Da tempo vanno di moda le carni estere (svizzera e argentina!), specie a Sanremo, paese dei fiori e delle canzoni. Per me, giochi sanremesi a parte, è sempre più gustosa e piacente la bistecca fiorentina e, pertanto, vi indirizzo al Sommo fiorentino con...l'amore platonico, campato in aria!
Esplorando la vita,
all’impatto del bello,
fu subito cotta!
Rinvenendo in vita
dalle follie della cotta
ancor per il bello
la mente si confuse
ma poi si fuse
nel sacro vincolo coniugale
e, infin, il fuoco dell'amore
con il suo ardore dirimé,
ahimè, la comunione spirituale.
Fu lucida psichiatria
per l’abbandono filiale
e senza più il calore
dell'affetto familiare
divenni preda del bipolare.
Da solo mi valutai
per l'abbaglio della psichiatria
con l'offesa genetica
a questa patologia,
malattia sentimentale
con amori e dolori
a scatenar l’umore,
gradiente di pressione spirituale
da sequela conflittuale
tra spirito e materia,
disordine mentale
di soggetti zelanti,
per lo più anelanti
alla luce della verità,
ma anche filosofia pensante
di soggetti sensibili
finanche vincente
in personaggi illuminati
(Newton, Hugo, Van Googh)!
Dopo attenta psicoanalisi
con chiaro responso,
l’amore per il bello scartai!
Mi sentivo ormai al sicuro
e immune da cotte,
quando il redivivo bello,
in proditoria attesa,
al posto della cotta
mi ha sferrato la botta.
Con la testa colpita
in età avanzata
anche un colpo apoplettico
mi son ritrovato.
E' un insulto corticale
da accidente vascolare
con attacco ischemico cerebrale,
per fortuna transitorio
perché può fatale.
Nasce da scarica adrenergica
dell’orto simpatico
nel torrente ematico
con il letto vascolare
di per sé in asfissia
dopo tante sigarette
per lo stress emotivo
che scatena l’ossidativo,
fattore protrombotico
della placca ateromasica,
gradiente arteriosclerotico
e segnale evidente
di vetustà incombente.
Povero me,
dopo la cotta giovanile
e la fusione adulta,
la botta matura davver
non ci voleva,
con l’attempata età
a rischio mentale
e di corto circuito
per circolo precario!
Cara novella musa,
guarda cosa mi hai combinato,
sembravi solo dolcezza
in tanta bellezza e invece,
anche tu, da solita donna
sei senza cuore!
Viva allor l’amore platonico,
quello campato in aria,
che “uscì de la volgar schiera”
da Platone a Dante,
perché vive di intese
e si alimenta di luce.
Anche il Sommo Poeta
tra cotta, fusione e botta,
il suo vero amore
alimentato dallo spirito,
di certo platonico
e campato in aria,
in splendida forma
e in candida luce,
incontaminato se lo ritrovò
lassù in Paradiso.
Per questa analogia
con solita mia mania
di fare poesie
ci risiamo con la psichiatria e,
dopo Dante, ecco Cartesio
con la sua opera
“Le passioni dell’anima”,
scrittura ispirata
tra morale e medicina,
miei campi di interesse
con il secondo finanche
mio ambito professionale.
Sono così a rincorrere
anche questa illuminata scia
con scritture sull’anima
e, pertanto, il pilota, striptease,
i giochi e la bottega
rappresentano, con i miei figli,
il mio vero pill,
prodotto intimo limpido e lucente!
Meglio comunque troncar
con queste analogie
perché già intravedo
la camicia di forza
con lo stesso Einstein
che non mi tiene il passo.
L’etiologia di tali analogie
è l’insolenza della mente
con sua solita insipienza
alla costante ricerca
di vana gloria,
tra pensiero insonne notturno
e silenzio pensante diurno,
senza mai trovar pace.
Nella precarietà di questa mente,
sempre a pieni giri,
sotto il costante rischio
di cuocersi, fondersi
e prendere botte in testa,
tra manie e fantasie,
follie e poesie,
c’è sempre l’amore del bello
in veste di donna,
presenza sublime
e visione d’incanto che,
pressurizzando lo spirito,
fa rifiorire la vita
ed ispira poesie.
E' proprio nella mente,
palcoscenico dell’anima,
che sentimenti ed emozioni
ti indirizzano la vita
tra gioie e dolori
nella scia di amori passati
e presenti lungo quella via
che chiamasi filosofia,
perenne anelito
e amore per la verità.
Seconda parte
Da tempo il divino
mi traccia il destino,
in tempi di privacy
è gran prepotenza,
e così pago il pedaggio
con dolci visioni
di amori agognati,
soltanto sognati,
ma ancor più belli
perché mai materializzati.
Sono di vera essenza
e senza sostanza,
l’eterno conflitto dell’uomo
da sempre alle prese
tra spirito e materia,
tra anima, fantasma dello spirito
e spaventapasseri della materia,
e corpo, provocante forma
della materia, appetibile
in tutti e con tutti i sensi.
In tema di materia ed amori,
ecco il sempre pimpante
amore fisico, mai calante,
anche se non più galante,
nella bieca veste di sesso sfrenato,
monotone spinte istintive
nello squallore dello sfogo carnale,
lurida veste (si fa per dire!)
della prostituzione,
eterno pantano morale,
ricettacolo di virus letali
e nonostante il diluvio universale,
i comandamenti e le pene
del divino inferno
non c’è niente da fare.
Siamo addirittura all’obbrobrio,
termine diabolico da...bbbrividi,
con il mercato del sesso giovanile,
indelebile ferita dell’anima,
con la santa e finanche la divina
pazienza messa a dura prova.
L’amore fisico,
nella sua vera funzione,
trasmette la vita
e ci tramanda la razza,
speriamo in modo migliore,
perché, di questo passo,
si rischia la fossa!
E' un gran rapporto fisico
di rara bellezza
miscelante spirito e materia,
sentimenti dell’anima
ed emozioni del corpo
con tutti i sensi a pieni giri,
e viene così veicolato l’amore,
essenza dell’anima
e splendida energia vitale,
per un triplice passaggio cellulare.
Dalla cellula nervosa (innamoramento)
alla cellula spermatica
e infin alla cellula uovo
si realizza il prodigio
di materializzare l’amore
in una mirabile miscela
spirito materia:
l’umana sostanza
del frutto concepito
che si ritrova l’anima
per passaggi di stato!
Il liquido seminale,
condensa dei bollori
del vero amore,
al caldo tepore
del grembo materno
sublima e da quest'eterea essenza
nasce l’anima della cellula fecondata,
amor conglobato intorno
alla luce della coscienza
con il pensier nascente
a completare la cellula spirituale,
a immagine e somiglianza
della divina triade.
Siamo giunti alla fine
di un argomento scatenato
da una classica botta in testa,
cui consegue lo stesso effetto
della cotta e della fusione mentale
alla vista del bello che,
nella sua universalità,
è indivisibile dal bene e dall’amore,
valori immortali della vita,
fattori supremi della unità
e della trinità nell'immacolato
candore della divina verità.
L’indissolubilità e l’indivisibilità
è ben chiara
nella intercambiabilità
dei suoi tre fattori:
Il Bene, Mente suprema,
è l’amore del bello
o il bello dell’amore!
L'Amore, Amore supremo,
è il bene del bello
o il bello del bene!
Il Bello, Coscienza suprema
e candida Luce,
è il bene dell’amore
o l’amore del bene!
Da queste considerazioni
il bello, luce della coscienza,
pur sferrando la sua inesorabile botta
e centrandomi il petto,
mi ha illuminato poi
il pensiero con il vero amore
ben attento a non turbare
consolidati equilibri (la famiglia!).
La vita cosciente
è reciproco rispetto
e talor, nonostante
cotte, fusioni e botte,
bisogna accontentarsi
dell'amicizia di una Musa,
chiedendo soccorso e conforto
all’amore platonico,
l’incontaminato amore
campato in aria, che si alimenta
del bello dell’immagine
e si bea nell’incanto di una dolce visione,
rapito dalla dolcezza,
giusto gradiente del bello:
“Mostrasi sì piacente a chi la mira
che dà per gli occhi una dolcezza al core,
che 'ntender no la può chi non la prova...”
Dopo la cotta, per manifeste evidenze,
anche la botta mi ha colpito
con la magia della doppia M
nelle sembianze di una magica Musa
di eccelsa classe, “dolce stil novo”
con accento francese,
perché la erre moscia
è una delizia dei nostri cari cugini,
fin troppo amati vicini!
La bellezza femminile
contrassegnata dal fascino della dolcezza
e dallo charme della grazia
è una meraviglia della natura
da ammirare e da salvaguardare
come bene comune
e finanche come patrimonio dell’umanità!
Fu così per Dante e Petrarca,
da donna Beatrice
“Io era tra color che son sospesi,
e donna mi chiamò beata e bella...”
a monna Laura
“Chiare fresche e dolci acque
ove le belle membra...”,
e adesso anch’io “rimembri ancor”,
più che la beltà fisica cadente,
la grazia spirituale di un volto illuminato:
sereno, la mente si evidenzia sulla fronte distesa,
sorridente, l’amore arrossisce le gote,
e splendente, la coscienza risplende negli occhi,
tanto che “prego anch’io nel tuo porto quiete”.
Stando così le cose, dopo cotanta botta
“poca favilla gran fiamma seconda...”,
non mi resta che invocar
le epatiche materne follie,
tanto mi impegnarono in vita con la terapia,
sperando di trovar in esse rifugio
per deliziarmi e godere la bella immagine
e la dolce visione di un medico di classe
e donna di gran fascino e, a conferma,
medico di fascino e donna di gran classe!
- Blog di Francesco Andrea Maiello
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