Scrivere

Scrivere, scrivere, scrivere… divento carta e penna, oppure anche il contrario nel senso che lascio sulla carta e penna la mia fisicità. Che dico? Non è follia, i miei pensieri sono talmente chiari, dai contenuti sostanzialmente visibili e concreti che travasano dalla mente e formano un corpo di me, dove io voglio, dove io voglio che siano per visione di altri, di quelli che gradiscono! Voi che leggete ovunque, ditemi sei mai avete non solo la sensazione, ma anche certezza di saper tracciare perfettamente la fisicità di chi ha scritto. Forse cogliereste il pensiero, più o meno vero come pensato alla fonte, ma non potreste mai unire ad esso la fisicità dell’autore, di come è fatto, se basso, alto, biondo, dagli occhi cerulei o scuri, dai folti capelli o calvo, dalla voce leggera, piacevole o greve. Forse pensate che non sia importante unire la conoscenza del pensiero al corpo che ha prodotto il pensiero stesso. Resteremmo ignoranti sempre, sempre ignoranti per non poter mai capire sino in fondo tutto ciò che si scrive non visualizzando nella mente anche la fisicità di chi scrive. Solo l’unione e la conoscenza completa concederebbero piena visione. Tuttavia, quasi per bisogno, potremmo conferire ad uno scrittore che abbiamo letto per qualche tempo un corpo avendolo immaginato attraverso le sue parole in un certo modo, costruito secondo una nostra personale visione. Ma poniamo il caso che improvvisamente ci trovassimo di fronte a lui, quale sarebbe la nostra reazione? Credo che gli daremmo l’immagine che in noi si è formata e non quella realmente sua. Per noi ha l’aspetto che abbiamo prodotto attraverso la lettura dei suoi pensieri, delle sue idee, delle sue storie. Sono certo, mi direte, che questo non è esatto, che è un’esagerazione! Ma pensate davvero che ognuno di noi ha una sola immagine, quella che porta a spasso ogni giorno alla vista di tanti e che anche ognuno di quei tanti ha di noi una visione diversa?