Affabulazione sulla 66

La transavanguardia ha soppiantato l’arte povera. L’i-pod ha soppiantato l’mp3 che ha soppiantato il cd che ha soppiantato il vinile che ha soppiantato... carina l’idea di vinile al posto di cantina...

Schegge di frantumi di molecole neuronali di un lunedì mattina. Mi schizza della disco da un telefonino dei ragazzi. Un lunedì qualsiasi sotto l’influenza di Washington e sotto un grigio freddo fatto di bomboloni e caffè doppi. Ci avessi il fisico mi farei due grappini, come un valligiano che si rispetti. Urge un’attività frenetica nei miei pressi; io guardo indifferente, sornione, come un buddha in un’osteria del porto. Devo trovare un bancomat, prima d’imboccare la Statale 66 e fermarmi in un motel di El Paso, sbarazzarmi di questo pericoloso carico di stupefacenti, intascare i miei 400.000 dollari da girare su un conto cifrato del Grand Cayman e fiondarmi nel mio yacht alla rada. Mi porto Montaigne, Anais Nin e la Bibbia. Mi serve della filosofia sottocutanea, mi serve dell’antropologia culinaria, mi serve una fenomenologia globale naturopatica. Tecniche di guerra non convenzionale per combattere contro gli impulsi paralizzanti della mia mente nel quotidiano. Devo fantasticare e dare una giustificazione plausibile e significativa a tutti i lembi di frasi che mi si appiccicano alle trombe d’eustachio e che chiedono di essere accolte. Al massimo assumo qualcuno per le pubbliche relazioni. Un ufficio che filtri il materiale più importante. E ogni otto ore rilascio un comunicato stampa.

 

(Hermes, novembre 2008)