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Il bosco

Soltanto conosco che ci sono reconditi sentieri, segreti, che non percorrerò mai in questo bosco, dovessi camparci mille anni e mille. Sarebbe come annidarvisi e sezionarne il corpo con un povero bisturi. Gridare di meraviglia ad ogni fungo, ogni foglia, ogni fiore mentre lui vive sottoterra.
So che oltre al bosco, scelto pigramente per fermarmi in un luogo qualunque a riflettere e vivere, vi è la foresta, ma questo non mi svierà.
Il bosco gioca a sedurmi con questa parte di sé, con i suoni, gli odori, le magniloquenti visioni delle sue bellezze esterne, ma ambedue sappiamo che è un gioco, un gioco soltanto: per inizialmente attrarmi.
Ad una sfida che potrebbe rivelarsi mortale, sul suo stesso terreno.
Ho accettato la sfida. Il godimento promessoci quando sarò dentro la sua terra costituirà il vero fondamento dell'unione ultraterrena cui anela. Ed anch'io.
Lui, il bosco, avrei dovuto dire egli ma lui me lo rende più vicino, intimo, parte con un grande vantaggio: si conosce, conosce tutta la trama intricata, invisibile persino, della propria struttura, io no. Io non conosco neppure me stesso, mentre di quella terra inesplorata, oscura, ho solo un sentore alquanto vago.
Immagino i pericoli dell'esplorazione cui mi chiama: il franarsi addosso se dovessi inoltrarmi nelle sue viscere senza alcuna prudenza, senza aver costruito volte ben protette, senza aver posizionato sui suoi fianchi travi e palizzate per cui non debbano cederne i lati, se non proseguissi sicuro nei suoi cunicoli, Ma forse non sarà necessario scendere così tanto in quelle sue profondità, e per trovarvi cosa, poi, la realtà oscena dell'iperreale?
Non sono un cercatore d'oro, non cerco l'impossibile né il bosco si aspetta che ve lo cerchi. Egli vuol vivere in superficie e librare alle estasi delle stesse chiome più alte, le proprie terre di mezzo, quelle dove tiene nascosti i propri tesori.
Dai quali trae nutrimento la sua epidermide, la sua facoltà di sé ducere e prolificare.
E' reversibile, non lineare; si ritrarrebbe, potrebbe sfuggirmi in un soffio questo bosco, se non gli rispondessi colpo su colpo, se non lo sorprendessi con quello che io ho da offrirgli e non so ancora. E' però coraggioso, egli mi si offre ad una violazione assoluta senza paura, o forse si, ma si offre ugualmente. Offre la propria disponibilità in un modo che definirei superbo, irreparabile, che porta me maschio ad emularla. Il bosco vuole essere amato.
Lo imparo e m'imparo di mano in mano, lentamente, senza fretta, e già questo è godimento, almeno il segno, l'annuncio di quel che potrebbe venire. Incrociando le dita.
 
 
 
 
 
 

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