lacrime bagnarono il sacco a pelo
mentre "non canto, non grido, non suono
pel vasto silenzio andava". Immobili,
soldati-infanti, noi stemmo, nel gelo.
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