10 marzo 2543
«Sì, viaggiareeee, evitando le buche più dure....»
Tutte le volte che parto mi viene in mente questa canzonetta, che ho imparato durante un breve excursus negli anni 1980 in quella che allora si chiamava Italia, una delle regioni periferiche dell'Eurasia. Era bella l'Italia e, nonostante l'ostinazione che mettevano gli abitanti nel deturparne coste e città d'arte, non c'erano ancora riusciti del tutto. Per non parlare del cibo: altro che i liofilizzati che si mangiano oggi! Gusti pieni, rotondi, ortaggi e frutta a non finire, se capite di cosa parlo... Ma era così dappertutto, all'epoca, solo che gli italiani avevano una sensibilità particolare per la bella vita e la gastronomia. Sì, mi è proprio piaciuto quel viaggio, fra i tanti viaggi che ho fatto.
Mi chiedono spesso che effetto mi faccia vedere con i miei occhi quelle realtà così lontane, stare all'aria aperta senza tute protettive, assaporare cibo fresco, bere acqua di fonte (sì, sì, non ci crederete ma mi è capitato anche questo...), insomma vivere in quel passato remoto in cui la Terra era ancora un pianeta ospitale e pieno di vita animale e vegetale. Beh, è difficile spiegarlo a chi non lo prova. Quando accedo alla TM, a parte il vago senso di nausea che si prova a viaggiare, non è che abbia molte altre sensazioni: sono concentrata sull'oggetto della missione.
Sono perfettamente consapevole del dispendio di energia e di risorse che comporta ogni trasferimento, per cui non è che mi metta lì a fare la turista. Posso dirvi che è tutto estremamente naturale, non ho dovuto forzarmi o reimparare niente... Gli esseri umani erano fatti per questo, adattati alla vita sulla Terra, voglio dire, sulla Terra com'era. Mi trovo nel mio habitat naturale, quindi, in qualche modo più di quanto non sia nelle nostre bolle. Così, se mai la missione avrà successo, non dovete preoccuparvi: vedrete che sarà facilissimo adattarsi, anzi: lo sforzo lo state facendo adesso.
Ylenia si deterse la fronte, madida di sudore. Era perfettamente conscia dell'attenzione con cui tutti, sulla Terra, la stavano ascoltando. Aveva scritto e riscritto il suo discorso, scegliendo alla fine questo attacco poco impegnativo, in modo da alleggerire un po' l'aria di tensione che si respirava. Ma adesso doveva venire al dunque. Guardò Yarik, che le fece un cenno di incoraggiamento. «Yarik, amore mio, dove saremo domani?», pensò Ylenia, ben sapendo di non avere nessuna risposta a questa domanda. Poi tirò il fiato, e proseguì.
E siamo così arrivati al punto per cui questa riunione è stata convocata: la missione. Siamo tutti consapevoli del fatto che il futuro dell'umanità è a rischio. Le bolle erano state pensate per la colonizzazione di pianeti lontani: dovevano essere rifugi temporanei, le basi da cui i pionieri si sarebbero espansi su un territorio, magari ostile, ma in cui gli esseri umani potessero almeno potenzialmente vivere. Dove ci fossero aria, acqua, luce solare. Non sono fatte per durare per sempre in un pianeta morto, com'è la Terra oggi.
Purtroppo, la realtà ha distrutto ogni sogno di colonizzazione di pianeti esterni al sistema solare. Non siamo stati capaci di ideare un sistema credibile per viaggiare a distanze siderali. I wormhole non hanno funzionato, o meglio, non hanno funzionato come pensavamo. Invece di consentirci di viaggiare a lunghe distanze nello spazio, ci hanno però permesso di viaggiare nel tempo. È così nata la Time Machine (TM), e con essa la prima missione, "Futuro nel passato". L'idea era trasportare tutti i sopravvissuti alla Grande Guerra del XXI secolo in una qualche epoca remota, prima della comparsa dell'uomo. Ma il punto è che se l'uomo non era comparso, c'era un motivo: la vita sulla Terra, in quel passato remoto, non era adatta alla nostra specie.
Così, dopo una serie ininterrotta di fallimenti e di lutti, la prima missione è stata abbandonata. Il Consiglio dei Sopravvissuti (CoSop) ha dibattuto a lungo su cosa fare a quel punto, se abbandonare i viaggi nel tempo e concentrare tutti i nostri sforzi e risorse nel cercare di ricostruire l'habitat terrestre qui ed ora, oppure trovare un modo diverso per utilizzarli. Per un certo periodo ha prevalso la prima opzione, incarnata dal progetto "Rinascita". Ma il CoSop ha dovuto ben presto rendersi conto che anche questo progetto era destinato all'insuccesso. Le condizioni attuali della Terra sono tali da non consentire speranze. Sì, forse fra qualche migliaio di anni qui ci saranno di nuovo vegetazione e aria e acqua, ma nel frattempo, l'umanità si sarà estinta, seguendo lo stesso tragico destino di quasi tutte le altre specie che una volta abitavano il pianeta.
A questi due fallimenti ha fatto seguito un periodo di disperazione e di anarchia. Per qualche motivo non ancora ben compreso, la consapevolezza della mancanza di un futuro per la specie induce i singoli ad un comportamento nichilista ed autodistruttivo, cosa che non fa che accelerare l'esito previsto a lunga scadenza. Eravamo vicinissimi al punto di non ritorno quando il CoSop, o quel che ne rimaneva, ideò la missione denominata "Cambiamento", iniziata cinquant'anni fa e tuttora in corso.
L'idea era semplice, tornare nel passato ed intervenire per cambiare il futuro. Semplice, ma gravida di conseguenze. Tutti noi conosciamo i paradossi che nascono da questo presupposto: se io torno indietro negli anni ed uccido mio nonno, smetto di esistere? E se smetto di esistere, come posso averlo ucciso? E comunque, come posso prevedere che le conseguenze future di un nostro intervento saranno proprio quelle che cerchiamo? Voglio essere onesta: non abbiamo alcuna risposta. Quello che posso dirvi è che, proprio per cercare di evitare i paradossi più evidenti, abbiamo cercato di agire attraverso piccole perturbazioni del passato, una catena di cambiamenti infinitesimali, messi a punto dai nostri psicostoriografi, ciascuno dei quali avesse conseguenze quasi impercettibili, ma che però sommati insieme potessero indirizzare il futuro in maniera diversa.
Secondo tale teoria, a un certo punto, la catena di eventi innescata, fino ad allora inavvertita, porterà ad una brusca mutazione del presente. Ecco, la riunione qui convocata è per dirvi che, in base al modello elaborato, siamo vicini a quel punto, molto vicini. Già domani, quando ci sveglieremo, tutto potrà essere diverso. Diverso come, e quanto? Io non so dirvelo, come non so dirvi se avremo consapevolezza o meno del cambiamento, o se riterremo che tutto sia stato sempre così come lo vedremo domani.
Care concittadine e concittadini, non ho altro da aggiungere, se non augurare a tutti noi buona fortuna. Ciò che abbiamo tentato è pieno di incognite, ma che alternativa avevamo?
Le parole di Ylenia, pronunciate nella sala del CoSop e ritrasmesse in tutte le bolle che accoglievano i circa dieci milioni di sopravvissuti, si spensero in un silenzio teso, grave. Nessuno sapeva cosa dire, né perché dirlo, se il presente come lo conoscevano adesso era destinato a scomparire. Sciamarono tutti nelle proprie stanze, tenendosi vicini ai propri cari, abbracciandoli, come se temessero che anche loro potessero svanire in quel futuro di un passato che, nella loro percezione, non sarebbe mai esistito. La notte li colse così, in bilico tra il terrore e la speranza....
11 marzo 2543
....Ylenia non aveva chiuso occhio per tutta la notte. Si alzò dal letto cercando di fare piano per non svegliare Yarik, andò in salotto e aprì la finestra con un gesto nervoso. Inspirò a pieni polmoni l'aria del mattino, sperando che la dolcezza del paesaggio potesse tranquillizzarla. Il sole splendeva sulla valle, trasformando l'erba e i fiori in una meraviglia rilucente. Solo qualche animaletto selvatico e qualche uccello condivideva questo momento con lei. Ma niente... non riusciva a calmarsi.
Come avrebbe potuto, d'altronde? La riunione di ieri al Consiglio delle Nazioni era stata drammatica. Dopo cinque secoli di pace, il mondo era un'altra volta sull'orlo di una nuova, potenzialmente devastante guerra.
- Blog di Franca Figliolini
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