Che oltretutto toglie ogni soddisfazione, mangiare il pranzo cercando la cena, muso nel piatto e occhi sull'orizzonte, la fretta di finire per tornare a cercare. Per questo cammino traverso, per la maggiore visuale.
lo dicevo a Cappy prima che questa storia cominciasse “Non può funzionare Red, il bisogno e bisogno, non puoi lasciarlo in cantina con le scorte”
Non ci sono scorte tanto grandi da togliermi l'inquietudine del domani. In mezzo al branco sei lo strumento, ma anche l'antagonista.
Quando poi te ne vai per la tua strada, allarghi solo il branco, cammini sempre dietro e controlli, non può funzionare.
Disse la nonna, dai capelli pezzati, lunghi sulla schiena come le enormi mammelle sullo stomaco ricoperto dai peli del sesso. un mento (la babusse) che non teme confronti. ed aspetta. aspetta che arrivi finalmente il tempo della senescenza per mostrarli in tutto il loro disceso fulgore. dondola continuamente sulla sedia a dondolo scricchiolante sulla veranda, con il sole, il gelo e la tempesta, le sottane a farsi vento in attesa dell'orco azzurro che se la porti. Come ogni nonna, brontolando, dentro la cuffia calata fin sugli occhialoni, carezzando contropelo il suo amato felino a pois:
<<eccerto che non può funzionare. io ad. es. perché dovrei essere divorata? eppoi da un lupo che invece di buttarsi su di un fiore, per prima cosa chiede a cappy(?) dove sta andando?
scusate, ma avrei mai adulato o lusingato qualcuna per subire questa sorte di starmene rinchiusa nelle viscere del lupo fino a quando il cacciatore non si svegli?
ma andiamo, un bel sasso al collo. anzi, Andate>>
Andarono,
e trovarono un cacciatore, ovvio.
E di successo anche....
L'andì.
Prendeva sempre del cervo... per via che "piaceva" troppo alla moglie e della lepre quando uno gli vedeva le orecchie.
Peccato dunque fosse vegetariano ma lui non si abbattè mai rispetto al suo destino...
Al che costruì un capanno nel bosco e pose trappole e tese reti... per andare a funghi.
E stava li, giorno e notte, tutto concentrato a guardare dallo spioncino quando ne passava uno.
Oppure faceva il giro dei trabocchetti...
Ignorando bellamente i miceti li inerti per terra che non c'era nessun gusto al catturarli senza astuzia.
Quindi potremo dire che aveva spesso molta fame oltre alle varie fame sopra citate.
Tanto che taglioavvenuto caritatevole gli girava le torte che manuela le portava...
Che sua figlia e lei lo sapeva bene, non aveva proprio mai imparato a farle.
Che perfino il leopold dopo avergliele rubate due tre volte aveva preferito architettare altri piani...
Che presto scoprirete chiaramente.>>
Il fotografo dei ciclamini, seduto al fresco del ruscello gioioso, anch'egli pensieroso per il ruolo nella fiaba, bofonchiava a gran voce sotto ù lambarìdde:
<<Bene bene, ordunque, io sarei il fotografo dei ciclamini, in giro per il bosco a controllare tutte le creature che, d'improvviso, sgattaiolando dalle loro tane, potrebbero disturbare il cammino di Cappuccetto Rosso. Foto mia, adesso si che funziona, ho rinnovato proprio ieri la scheda, ne conta un po', pensate, ben novemilanovecentonovantanove e forse più, così mi ha raccontato il tecnico dei pixel, in vista del viaggio che mi accingo a fare, passando per la laguna, nei monti del Cadore; e lì, Signori miei, altro che ciclamini, scoiattoli e caprioli, sentieri e deviazioni per evitare gli orridi della montagna, mi faccio una risata e sto mimetizzato in mezzo alla boscaglia, per sorprendere Cappuccetto Rosso e il lupo .. Beh, vediamo un po' come finisce.>>
Ma doveva ancora iniziare a dire il vero, se ne accorse anche Blinkeye che proprio sul pezzo non stava, giacché si godeva beato, da due mesi due, anch'egli spaparanzato in riva al mare, un raggio di sole, che toccandogli la pelle madida, per fotosintesi clorofilliana, diveniva in men che non si dica, un raggio x raggio x 3,14 e abbronzava tutti gli astanti.
E intanto, fuori, la penombra scendeva scura, pesante come un sipario. La strega Tea macilenta come uno stecco infilato fra i rami, sogghignava dietro i suoi denti gialli. Pregustava il momento in cui avrebbe avvolto cappuccetto rosso, col suo manto d'ipocrisia. L'avrebbe costretta a legare i suoi pensieri con corde di paura, inoculando col suo sguardo di gelo, semi di dubbio e di sfidicia nella sua mente pura ed innocente...
La strega Tea, all'ombra del suo naso aquilino, preparò una pozione per far addormentare Cappy Red, ma essendo sciancata e con una gamba leggermente più corta, inciampò e verso ai piedi un grande arbusto, la pozione destinata alla bambina.
Successe qualcosa di strano: il Pino bevve la pozione ed iniziò a dare i numeri, leggete cosa disse:
Il Pino delle lucciole fosforescenti
<<Là si incontravano tutte le lucciole più famose, all'ombra del mio fusto, io che sono il Pino delle lucciole fosforescenti.
Era il luogo di incontro della ragazzina con i suoi clienti più assidui, i sette nani, che la ricompensavano con frutta e verdura che lei regolarmente raccoglieva nel suo cestino per portarla alla nonna Pappona. Io sono il testimone che ha visto crescere professionalmente Cappuccetto Rotto.
La chiamavano così perché si intestardiva ad usare sempre lo stesso profilattico. Tutto era cominciato quando la mamma di Cappuccetto Rotto,ormai fuori dal giro per la tarda età,riuscì a convincere la figlioletta che in fin dei conti una così bella ragazza doveva cominciare a raccogliere i frutti della sua beltà. Anche perché la nonna Pappona si stava facendo via via più insistente con le sue richieste di approvvigionamenti. Quindi Cappuccetto Rotto si iscrisse al più famoso social network "Facce e buchi" dove le immagini del suo bel viso e dei suoi buchetti furono cliccatissime. Il primo gruppo che ottenne la sua amicizia, i sette nani, riuscì ad incontrarla proprio all'ombra dei miei rami e lì lei capì che sotto sotto i nani non erano proprio da scartare….anzi! Organizzatissimi anche nella copula…Il primo Tastolo, poi Baciolo, quindi Leccolo, seguito da Mettolo, Spingolo, Vengolo e Gongolo. Dimenticavo di dirvi che il gruppo dei sette nani arrivava all'appuntamento sempre molto euforico, innanzitutto perché la mattina aveva sniffato una striscia di bianca neve e poi perché prima dell'incontro si sollazzava regolarmente con la bella addormentata, che ignara ed incosciente, si lasciava trastullare senza però alcuna partecipazione. Un giorno sarebbe arrivato finalmente il principe Harry Fotter…ma questa è un'altra storia.
Poi improvvisamente da un giorno all'altro Cappuccetto Rotto non si fece più vedere. L'ultima cosa che ricordo e che mentre si stava rimettendo a posto le mutandine Gongolo nel salutarla le disse: "Ciao bel Cappuccetto, e in bocca al lupo">>
<<Ciao un ca**o! E in bocca al lupo dillo a tua sorella!>> Esclamò Cappuccetto, rivolgendosi al Pino delle lucciole fosforescenti, come Regan McNeal nell'esorcista. Facendo gli scongiuri, aggiunse non poco seccata: <<hai pure sbagliato fiaba! Questa coi nani NON è quella di CA P P U C C E T T O R O S S O V E N E X I A N O, è quella di Biancaneve, la protagonista della soap opera che stanno registrando qui a fianco, con protagonista Berto Siffredi, l'orco azzurro, coi ... piedi grandi... ,che ti sei bevuto?
Ma la sentì La voce della coscienza, che rifornitasi d'aglio scaccia vampiri subito intervenne:
<<In coscienza come voce della coscienza devo urlare contro l'incoscienza della Cappuccetta che va in giro per i boschi con questi chiari di luna rossa e invece di girare semisvestita come tutte si mette pure la mantella, così finisce che magari la violentano (magari!). La mia coscienza di voce della coscienza (...a me poi voce della coscienza non l'aveva mai detto nessuno...) è molto coscientemente comprensiva anche col Lupo che mica può sbattersi sempre la Nonna che fra l'altro nel suo delirio sado-maso mena come un ferraio, così la mia vocina della coscienza, emergendo da uno scatolone, ha suggerito a Cappuccetta di mettere la mantellina con sotto niente, di nascondersi dietro un albero e quando arriva il lupo pararglisi davanti a mantella spalancata. Al lupo si rizza il pelo (e non solo) ma non lo perde e nemmeno il vizio. Così prendono coscienza, il Lupo e Cappuccetta, senza peraltro perdere coscienza, che la voce della coscienza non si mette a tacere con cosciente faciloneria.>>
Attratto dallo scioglilingua del grillo parlante alias voce della coscienza, apparve l'orco azzurro.
<<In un momento di break fra una ripresa (non poco impegnativa) e l'altra, sgranocchiando patatine come il maestro, io sottoscritto Berto l'orco azzurro (più azzurro del principe azzurro), propongo a Cappy Red di fare un provino ed entrare nel cast del film che sto girando, non solo come protagonista ma anche come regista, e scusate se è poco. Ritengo che sotto il mantello rosso, ci siano due belle zucche, e quelle cari amici, valgono più di una messa, specie se qualche fatina le trasformerà in carrozze, cabrio, turbo esenti da bollo.>>
<<Beh, sentite gente, sarò anche la padrona dell'osteria immaginifica ma non ho mai bevuto neanche un goccetto della roba che propino alla gente che qui si ferma, fossi fessa. No, no, io guardo, ascolto, servo e sogghigno. Vi chiederete perché. Semplice, tutti quelli che vogliono andare a trovare la nonna da qui devono passare, prima o dopo non importa, ma qui vengono e si fermano. A festeggiare o piangere non mi interessa, basta che paghino.
La storia della nonna che si fa mangiare dal lupo è una stronzata. Sai quante volte li ho visti arrivare a braccetto, tutti sorrisini e chiudersi nella stanza che ho fatto costruire dietro al bancone e che mi sta rendendo una fortuna?
Dove credete che sia nato il nomignolo Cappyred? Ma qui che diamine. In principio, quando ho aperto l'osteria, vista la sua fama, ho ingaggiato Cappuccetto Rosso Venexiano per ballare la lap dance, affinché attirasse la gente. E così è stato. Sono arrivati a frotte per vederla, e non. E quando Berto l'orco azzurro ha girato il suo film di là, sai che ammucchiata? Ma non basta, i sette nani, il cacciatore, i funghi e persino Pino delle lucciole si è sradicato per guardare dalle finestre e sbavare.
E io gongolo, oh come gongolo.>>
Si distrasse, quando arrivò zitto zitto, moscio moscio, il fungo dal grosso cappello, che si trascinava pesantemente.
<<Ho il diabete, cumpà!>>, disse con un accento chioggiomilanese, ed era la parola magica che apriva i cancelli del bosco nero (che ci serve per la fiaba).
<<Si ma allora ditelo che ce l'avete a morte con me!>>, urlò Cappy Red in preda ad una crisi isterico rifrangente al sopraggiungere del fungo dal grosso cappello inseguito da un moscone furibondo, abbronzato e rilassato, 'sto anarchico in vacanza da una vita, che non è altro.
Passava di lì Fra'ttazzo, il quale nella pausa panino se ne andava a zonzo di set in set, a cui gironzolava per la capa, da qualche tempo, di proporre al boss un'altra Riforma tipo.
<<C'era nobis et vobis un film di grosso contenuto, a latere, dov'è finito? E dov'è finito il sursum della mia sottana? A buon intenditor, siamo o no tutti latinisti? No, le mutande non le avevo, mai avute>>
<<Noi no! noi no!>> risposero in coro i fiori in boccio,
andì (il cacciatore) intanto dal suo capanno seguiva gli avvenimenti oltre che i funghi ovviamente.
E non era tanto convinto.
Lui si sentiva traballare il ruolo di protagonista storico di questa fiaba.
Di questo passo manuela infatti avrebbe dovuto salvarla da sotto un lampione e consegnarla ad una comunità di recupero tipo don't "cioti".
E la nonna non estrarla dalla pancia di leopold ma dal giro mafioso in cui si era fatta infilare mille e mille volte.
Non sono d'accordo con questa mania modernista di voler campionare le fiabe in chiave sexuale, che va scritto così per via che qui siamo su venexziano, alla fine concluse.
No.
E non mi conviene nemmeno.
Visto non potrò neanche esibirmi in merito perché il mio preservativo...
Pensate il primo ed unico che ho avuto.
Che ha tanti e tanti anni di vicissitudini alle spalle.
Che ho conservato da re, lavandolo accuratamente dopo ogni uso... con la pura acqua della fonte e riposto con altrettanta cura nel suo contenitore plastico.
... Oramai ho paura mi abbandoni da un momento all'altro.
Che mi sembra la sua materia abbia notevolmente perso spessore.
E se non sbaglio in questa fiaba doveva portare un pancione solamente il lupo e per poco tempo per di più.
Su allora si ritorni nei ranghi.
Che il regista smetta le tavor.
E che il bosco ritorni incantato.
E poi povera nonna è vero che ha contribuito al pregiudicare la funzionalità e durata del mio anti papà...
Però da li ad arrivare alla sfondata ce ne passa.
Il vento tra le fronde, s'insinua, si espande silenzioso nei profumi del bosco. Con una carezza, sfiora l'intimità nascosta, nel brivido sconosciuto di un piacevole amplesso, nell'umido odor di muschio che avanza tra le labbra nascoste di un rosso cappuccetto veneziano, che passeggia nel bosco, ignaro del lupo ma non del vento.
<<La mamma, la mamma!>> Urlò Cappy, accorgendosi che non c'era, fra i personaggi, <<e chi mi manda dalla nonna adesso?>>
Aveva trovato un vento che ce stava a provà, eppure, non avrebbe potuto andare nel bosco, senza mamma che la mandasse a portare le leccornie alla nonnina.
In quattro e quatr'otto, la fata cristallina e la fata del lago, che transitavano di lì col loro camper, dopo la consueta partita di burraco con le amiche, inserirono la mamma con un colpo di bacchetta magica.
<<Focaccia, vino, una portogalla e burro erano nel cesto della Vermiglia, questi, ma soprattutto l'ultimo, certificati al cento per cento BBB, biologici, biologici, biologici>>
Il panetto, a guisa di simulacro, prima che quell'antipatica bambina partisse, era stato ricoperto dalla madre Filomena de Marturan con grande accuratezza, con un intreccio di peli del gran Veltro, di modo che il Lupo mai potesse vederlo e servirsene.
Sarebbe poi stato compito della nonna dar vita, come ogni mattina, a quelle apparenze con il rito di estrazione delle cose dal paniere, tra il lume e il brusco, come di solito avveniva
In quel genuino spleen boschivo di cui un delinquenziale poetuncolo francese si sarebbe poi appropriato trasferendolo in città e trasformandolo in voce della modernità, il disincanto prendeva forme e sostanza: diveniva incanto.
Nonna si erigeva in una posa statuaria artrosica in mezzo al praticello di erba artificiale dando di spalle alla staccionata, le gambe allargate solo quel tanto a far si che le grandi nocche all'interno delle sue caviglie avvolgessero come una carezza i manici del cesto e, braccia protese ad un sole che mai sarebbe riuscito a sfondare le chiome degli alberi fino al suolo, ruttando formule incomprensibili, con un'espressione svaporata sul viso lasciava andare getti su getti di colate d'oro fin quasi a riempirlo.
Allora succedeva l'impensabile: dal cesto si moltiplicavano salendo a spirale come tornadi, portogalle, focacce, bottiglie e panetti di burro fine fine che la vecchia ingoiava sotto le sottane, successivante sparandole tutt'intorno ad alzo uomo, (le arance le più dure finivano fuori campo, superando la staccionata) con apocalittiche pernacchie.
"Io il mio l'ho fatto" diceva quindi rivolgendosi alla nipote, "adesso tocca a te, a te e e e, adesso tocca a te e e e".
Parol, Fra' ttazzo
<<Passo>> Rispondeva la bamba dondolandosi ottusamente troppo a lungo su zeppe di sughero da sedici centimetri.
Nota del monaco*:
Unicamente per precisare che i lanci ai quali ho avuto l'onore e la ventura di assistere facevan si trombetta, ma non provenivano da quel che è stato interpretato in seguito .
Lo so, è uno dei paradossi di più difficile soluzione letteraria, semantica e filosofica, ma qui nel chiostro, pur avendolo sottoposto a studio e ricerche dal primo medioevo, dal priore in giù conveniamo tuttora che quell'organo innominabile, (l'ano) pur essendo fatto a cappa, non possegga l'attribuitagli facoltà di aspirazione.
Cappy, pur pensando che ogni storia su Rosso, finisce a scurregge*, senza badarci troppo prese il cestino colmo di ogni ben di Dio e s'introdusse, finalmente, nel bosco nero. Canticchiava e con lei il coro dei fiori in boccio e saltellava felice pur avendo popò di zeppe. <<Per apparire, bisogna soffrire!>>, le aveva detto tante volte La padrona dell'osteria immaginifica, alla quale la bimba s'era affezionata. Un po' per quel fare materno che aveva nei suoi confronti, un po' per i galloni di birra che le dava da bere gratis di nascosto da Filomena Marturan, sua madre, e il lupo (uno degli amanti di sua madre).
Nel bosco nero, nascosti in un cespuglio di more alto come un vatusso, erano appostati per cogliere eventuali gossip per Novella 6mila, la strega e il fotografo dei ciclamini, un tipo sconclusionato che faceva riflessioni sui paesaggi montani, e non scattava mai quando era il momento, rendendo Tea macilenta, ancor più velenosa di quanto lo fosse per natura.
"Ehhhnnò, ma che cavolo! Sproloquiò la Tea macilenta sputacchiando. Qui non si può fare mai una cosa seriamente stregata, che subito scendono dal fitto del bosco, parolacce come eliche. Si posano ai piedi dei pini dove nascono funghi asessuati, ma con larghe cappelle, nani dai nomi a doppio senso, che girotondano ciondolando i loro sessi secolari. Ehhhnnò, io non ci sto ad assistere a questo spettacolo. Io che non ho più un'asola di sesso da abbottonare!. Questa è una provocazione!" La Tea macilenta riarrotolò la sua lingua "sette metri", dopo aver raccolto eliche e cappelle dal sottobosco. I nani, dai lunghi strascichi, osservavano in silenzio tappandosi il naso per la puzza di mele marce che usciva dalla bocca fetente della Tea. Cappy Red, che ancora non era stata avvolta dal mantello della sua ipocrisia, mossa da pietà fanciullesca, tirò fuori delle mentine dal suo cestino e le tirò nella sua bocca fognaria. D'improvviso ne uscirono margheritine e violette...che andarono subito a mescolarsi con le eliche improperiche in perenne vorticosa discesa. Il risultato fu vedere una lenta e mulinante pioggia di oscenità, improperi, volgarità e contumelie nascondere il ritirarsi ombroso di Tea, mentre un profumo di menta si mescolava a quello di mele marce.
In difesa della categoria, il funghetto tralla là, messi i panni del sindacalista, puntando con gli occhi suoi belli, quelli storti e incrociati della strega:
<<Hai pronunciato il mio nome di fungo asessuato? Ma io posso anche riprodurmi con un incontro di spore, non solo riproducendo e moltiplicando i miei tessuti nel suolo. Posso fare vento, cogliere la maestranza dell'aria, e veleggiar nei profumi dei fiori. Stavo succhiando un po' di acqua, ma ho radici vecchie, anche se sono piccolo piccolo e mi scambiano per giovane fungo. Ahimé, si fa presto ad assegnare età, ad aumentare strati ai giorni. Invece che togliermi un po' di peso, le persone me lo fanno sentire ancora di più, schiacciandomi di tanto in tanto l'ombra, quella sottile e leggera che si sposta nel giorno. Vorrei tanto che mi accompagnasse anche nella notte, così da non sentirmi sempre così da solo. Quella sagoma mi è stata regalata, e io la voglio sfruttare più che posso. E' la mia immagine bidimensionale che mi rimanda alla totalità delle cose. Tutti hanno la propria, se ci pensi. Vorrei tanto che Cappuccetta bella si fermasse sotto il mio piccolo cappello, così le racconto la mia storia, e farle capire che sono serio quando bisbiglio agli alberi la mia sete, la mia sete di sguardi, e la mia voglia di saltare nel buio insieme alla mia ombra ...>>
Fregandosene bellamente di quanto visto da Tea macilenta, farneticante, sotto i fumi dell'alcool, poiché pensava d'essere sul set di Biancaneve e i sette nani e non su quello di C A P P U C C E T T O R O S S O V E N E X I A N O, il fotografo dei ciclamini parlando da solo diceva:
<<Intanto, continuiamo la storiella e immaginiamo di essere in montagna. Sapeste come vivo quest'attesa, tutto è pronto, mi manca solo il tempo per preparare i bagagli e poi partire, ma si sa, all'ultim'ora manca sempre qualche cosa che per dimenticanza non si riesce a mettere in valigia. Dunque, da fotografo di ciclamini quale sono, con la mia macchina a tracolla, mi apposterò nel bosco, sperando di sorprendere la nostra cara cappuccina, dal rosso mantello, come la venexiana e dal sorriso smagliante che cattura. Dovete sapere che nel paese dove trascorro le vacanze, per dire vacanze, non si fa in tempo ad arrivare che gìà si deve ripartire, c'è un bosco che, dopo la chiesa, costeggia i caseggiati e il tempo che si ferma per i viventi. Tra il fresco degli abeti, con qualche seggiolino per i viandanti, termina sulla strada che porta su in montagna, dove c'è un lago d'alpe che prende il nome d'una monella.>>
<<Che c'azzecca?! >> zigzagando come una lepre, s'avvicinò tremando, Il coniglio parlante, che proprio non seppe tenersi dall'esprimere un parere.
>Nullaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa c'azzecca!!!>>
Urlò Tea macilenta, strappando dal collo del fotografo rincoglionito la reflex che gli aveva regalato una bambina dolce, tal Cuor di smeraldo, in cambio di una fragolina, buttandola a terra e saltandoci di peso, con entrambi i piedi, riducendola ad un mucchietto di ferri e vetrini mai più utilizzabili.
La piantina intelligente, vista la scena, chiuse le foglie come a dimostrare di non condividere il gesto violento della strega, imbronciata, chiuse gli occhi dicendo a voce bassa: <<mi dissocio, ma tant'è>>...
La piantina, ancorché intelligene, era pur sempre piantina, impossibilitata dalle sue radici a partecipare alla sarabanda dei personaggi della storia. Quando uno di loro capitava dalle sue parti ,chiedeva ansiosa, «che succede? dimmi, che succede? che fa Cappy? e il lupo e il cacciator poco cortese e tutti gli altri? »
Ma, ahilei, non tutti conoscono il linguaggio delle piantine, così non le rispondevano, e lei s'accasciava, con le foglie tutte mosce, come se la fonte meravigliosa non fosse lì a dissetarla come sempre.
Cappy, ignara del gran trambusto, (evidentemente, tanto sveglia non era), cammina cammina incontrò il funghetto tralla là, sotto il quale, steso su una brandina, stava il bruco rosso, in ferie tutto luglio,'sto gran fio de na farfalla dispettosa.
<<Buongiorno fungo! Sai dirmi se nel bosco nero c'è qualcosa di meravigliosamente meraviglioso che non ho visto ancora?>>, disse dolcemente Cappy Red in un orecchio del funghetto tralla là che non fece in tempo a rispondere, poiché una voce metallica che proveniva da un piccolo sasso terrificante, tuonò: <<La fonte inesauribile!>>
<<Come la trovo?>> già convinta di perdersi, chiese la bambina .
<<Segui l'uccello dalle piume rosse, ti condurrà alla fonte>>. Rispose il funghetto.
Cappy seguì l'uccello dalle piume rosse per sei settimane, finché, bucate le suole dei sandali presi in svendita a 24 euro e 30 centesimi, si arrese e acquistò il Tom Tom, che non era un navigatore, bensì L'Angelo rasta che viveva tra i rami della grande quercia, il quale, allo spuntar dell'Aurora, condusse la bambina lungo l'impervia strada nel bosco, alla ricerca della fonte inesauribile.
Tea macilenta, che continuava a seguirli ben nascosata, fece scendere la sera nel tempo di uno sbattere di ciglia, appena in tempo per rimboccare la trapunta di stelle, scivolando un poco sui crinali del tempo, chiudendo con un calcio all'indietro, i cassetti della memoria, rimasti, come sempre, aperti sull'orizzonte infinito (e senza il to - se non la capite, scrivete a manu).
Un angolo illuminato da un raggio di luna proiettava, proprio accanto a Cappy, uno specchio magico, dove come in un film fantastico, si specchiava una pia donna che lo specchio trasformava, ora nel D.J. del bosco nero, ora in una terrificante, e carnivora, Aquila dalle piume di cristallo Swarovski, ora in Blinkeye.
Questi, appena riavutosi da un'indigestione di funghi tralallero trallalà, decise a spron battuto di redarguire Cappy Red, che sotto quel nick celava le proprie propensioni al gusto del piacere..
<<Cappy, non fare la santarellina con me - disse Blink aggrottando lievemente il sopraciglio ben curato - non puoi fare con me i tuoi giochetti dissimulatori...Ti conosco da ormai tanto tempo che il mio desiderio ha svanito la forza...Ti ho sempre corteggiato, ma tu non mi hai degnato di un sorriso >> aggiunse il povero Blink facendo un inchino da far impallidire un mastro di cerimonia della corte di Luigi XIV.
Tutti sapevano che il buon vecchio Blink aveva un amore viscerale per quella bimba-donna. Ma tutti non sapevano, che quell'esserino così gentile, affabile, amoroso, mite e delizioso nascondeva una seconda natura: una vita dedita al piacere, al lusso sfrenato...
Egli l'aveva conosciuta in un locale non propriamente frequentato da educande e, lì, aveva cominciato a corteggiarla.
Il funghetto, in preda ad un attacco di dissenteria dato dalla paura:
<<Ecco che passa blynkeye, speriamo non mi mangi, vista la sua ultima indigestione di funghetto trullalero trullalà ...eh, eh, eh...nel frattempo, chiudo i miei porti e trattengo il respiro, assaporo la linfa che cade fino alle radici...>>
<<E' una fiaba normale secondo voi, questa?>> scoppiò in lacrime il Lupo strappandosi con le zampe e coi denti, il pelo dal petto, il quale, assentatosi causa week end con la famiglia, tornava adesso e leggeva 'sto papocchio. E non era l'unico a leggere e sorprendersi.
<<Mettiamo i puntini sulle i, mai mangiato un essere umano in vita mia, non perché abbia remore morali, solamente preferisco i primi ai secondi, infatti con la nonna i patti erano chiari, io le davo i peli e il vizio, lei mi faceva le fettuccine e tutto filava a meraviglia, fino a quando non si sono messi in mezzo gli ambientalisti
“Il lupo è un animale selvatico e non si può tenerlo in cattività. E' nella sua natura che debba cibarsi di carne e lo riportiamo alla Maiella. Deve ripopolare i boschi”
Insomma son dovuto scappare, ora devo starmene nascosto, che di andare a badare un branco di lupetti alla Maiella, mangiando carcasse di pecora, con il freddo che fa li d'inverno, non mi sembra il caso.
Tra i due mali ho scelto il minore, in cambio di una fornitura a vita di lasagnette all'uovo, faccio la parte del cattivo, spavento giovani donzelle in cerca di emozioni, che poi la notte tutte eccitate si fanno sifonare dai boscaioli della segheria che sta giù a valle.
Solo che ultimamente il bosco ha cominciato ad animarsi, dietro ogni tronco, sotto ogni foglia, si sentono i pesi degli sguardi, è tutto un sussurrare.
-Il bosco incantato inc.- ci ha messo le mani sopra e lo usa come ambientazione per le favole e anche per qualche porno; infatti proprio adesso stanno facendo l'ennesimo remake di Biancaneve e i sette nani e bisogna stare attenti. Giusto ieri un nano stava cercando di entrare nel fungo dal grosso cappello, credendolo una casetta; il cacciatore è riuscito a fermarlo appena in tempo prima che sfondasse la porta.
Ora hanno messo in mezzo anche a me,
“è una favola dicono”
“datemi il copione” rispondo
“non c'è, si recita a soggetto” ribattono
“ma una traccia, un orma, un odore”
“niente, tu sei lupo, sei scaltro e opportunista, sai come fare”
Sembra facile, ormai il lupo e inflazionato, lo hanno cotto in tutte le salse, l'unico modo per venirne fuori e spuntare fuori all'improvviso e declamare poesie lupesche, che tolgano le scarpe e le calze alle femmine, ma sarò in grado....>>
"Ahhhh ...bbbrrrr basta! Risproloquiò la macilenta Tea, srotolando i sette metri di lingua". "Non c'è più religione! La fiaba perde il pelo come il lupo effemminato che vuol togliersi la pelle di Lucio Dalla e infilarsi il sorriso patinato di Gianni Garko."Atenti al lobo" la voce del vento fra le fronde ulula, facendosi largo fra i veli neri della sottana di Tea. Lei che non conosceva lo spagnolo, subito si protegge le orecchie con le mani. Allora il cacciatore, distolta l'attenzione dal lupo smidollato, s'accorge del gesto brusco della Tea macilenta. Temendo un sortilegio, senza indugio punta il fucile verso di lei e scarica una doppietta che di colpo le strappa cappellaccio, capelli, denti gialli e lobi. Una rosa di pallini si ricama incidendosi sul Pino dalle lucciole fosforescenti. Subito cominciano a cadere girando lentamente con le eliche degli improperi. In breve tempo la cappella del fungo si copre di puntini luminosi che illuminano sotto la cappella del fungo il fotografo dei ciclamini che in flash immortala tutti i personaggi intorno impegnati in un coro guidato dal funghetto trallallà. Tralla là. tralla là.. e Cappy Red eccolo qua.
Leggendo la fiaba così ben assemblata, ma carica di verbi mal coniugati, soggetti incredibili e non solo, si stupirono i professori:
<<Quanti errori, non mica pochi!>> sbottò Penna Volante. Subito rispose Il maestro dei fiori: <<se bagliano, noi li corrigiremo>> e sospirò, ben sapendo che il lavoro sporco qualcuno, alla fine, lo doveva pur fare, e chi se non lui?
<<Ah non lo so chi, di certo non io>>, pensò fra se il fungo dal grosso cappello, che gustava lento il suo spritz ricordando i bei tempi, quando anche se monco, aveva voglia di lavorare. Un pensiero, che ora gli dava i brividi.
L'uomo dei brividi, depauperato del ruolo, decise di assoldare un sicario per farlo fuori.
La scintilla del fuoco rosato, ripresasi dopo un periodo di "sotto la brace il fuoco", sorrise al fungo e aspettò di riardere.
Capuccetto Rossovenexiano, resasi conto dell'incongruenza della fiabe, scagliò addosso alla nonna il cestino ormai vuoto di solidi eslamando in lacrime << e l'allegoria?>>, e la lasciò alle sue canne d'organo con Fra'ttazzo, giunto per darle l'estrema un'zione. Uscì di corsa e percorse a ritroso la strada nel bosco, trovò una balera spagnola, si iscrisse a un corso di ballo, ove conobbe un ballerino di flamenco figo da morire ed il di lui gemello. Con questi, iniziò una danza mai vista prima.
Fra'" l'oro" scoppiò l'amore e l'esplosione fu tale, che il lupo scappò a zampe levate.
Il cacciatore, contento di non aver dovuto uccidere un animale in via d'estinzione, sposò la padrona dell'osteria immaginifica e le rubò tutti i risparmi.
<<Volevate l'allegoria? Eccola>> Scrisse allora sulla sabbia, con la sua bacchetta magica, Karamella, che da un anno almeno, nel night club , si filava tutte le sere, però astraendosi, la coppia dei due gemelli incestuosi.
<<Tutto è bene quel che finisce bene!>>, disse blinkeye che arrivava sempre a storia finita, e aveva perso il filo come sempre.
E tutti vissero felici e contenti, non senza difficoltà finanziarie, per tanti e tanti anni.
Fine
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