Scritto da © Anonimo - Sab, 16/07/2011 - 13:50
Firenze 17 Luglio 2011. Da Toscana Oggi n. 27
- di Renato Bruschi *
In una competizione,compresa quella delle Belle Lettere, nella quale autori, poeti, narratori o presunti tali, si mettono in gioco, di solito, ci sono vincitori e vinti. Così almeno dovrebbe essere. E invece? Premi per tutti, o quasi, ma a pagamento! Lo affermano i sempre più meticolosi regolamenti che spiegano le regole dei vari cimenti. L’aspirante campione, all’atto d’iscrizione, per sottoporre le sue opere a una«commissione», deve versare quote in denaro, più o meno consistenti. E qui il primo dubbio dovrebbe arrivare. Capita poi di leggere che i premiati di un concorso siano i giurati dell’altro, e viceversa. E qui il secondo campanello d’ allarme dovrebbe suonare. Senza dimenticare gli eterni vincitori e pluripremiati,onnipresenti in tutti i concorsi. E anche qui un po’di «puzza di bruciato»dovrebbe irritare le narici. O quanto meno dovrebbe venirti in mente: «Dove accidenti troveranno il tempo,lor signori per scrivere, visto che nessuno fa il letterato per professione?». Forse ti convinci, rispolverando una tesi crociana, che siamo tutti poeti, anche se non ancora laureati. Lo sanno bene gli editori che, dietro la passione,fiutano l’affare. Una passione nascosta che affonda le radici nell’adolescenza, in quel groviglio d’immagini superlative di se stessi che spuntano quando finisce l’età puerile e si affaccia il tempo dell’inquietudine. Una passione che tace nel tempo della maturità e della vita reale, finché qualcuno –amici, consorti, figli, parenti lontani e prossimi –sentendoti parlare o affabulare, non se ne esce con frasi del tipo «Perché non scrivi un libro?», oppure«perché non affidi alla penna i tuoi sentimenti?». Solleticato da un dir sì gentile rispondi:«non ho tempo…» e nascondendo, neanche troppo velatamente, il compiacimento, aggiungi «a chi possono interessare le mie storie?». Ormai il dubbio è stato inoculato. È questione di tempo. Cominci a tirare fuori dalla soffitta vecchi taccuini,fogli di appunti, teneri ricordi d’infanzia. E da lì tenti di riannodare i fili. Ma ti accorgi,ahimè, che la scrittura è incerta, se non del tutto arrugginita. Chi ha un po’ di pudore si ferma qua. Altri, più volenterosi, si sottopongono a faticosi (e costosi) training narrativi, collezionando i primi riconoscimenti. Fino a quando, l’immancabile amico e conoscente di turno,dandoti un colpetto sulle spalle, ti dice, sornione:«bravo, brava, conosco un tale che potrebbe aiutarti…». Quel colpo sarà micidiale: ti farà scivolare nell’illusione di essere anche tu un poeta, uno scrittore laureato. «Il mio nome sulla copertina di un libro,finalmente». Nello stesso tempo, l’editore in agguato inizierà a fregarsi le mani. Un altro pollo, che si crede un’aquila, è arrivato», penserà fra sé. E giù sorrisi compiacenti. Inizierà a inviarti missive, con intestazioni di questo tenore:«Gentile autore», oppure«stimato poeta, potremo offrirle l’opportunità che ha sempre cercato: entrare nel mondo della letteratura…». E in fondo leggerai: «solo 2000– 2500 euro, per 500 copie, un vero affare per l’estate!»
* Renato Bruschi è il direttore del settimanale Vita Apuana.
L'articolo è pubblicato sull'edizione regionale di Toscana Oggi- http://www.toscanaoggi.it
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