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Perduta perdente femminilità

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La nostra umanità è soggetta ad un costante dissanguamento delle sue qualità genuinamente femminili,  e per rendersene conto basterebbe considerare  lo stato di salute emozionale di uomini e donne.Vitalità, gioia  di  vivere e profondità emotiva, hanno tacitamente ceduto il passo a iperattività, depressione, angoscia, superficialità emozionale, mancanza di senso, violenza ed inconsistenza.
 
La femminilità non è prerogativa esclusiva delle donne, ma è un fondamentale aspetto energetico, fisico e psicologico che influenza il senso di identità di uomini e donne. Secondo Joseph Campbell qualità del femminile sono: 
“Il lato sinistro del corpo,  la protezione, la maternità, la seduzione, il potere fluido della luna e la sostanza del corpo, il ritmo delle stagioni, la gestazione, la nascita, il nutrimento e l’accoglienza; e allo stesso tempo : la malizia, la vendetta, l’irrazionalità, la collera scura e terribile, la magia nera, il veleno, la stregoneria e la delusione; ma anche l’incanto, la bellezza, il rapimento e la benedizione.”
 
Prettamente maschili sono:
“L’azione, i mezzi di difesa, la forza bruta e crudele, la benevolente giustizia; senza tralasciare l’egoismo, l’aggressione, la lucida razionalità, il potere creativo solare, ma anche la malevole freddezza emotiva, l’astratta spiritualità, il coraggio cieco, la dedizione teoretica, la sobrietà e l’indiscutibile forza morale.” (1)
 
E’ abbastanza semplice valutare a quali elementi una cultura attribuisce maggior valore,  grazie ad una indagine del suo lessico. Per esempio  nel sanscrito, che è la base delle lingue orientali,  ci sono almeno 96 termini per definire la parola  "Amore"; in antico persiano ce ne sono 80 ; in greco 4 ; in inglese 1 e anche l’italiano scarseggia.
 
Non dobbiamo meravigliarci se poi siamo a corto di mezzi di comprensione, quando cerchiamo di cogliere sfumature nella complessità della nostra vita interiore.
Gli eschimesi a loro volta, hanno almeno trenta termini per la parola "Neve", dal che si puo’facilmente dedurre che la neve per loro  è una realtà davvero importante.
 
Le donne al pari degli uomini, vanno rafforzando  giorno per giorno le caratteristiche  maschili, uniformando le loro identità a valori che esaltano il raziocinio, il potere, la lotta, l’utilitarismo  ela supremazia del più forte sul più debole. Siamo diventati più ricchi e potenti a scapito delle nostre qualità femminili quali: calore, sentimento e soprattutto integrità,  parola  ormai largamente in disuso .

Se il nostro lessico rivela la nostra cattiva piega, la situazione non sembra destare poi così tanta preoccupazione. Si tratta di una lenta assuefazione ad un danno che  ha radici molto lontane   e non può più  essere inteso come  un antagonismo tra i sessi.
 
La conflittualità sociale,  ormai e’ giunta ad un tale punto di interiorizzazione personale che non possono più essere usate le formule sociali e politiche di cui ci siamo avvalsi in passato. Le donne al pari degli  uomini, sebbene abbiano, almeno in apparenza, conquistato maggiore benessere e libertà, non si sentono più libere di ieri: entrambi i sessi vivono incessantemente una lotta senza quartiere, in minima parte consapevole ma in larga parte inconsapevole, con se stessi.
 
Entrambi sono ben lungi dall’essere felici, nonostante il maggior benessere materiale conquistato, e la conseguente emancipazione dalla fatica. La lotta interiore pone l’uomo in uno stato di prigionia perché la lotta, richiede tensione, e la tensione, una volta cronicizzata, imprigiona l’uomo in una capsula che lo rende rigido e insensibile.
 
Il patriarcato è stato fondato sulla meticolosa e inesorabile divisione tra testa e corpo, raziocinio e sentimento, funzioni materiali e esperienza spirituale, scienza e magia, medicina e conoscenza dei rimedi naturali, sessualità e sacralità, arte e mestiere, lingua e poesia, per restituirci invece, una conoscenza specializzata astratta e meccanicistica nelle mani di élites  privilegiate, organizzate in professioni, gerarchie e classi. Persino la vita è stata divisa  in  categorie di maggiore o minore valore.
 
In questa gerarchizzazione e suddivisione, la natura e il femminile hanno paurosamente avuto la peggio. Il progressivo  saccheggio della natura e l'incalzante svalutazione del femminile hanno condotto il nostro pianeta sull'orlo del collasso del suo  sistema immunitario,  così come del nostro, in  nome di tecnologia, utilitarismo economico e potere assistiamo insensibili alla perdita del nostro stato di grazia originale.

L’assurdo è che, persino quei movimenti rivoluzionari che avevano lo scopo di liberare l’uomo dalle sue catene, proprio a causa dell’insita incapacità di evidenziare, analizzare e risolvere l’interiorizzazione progressiva della conflittualità maschile - femminile, hanno finito con il togliere vecchie catene come religione, Dio, per sostituirle con altre forme di tirannia e fanatismo, chiamate stato, macchina, partito o quota di produzione.
 
A tale proposito ritengo che l’analisi sociologica e psicoanalitica condotta da Wilhelm Reich negli anni trenta, sia ancora di un’attualità stupefacente.
Wilhelm Reich, non è abitualmente collegato al marxismo,  ma è proprio da una “weltanschauung” , di tipo marxista che  ha iniziato la sua analisi.
 
Infatti con i suoi primi lavori cercò di collegare l’analisi economica di classe alla comprensione del ruolo giocato dalla repressione sessuale delle maggiori istituzioni quali: stato, chiesa, famiglia, scuola ecc. Quando Reich parlava di sessualità, non si riferiva eslusivamente alla genitalità, che è solo una componente della sessualità, bensì all’Eros.

Reich conosciuto dai più come il padre della rivoluzione sessuale, era uno degli allievi più brillanti di Freud, nonché un attivissimo membro del partito comunista. Negli anni trenta scrisse un libro “Psicologia di massa del fascismo” (2), che gli valse l’esclusione dalla comunità psicoanalitica e dal partito comunista. In questo libro come in altri, Reich studiò e illustrò  la natura del successo della manipolazione nazista nei confronti dei Tedeschi.
 
Secondo il suo punto di vista, ad un livello psicologico e biologico più profondo, le persone erano state così pesantemente  condizionate  da secoli di repressione religiosa e psicosessuale, da rispondere  obbedientemente e cooperare,  senza protestare , non solo di fronte a  sadismo, tirannia, e genocidio; ma soprattutto nei confronti di un concetto religioso, antifemminile e paranoide di ossessiva ricerca di purezza, e superiorità in generale, e in particolar modo della razza.
 
Un leader per quanto ipnotico, non ha la capacità di di creare gli eventi, ma è solo un catalizzatore fra i condizionamenti e le sue conseguenze.  Similmente il Fascismo non fu un fenomeno barbarico che apparve all’improvviso nel bel mezzo della “ civilizzazione” ma fu  il risultato di un lungo processo di condizionamento, nel quale le istituzioni responsabili del condizionamento, furono  le stesse responsabili della “civilizzazione”.
 
Reich ci ha ripetutamente messo in guardia dal non cadere nell’ingenuità di credere che un reale cambiamento equivalga ad un cambiamento  che migliori lo stato  economico sociale. Peculiarita’dei totalitarismi, quali  repressione, relazioni di potere, sadismo, desiderio di sopraffazione e umiliazione, nonostante il nostro adattamento rimangono profondamente alloggiati nelle cellule del sistema nervoso dei membri delle nostre cosìddette società “civilizzate”, e determinano le successive evoluzioni / rivoluzioni.
 
Tanto gli oppressori quanto le vittime sono danneggiati dall’esperienza,  poiché  l’impianto repressivo avviene a livelli molto  più  profondi : sia a livello della sessualità eros, quanto a quello dello spirito logos, ovvero quello che noi sentiamo e quello che noi diciamo .
 
Al punto in cui siamo il problema   non è più se abbiano , più o meno, ragione i partiti di destra o di sinistra, il sistema capitalistico occidentale o il comunismo sovietico gli uomini o le donne ecc . L’uomo non è più libero di ieri, ha solo cambiato la marca della  catena che lo imprigiona, e ha sostituito le vecchie , arrugginite e rumorose , con altre più sofisticate e maggiormente infisse  nelle sue carni e per questo ormai pericolosamente inconsce.
 
Le rivoluzioni sono destinate a fallire, la Storia ce lo insegna, il vero cambiamento può solo partire dal singolo, dal suo interno, dalla piena presa di coscienza dei suoi limiti ma anche delle sue immense possibilità, da una maggiore acquisizione di coscienza e sensibilità rispetto alle proprie disfunzioni e patologie.
 
Una prigione non può essere evasa dice Marguerite Yourcenar, fino a che il suo perimetro diventerà noto quanto la nostra carne. Senza i sentimenti e la considerazione dei limiti a cui siamo soggetti è impossibile procedere oltre.
 
Così patologicamente dissociati all’interno di noi stessi, abbiamo dimenticato di essere soggetti alla natura, alle sue leggi, abbiamo dimenticato come vivere. Ci siamo adattati a sopravvivere accontentandoci di surrogati e di patetiche menzogne che ci impediscono di vedere che a moltissimi livelli delle nostre esperienze non siamo più capaci di sentire e di capire cosa stiamo facendo, perché ormai abbiamo perso il senso della misura e con essa la forza, la salute e la bellezza che derivano dall’essere integri  per  vivere in pace.
 
Antonella Iurilli Duhamel
 
scultura  A. Iurilli Duhamel
 
(1 ) Joseph Campbell, Creative Mithology, New York,Viking1968)
(2) W. Reich, Psicologia di
 

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