Scritto da © Antonella Iuril... - Mar, 03/01/2012 - 08:53
Questa opera è una magnifica testimonianza di un’Arte che afferma la vita e, in questo caso una vita avversata persino dagli innumerevoli suicidi compiuti dalle donne della sua famiglia compresa sua madre. La sua opera artistica rappresentò anche l’antidoto nei confronti di un gesto disperato che anche lei fu sul punto di commettere, preferì invece buttarsi nel suo lavoro con la furia di una persona che combatte per la sua vita e per il suo amore.
Ci sono persone in grado di donare se stesse anche nell’imminente fine annunciata della loro esistenza e nelle condizioni più barbariche di vita; mi riferisco all’arista Charlotte Salomon, eroica e poetica quanto Anna Frank ma molto meno nota.
Nell’ultimo anno della sua vita, quando tutti suoi parenti ed amici erano già stati catturati dai nazisti e spediti nei campi di massacro, vive nascosta nel sud della Francia e in un impeto spasmodico porta a termine la sua opera d’arte più importante, si tratta di: “ Vita o Teatro?” un capolavoro che può essere considerato la prima opera multimediale composto da 800 piccole gouaches accompagnate da commenti e musica.
Prima di essere catturata riesce ad affidare l’immenso lavoro al proprio medico dicendo: “Dottore ne abbia cura le affido tutta la mia vita”. Avrà la sventura di finire in un forno crematorio lo stesso giorno in cui è deportata ad Auswitz ; era incinta di quattro mesi ed aveva solo 26 anni.
Le opere della Salomon sono custodite nel Museo Ebraico di Amsterdam ma credo che questo sia un limite che probabilmente ha contribuito non poco alla scarsa conoscenza della sua opera.
Charlotte Salomon non è una prerogativa del mondo ebraico, appartiene a tutto il mondo; rappresenta l’artista nel modo più autentico quello motivato da un debito di gratitudine verso la vita per quanto crudele ed ingiusta essa possa essere, attraverso la propria arte.
La Salomon è un esempio di creatività pura ed eroica, è impossibile non essere profondamente toccati dalle sue opere.. Non si tratta solo della sua incredibile inventiva, della ricchezza descrittiva, della complessità tematica, dell’uso interessante del colore e neanche della profonda cultura musicale che alimenta il ricco repertorio dell’opera. Quanto dell’eroismo di una artista incinta di quattro mesi che fino all’ultimo istante della sua vita non cessa di onorarla con la sua gratitudine.
Questa opera è una magnifica testimonianza di un’Arte che afferma la vita e, in questo caso una vita avversata persino dagli innumerevoli suicidi compiuti dalle donne della sua famiglia compresa sua madre. La sua opera artistica rappresentò anche l’antidoto nei confronti di un gesto disperato che anche lei fu sul punto di commettere, preferì invece buttarsi nel suo lavoro con la furia di una persona che combatte per la sua vita e per il suo amore.
A.I.D
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