Scritto da © Antonella Iuril... - Sab, 07/01/2012 - 12:39
Si incontrarono nel 1900, a Worpswede in Germania e immediatamente l’attrazione tra il poeta Rainer Maria Rilke e la pittrice Paula Modersohn-Becker fu inevitabile. Di lei lui apprezzava la forza primitiva dell'espressione artistica, e lei di lui la dolcissima poesia.
Si incontrarono nel 1900, a Worpswede in Germania e immediatamente l’attrazione tra il poeta Rainer Maria Rilke e la pittrice Paula Modersohn-Becker fu inevitabile. Di lei lui apprezzava la forza primitiva dell'espressione artistica, e lei di lui la dolcissima poesia.
Paula purtropo, era stata promessa al pittore Otto Moderson e quando Rilke venne a saperlo ripiegò bruscamente verso l’amica di Paula, Clara Westhoff. Si formarono dunque, due coppie artistiche che loro stessi chiamaromo “La famiglia”.
I Rilke diedero presto alla luce una bimba che fu presto affidata ai nonni, il ruolo di genitori a figlia si rivelò presto inconciliabile con quello di artisti. La separazione dagli affetti famigliari riguardò anche Paula la quale per un certo periodo visse distante da suo marito a Parigi onde dedicarsi completamente alla sua arte.
Rilke e Paula rimasero spesso in corrispondenza. Sebbene fossero discordi su diversi punti di vista la loro unione spirituale e il rispetto reciproco si evincono dal loro carteggio. Secondo Rilke una donna artista non avrebbe dovuto mettere al mondo figli ma essere a disposizione del processo gestativo e creativo della sua arte. su questo ebbero molto da discutere.
Paradossalmente Paula mori pochi anni dopo all’età di 31 anni per complicazioni post parto, Rilke venne a saperlo solo dopo un anno, si erano purtroppo persi di vista. Il grande dolore per la perdita della sua amatissima amica diede vita a “Requiem per un’amica”
“Ché la capivi tu, la pienezza dei frutti.
Li posavi su piatti innanzi a te
e controbilanciavi con colori il loro peso.
E come frutti vedevi anche le donne così vedevi i bimbi, dall’interno
spinti nelle forme del loro esistere.
E vedevi te stessa infine come un frutto,
li cavavi fuori dai tuoi vestiti,
ti portavi
allo specchio,
ti lasciavi andar dentro fino al tuo
sguardo escluso;
e questo rimaneva grande innanzi
e non diceva no: «son io», ma: «questo è»….
Le donne soffrono: amare significa esser soli,
e gli artisti intuiscono talvolta nel lavoro
che devono trasformare quando amano. Noi quando amiamo abbiamo solo questo da offrire:
"lasciarci; perché trattenerci è facile e non è arte da imparare."
A.I.D.
Opera - Paula Mordersohn Becker
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