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Sulla pelle delle vittime

Mi diranno, lo so, che la decisione della Cassazione sullo stupro di gruppo, non significa impunità per chi commette il reato di violenza sessuale. Mi diranno, lo so, che le misure di “custodia cautelare” durante le indagini non sono solo il carcere e che devono essere valutate dal giudice a seconda del caso. Mi diranno, lo so, che la colpevolezza va dimostrata prima che un innocente trascorra anche solo un giorno di carcere. Mi diranno che sono femminista
E io dirò, e dico, che solo una vittima di stupro, uomo o donna che sia, può conoscere l’orrore di quel gesto inumano che, poi, ti condiziona tutta la vita mentre gli altri possono permettersi la leggerezza del “dettaglio”. Io dirò, e dico, che solo una vittima di stupro, uomo o donna che sia, conosce il disgusto di veder la propria vita, la propria credibilità, ogni particolare scannerizzato e gettato in pasto a tutti, prima di sperare di poter avere giustizia.
Se subisci un furto non ti chiedono se sei onesto. Se ti truffano non ti chiedono se sei un imbecille. Se fai naufragio su una nave da crociera che fa un inchino al nulla, non ti chiedono se sapevi nuotare. Il fatto in sé fa di te una vittima. E ciò’ che tu sei o sei stato nella vita non cambia il fatto in sé. Se domani rubassero il portafogli a Berlusconi, quello resterebbe un reato di furto. Senza se e senza ma. E su quello si discuterebbe. Quando si tratta di violenza, però, la vittima, che sia uomo o donna, si deve difendere e deve , in qualche modo, dimostrare di non aver meritato/provocato ciò che gli/le è accaduto.

Io dirò, e dico, che tante, troppe vittime di stupro, che siano donne o uomini, subiscono l‘onta di uno sfregio inguaribile e non lo denunciano per paura, per sfiducia e per non correre il rischio di passare da vittime a carnefici. E che l’idea che il tuo violentatore non sia in carcere ma libero di avvicinarti, minacciarti, tormentarti non può che scoraggiarti ancora di più dal denunciare e dal chiedere giustizia per ciò che hai subito.

Ci sono pochi reati (non riesco a immaginarne molti) in cui la vittima prova l’orrore di essere violata intimamente come in uno stupro. Se, poi, lo stupro è di gruppo, non so se può bastare il resto di una vita a riprendersi la vita. Le donne subiscono violenze atroci tutti i giorni. In famiglia. Sin da bambine. E crescendo è peggio. E ora capita sempre di più anche agli uomini. E la leggerezza, il cameratismo, il senso di distacco con cui si decide sulla pelle di queste vittime che, grazie alle decisioni come quella della Cassazione chiederanno sempre meno giustizia, mi rende infinitamente triste e mi lacera la carne.
 
 
 Angela Vitaliano
http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/avitaliano/
 

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