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Atto d’amore

La coppia Anna e Maurizio da molto tempo sono desiderosi di avere un figlio. Dopo alcuni tentativi falliti di rimanere incinta, Anna decide di farsi visitare dal dottor Alvaro Lisi, un rinomato medico, ma il medico le da una triste notizia: non può avere figli. Il Dr. Lisi poi racconta alla coppia che vi è un modo per realizzare questo sogno: "affittare l'utero di un altra donna" per portare a termine la gravidanza. In cambio di 20 mila euro, la giovane Anna si impegna ad affittare il suo utero. L'embrione viene così impiantato nell'utero della giovane Anna. Tuttavia, durante la gravidanza, inizia a crescere in lei un forte senso di maternità, ad affezionarsi al bambino e ad abituarsi all'idea di tenerlo con se una volta nato.

Dopo un parto complicato, lei si rifiuta di restituire il bambino e scappa con lui. In seguito, le due madri, decidono di affrontare la situazione legalmente per l'affidamento del bambino. Dora si difende dicendo che lei ha tutto il diritto di tenere con se il bambino perchè è la mamma biologica del bambino e che Anna ha "solo" affittato a loro il suo grembo. Dora invece dice che anche se la genetica è dalla loro parte è stata lei a dare alla luce il bambino e quindi è lei la madre. La storia di Dora e Anna qual'è la soluzione più giusta?".

Il tema centrale della storia venne affrontato in modo molto approfondito sotto diversi punti di vista, sia quello umano e morale, sia quello scientifico.

Il processo in questa storia così come nella vita reale, si è svolto in tre istanze. La prima istanza la vince Anna. La seconda istanza la vince Dora. I giudici sostenevano che lei era la madre genetica del bambino e quindi dovrebbe essere lei l'affidataria. L'esito della terza istanza non viene svelato, questa storia finisce, senza un finale, lasciando senza la tanto attesa risposta. Nella scena finale della storia, le due madri tengono per mano il bambino, decidendo così alla fine di trovare di comune accordo una soluzione alla situazione venutasi a creare, evitando di soffrirne entrambe. A prescindere dalla decisione finale del tribunale.

 

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