Quel quindici agosto sarebbe stato il mio più bel ferragosto, la mia più bella festa di mezza estate.
Me lo ero ripromesso tanti agosti fa. Una semplice idea, appunto una promessa, nata su di un lettino di tela bianca in riva al mare mentre il calore dell'aria, raggiunta l'intensità massima, mi sollevava la pelle dal petto, dalla schiena, dalle gambe, dai piedi costringendomi a girare su me stesso come lo spiedo al girarrosto ad una cinquantina di metri sulla mia destra.
A nulla erano valsi i tuffi nel turchino trasparente, nulla avevano potuto le docce né le creme protezionetotale.
Fantasy e Armony, le mie due figlie nate dal matrimonio appena dichiarato fallito con Elisabeth, un'ignea statua ivoriana, se appena appena le avessi perse d'occhio, avrebbero rischiato l'affogo, oppure di unirsi allo stuolo di pianti disperati dei dispersi sulla spiaggia, di cui gli altoparlanti, ogni ora circa, davano una salmodiante notizia alternandola al gracchio del muezzin.
“ Mai più-mai più-mai più-mai più-mai più”. Mai più.
Per un ragazzo padre due figlie sotto i cinque anni costituivano un di troppo. Anche se l'affetto, anche se i ghiaccioli alla menta e limone, anche se alla fine si trattava solo di ventuno giorni, anche se la sera dopo cena potevi abbandonare quei loro enormi quattro occhi nella nursery, con l'assicurazione che te le avrebbe accompagnate nella loro camera attendendo che i pulcini pronunciassero il classico;- goody goody, cui avrebbe risposto immancabilmente lo:- sleep well altrettanto pigolante, e si addormentassero.
Ah Elisabeth. Ah Elisabeth. Ah Elisabeth. Ah Elisabeth, quale bene ho mai commesso, non dico per innamorarmi di quelle tue spalle altere, di quegl'occhi d'africa, di quei capezzoli sfacciati di bambina nel corpo già maturo per il maschio, di quei fianchi che mi ricordavano senza averla mai visitata la foresta a mezza costa del kilimangiaro, di quella bocca che ogni volta che s'apriva ti chiamava all'urlo, ad una cieca, improcastinabile penetrazione belluina. Cos'ho mai fatto, sia pur non coscientemente, pure in un'improbabile vita di un passato ancora più incerto. Cosa.
Fatto sta che Elisabeth, dopo l'ennesima, animata discussione sul modo di mangiare delle bambine, si era alzata da tavola, aveva loro pulito la bocca, le aveva prese per le manine e le aveva accompagnate in camera. Mezz'ora dopo era ridiscesa con una valigia e un trolley, ambedue gonfi come uova, aveva infilato il tutto nel portello posteriore della mini ed aveva sgommato sul marciapiedi.
Tre giorni dopo m'era arrivata la lettera della sua avvocatessa. Crudeltà mentale e dissapori insanabili.
L'avvocatessa, di un Foro del Nord Italia, era d'accordo con la cliente. Uno dei coniugi, il marito e padre in questo caso, non può pretendere che, in ossequio ai costumi e tradizioni del proprio Paese, i figli imparino a mangiare con le posate se, nel Paese dell'altro coniuge, viene diversamente insegnato a mangiare con le mani.
Il giudice, nonostante per la causa di separazione avessi scelto la regina dei difensori matrimonialisti di quella grande città, accolse la tesi della mia ora ex moglie. Condannandomi a ricevere da Elisabeth un misero assegno vitalizio detratte le spese di giudizio, e a passare almeno ventuno giorni all'anno, a spese della controparte vincente, in uno a mia scelta degli alberghi extra lusso delle spiagge della Costa d'Avorio con le mie due figlie, fino al raggiungimento della loro maggiore età.
Mi ero ripromesso, quel quindici agosto di circa quattordici anni fa, che appena avessi potuto, il ferragosto l'avrei passato come e dove dicevo io, senza precisarmi alcun luogo?
Ebbene, ora so dove.
Avete presente la montagna mancese da cui si lancia il ladrone protagonista maschile del film “La tigre e il dragone” per esaudire un desiderio? Quella la cui cima, i dirupi sottostanti, e il fondo a valle, sono coperti perennemente dalla nebbia? Dove sei costretto a volare leggero più di una piuma?
Ecco, il prossimo ferragosto, lo passerò lì. In Cina, almeno, so che usano le bacchette di legno.
Ora, sono pronto a trovarmi una ragazza cinese molto carina, determinata e con la bocca dolce.
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