Scritto da © Antonella Iuril... - Lun, 02/01/2012 - 01:10
Purtroppo una vita cosi unidimensionale tronca a metà la piena potenzialità di un essere umano e si traduce in un vuoto di emozioni, nella mancanza di senso, nell’assenza: una piena dimensione spirituale.
Prima degli ultimi 5000 anni, caratterizzati dal culto di divinità patriarcali ed anteriormente alle culture di Babilonesi, Egizi, Ebrei, Greci Indù, Cinesi e Celti, abbiamo prove dell’esistenza di culture matriarcali in concomitanza con una rivoluzione agricola che si sostituisce ad una economia basata sulla caccia e sulla raccolta.
In queste culture la Dea non è caratterizzata dai tipici connotati patriarcali, che interpretano Dio come una forza sovrastante al di fuori di noi, al contrario, la divinità è intesa come la manifestazione di stati interiori: la proiezione di Psiche; Sé ed Anima; la personificazione dell’Energia che da forma e mantiene la vita sulla Terra.
Secondo questo cambiamento di prospettiva ,molte divinità matriarcali hanno subito cambiamenti rilevanti. Atena ed Eva, la prima donna, costituiscono un classico esempio di questo cambio di guardia. Atena, agli albori della sua apparizione, rappresentava la sapienza e la conoscenza nella loro forma più pura; era allo stesso tempo guerriero armato e paladino dell’agricoltura e dell’architettura; in altri termini: la personificazione della civiltà. Dopo la rivoluzione patriarcale i suoi attributi di bellezza e saggezza rimasero alterati anche se sostanzialmente assoggettati a Zeus e agli altri dei dell’Olimpo.
Gli studi condotti da Carl Jung e Joseph Campbell ci hanno mostrato quanto la mitologia risulti simile ad una sorta di DNA, una specie di cartografia della Psiche che può farci comprendere cosa è accaduto all’interno di noi nel corso dei secoli. Nel caso di Atena assistiamo alla trasformazione di una grande dea nella benemerita figlia di papà Zeus. Il suo passato di donna potente ed indipendente viene annullato. Una volta inglobata dal padre, ritornerà al mondo partorita dalla sua testa, ridotta ad una semplice idea non più esistente di per sé.
Questo ribaltamento di valori a favore del maschile è evidente anche nell’Odissea. Nel poema epico Ulisse si allontana dalla sua casa per conquistare il mondo. Nel viaggio che lo riporterà a casa è tenuto a confrontarsi con i simboli femminili di Atena, Circe, Calipso, Ninfe, Amazzoni, Sirene: archetipi del femminile che completano l’umanità di questo eroe conquistatore del mondo superficiale; il mondo del potere e del dominio sopra i nemici e sopra tutte le cose. Quando giunge il giorno in cui non ci sono più nemici queste donne, ognuna a suo tempo e con quieto discernimento, gli insegnano nuovi modelli di conoscenza e di saggezza.
Quando la lotta è terminata l’uomo ha la possibilità di soffocare queste nuove possibilità di crescita e di umanizzazione oppure può armonizzarle all’interno di sé. Questo momento spesso coincide con uno stato di apparente inattività, ma questa gestazione che assimila elementi maschili e femminili integrandoli rappresenta uno dei momenti più creativi della nostra esistenza, proprio come accadde ad Ulisse.
Fonti gnostiche del I secolo ci attestano un’altra versione del mito di Eva, la quale in origine non fu stigmatizzata per la conoscenza che donò al mondo, ma solo successivamente quando angeli gelosi del suo potere la attaccarono costringendo il suo spirito a volar via mentre il suo corpo rimase sulla terra.
La scissione Spirito-Corpo avviene ogni qualvolta un individuo è soggetto ad una qualsiasi forma di abuso, in tutte le occasioni in cui i suoi confini sono violati e la sua integrità calpestata. Lo spirito di Eva grida:
"Non posso stare qui, non sono accettata, tornerò quando ci sarà nuovamente bisogno di me e sarò accolta e rispettata; per ora mi ritiro e curo la mia ferita”.
Nella Genesi, invece, uomini e donne in eguale misura sono puniti a causa del peccato che Eva ha commesso nello sperimentare e nell’introdurre conoscenze proibite.
Gradualmente nel corso dei secoli i miti sono divenuti inconsci, pertanto necessitano di una accurata rielaborazione. Il loro valore è inestimabile, possono tuttora illuminarci sui cambiamenti che avvenuti nella storia dell’umanità a livello dei suoi stati di coscienza e grazie al loro studio possiamo scoprire come caratteristiche ed attributi, inizialmente ritenuti prerogativa del femminile, siano stati successivamente cooptati e inglobati da divinità maschili.
Nel caso di Atena la forza e l’attitudine militare sono divenuti elusivo appannaggio del maschile, mentre altre qualità del femminile, come: intuizione, emozione, sensibilità, magia, sono state sminuite e demonizzate.
Ci si poteva aspettare che almeno la nascita rimanesse un’area riservata alle donne, ma nella nuova mitologia maschilista anche la nascita diviene un fatto di uomini.
Così Atena spunta dalla testa di suo padre mentre Eva si riproduce dalla costola di Adamo; come se il potere di dare la vita fosse all’improvviso diventato troppo importante e decisivo per essere lasciato esclusivamente nelle mani alle donne.
È evidente che nel corso dei millenni ha preso sempre più piede una concezione che idolatra le funzioni del maschile al di sopra di ogni cosa e a totale detrimento di quelle del femminile.
Purtroppo una vita cosi unidimensionale tronca a metà la piena potenzialità di un essere umano e si traduce in un vuoto di emozioni, nella mancanza di senso, nell’assenza: una piena dimensione spirituale.
Ricorrendo alla metafora gnostica della Creazione, la Dea così come lo Spirito di Eva, sono stati aggrediti e feriti; hanno dovuto lasciare la terra, ma forse quando saremo pronti tornerà ad aiutarci per completare la nostra crescita psicospirituale .
A.I.D
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