CorteStorie - dall'a alla zeta, ritorno ed andata | Prosa e racconti | giuseppe pittà | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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CorteStorie - dall'a alla zeta, ritorno ed andata

 a) 
 
A scanso di equivoci, l'Apocalisse, presentandosi di persona, arrivò con una certa puntualità. Fu accolto con apparente cordialità, ma anche con una punta di strana supponenza. Si respirava ambiguità, in giro. Qualcuno era scettico e storceva bocca e naso. La verità, semplice seppur complessa, era nascosta nella sconfortante segnalazione degli strumenti di bordo, che affermavano, senza alcuna possibilità di smentita, che L'Apocalisse era già venuto, una manciata di secoli prima. Nonostante questo piccolo inconveniente, fu servita un'ottima colazione e si bevve di buona annata. Quaggiù, noi di Star Trek, accogliamo sempre con educazione i nostri esagerati, prodigi figlioli.
 
b)
 
Bene, disse il giovane discepolo del Maestro Centrale, distribuendo gli ordini di servizio. Siete chiamati ad un compito molto alto, affermò solennemente il giovane, troverete sicuramente sette e dico ben sette ostacoli da superare, naturalmente li elencò tutti, ma a noi non ci è dato di saperlo. L'unica notizia che ci è permesso di conoscere è l'esatta ubicazione della Sacra fOlgore, che sarà usata da uno solo di Voi, come reputò giusto sottolineare il giovane discepolo del sempre Maestro Centrale, per sconfiggere Colui Che Deve Essere Sconfitto e portare al Tempio la vittoria, come volle affermare con puntiglio il giovane. Così partirono tutti, ognuno prendendo la Strada Giusta e Necessaria e sparirono dal Mondo Conosciuto. Passarono giorni e settimane, si conclusero mesi ed anni, finchè, Quel Giorno, giunse alla figura del Nuovo Maestro Centrale un Giovane Ragazzo, il quale, convinto di essere il padrone della Luce Eccelsa, si rivolse, con fierezza, al Nuovo Maestro Centrale, proferendo parole di Fuoco, che restarono, da allora, scolpite nella Nuda Roccia alla base del Tempio. Ho un messaggio da trasmettere, disse spiegando davanti a sé un modulo giallo, difficile da decifrare, da parte dei Vostri Mobili e Nobili PostaCelere, diamo debita ricevuta, non abbiamo trovato quel che cercavamo, l'utente ha cambiato indirizzo o forse è soltanto sconosciuto.
 
c)
 
Conturbante come Salomé, all'ultimo velo, la nipote della signora Cristina si stava impegnando nella danza del ventre. Si era iscritta al Corso Serale del Dopolavoro Ferroviario. Ne aveva facoltà, essendo il suo defunto padre, Eugenio, un ottimo macchinista di treno merci e, pertanto, un benefattore dell'economica Umanità. La signorina suddetta rispondeva al nome di Elif Maria Concetta. Naturalmente Elif era un nome aggiunto, un omaggio alla sua scrittrice preferita, tale Elif (appunto) Shafak, turca di Turchia, statunitense per diletto e lavoro, autrice di romanzi che la nostra ballatrice ventrosa aveva divorato più e più volte. Per comodità pubblicitaria riportiamo i loro titoli in autentica lingua italica: 1) La Bastarda di Istanbul; 2) Il Palazzo delle Pulci; 3) Le Quaranta Porte. Naturalmente ne consigliamo la lettura, tutta o in parte, un po' merita la Signora. Intanto la nostra ballaressa continuò le sue evoluzioni pelviche con una applicazione molto ben applicata. La Non Storia potrebbe finire qui, ma non sarebbe certamente una Gran Storia, seppur breve e non contorta. Accadde che danzando, danzando la nostra ballasballa scoprì tra il pubblico un baldo giovinotto. Fu solo un istante, ma pieno di stranezze molto elettriche. Lei lo guardò, Lui la guardò. Nello spazio di un minuto erano l'una nelle braccia dell'altro. La rosa nella bocca del machoso prometteva cose losche, mentre lo strusciarsi di gambe su gambe della ragazzosa raccontavano di magiche prospettive future. Fu allora che lei, giocando d'anticipo, mordendo il lobo dell'orecchio sinistro del giovane danzante, lascio scivolare il fiato. Chiamami Chica, rantolò come malata, e stringimi a morire, che solo il tango mi riporta in vita.  
  
 
 

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