Cronaca di un viaggio - parte seconda | [catpath] | giuseppe diodati | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Cronaca di un viaggio - parte seconda

All’aeroporto ci attendeva una hostess di Aireuropa, attendeva tutti quelli che dovevano imbarcarsi per il Venezuela.
Eravamo in sette e la ragazza camminava a passi svelti con quei tacchetti da efficiente e bella ragazza di una compagnia aerea.
Accanto a me un ragazzo che era fidanzato con una spagnola e che parlava con la tipa in quella lingua che sono apparentemente è comprensibile.
Iniziò quella che sembrava una corsa campestre in un aeroporto che sembrava non finire mai, la distanza con le partenze transoceaniche è notevole a Madrid.
Il mio orgoglio maschile mi portava a tenere il passo con i due, cercando di non mostrare alcun segno di affaticamento, povero me, in verità avevo anche una sete incredibile e mi sarei voluto fermare un secondo, ma avrei perso il contatto con il gruppo di testa.
Quanto agli altri, non scorgevo che un signore arrancante a circa cento metri da noi.
Cammina, cammina, cammina saltammo a piè sospinti anche un controllo di dogana grazie alla Hostess.

Naturalmente non servì quasi a nulla la corsa, l’aereo dovette comunque attendere l’arrivo degli altri compagni di trasvolata.
Mi chiesi se come un treno in ritardo, l’aereo avesse poi accelerato per recuperare il tempo perso, ma evitai di fare ennesima figuraccia da viaggiatore sprovveduto.
L’aereo aveva due fili laterali a due posti e una fila centrale di cinque posti, io avevo scelto il posto accanto al finestrino.
Ora in aereo si sa, i posti sono numerati, se viaggi da solo non sai mai chi può capitarti accanto e in un viaggio di quasi dieci ore la cosa non è di secondaria importanza.
Mi immaginavo che mi sarebbe capitato un signore grande grosso e puzzolente, non dite che speravo che si mi sedesse al fianco una modella venezuelana di ritorno da una sfilata, non ci avevo pensato proprio.
Nella vita però le cose sono sempre diverse da come le immaginiamo e accanto a me si sedette…quasi, quasi salto e apro un nuovo capitolo, come usano alcuni scrittori più scafati di me per avvincere il lettore creando attimi di pathos e di aspettativa ahah, ma siccome chi mi legge poi mi conosce e poi mi mena, evito e vado subito al dunque.
Accanto a me ecco una signora di una certa età, minuta e dal sorriso simpatico, finalmente avevo una persona con cui scambiare quattro chiacchiere.
Illuso che ero, la signora dal viso simpatico era Venezuelana ed era andata a trovare il figlio a Madrid, questa però è una delle pochissime cose che ho capito dalla tizia visto che parlava solo e solamente spagnolo.
Dico io che vizio che hanno queste persone di parlare spagnolo al posto che italiano.
Parlammo a tratti e a gesti.
A un certo punto passarono le hostess offrendo delle cuffie a pagamento.
Uhm declinai l’invito, ma rimasi attento a guardare a cosa diamine potessero servire.
Dovevo avere la classica aria da italiano imbranato perché la simpatica signora mi offrì i suoi auricolari, che tanto somigliavano a quelli dei miei figli.
Capii dove dovevo metterli e a cosa servivano grazie a lei e provai a vedere un film sul retro del sedile davanti al mio.
Scelsi Wolverine le origini, ehm me lo ero perso al cinema perché quel disgraziato di Francesco non si era voluto portare il padre quella volta che ci era andato.
Mi sentii tanto Fantozzi in quel momento, il film era o in inglese o in spagnolo, praticamente vidi solo le figure.

Devo dire però che provavo una forte emozione a sorvolare l’Atlantico, guardare il profilo delle penisola iberica come su una cartina geografica, osservare il mondo da sopra il banco delle nuvole, sentirsi in aria, non so esprimere quello che provavo, ma adoro stare in volo, anche con tutte le turbolenze immancabili in un volo transoceanico.
Prima di arrivare, una bella Hostess ci diede un foglietto da consegnare per accelerare le pratiche in aeroporto e grazie all’aiuto della mia vicina di posto riuscii a compilarlo nel giusto modo.
Finalmente si atterrava, guardavo i cactus vicini alla pista, il mare vicino a La Guaira, ecco ero atterrato finalmente e presto avrei abbracciato Mario, mio cugino che mi aspettava in aeroporto, non sapevo, non sospettavo quello che stava per succedermi da li a poco…

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