Scritto da © Franco Pucci - Dom, 29/05/2011 - 18:32
Non so se hai presente quelle sere guardando il mare
in cui la tristezza sale piano al cuore e la fa da padrona,
una di quelle sere di straziante bellezza dove le luci
delle stelle nel cielo sembrano lacrime appese nel buio.
[e tu sei lì, accucciato nell’angusto spazio dell’anima
che la tua melanconia ha ricavato tra i suoi anfratti
e ascolti distrattamente i lamenti che la calle rimanda]
L’urlo strozzato del solitario gabbiano in amore
che da troppe sere insegue una compagna qualsiasi,
il lamento metallico dei pescherecci ormai vetusti,
che come crocchiare di scheletriche ossa, tutto avvolge.
[e tu piangi, non sai perché, ma piangi]
Lacrime asciutte, come rasoi affilatissimi, ora sezionano
le emozioni soffocate che affiorano dall’apnea dei ricordi.
Lentamente, un falso sorriso tra i denti, chiudi gli occhi
mentre con l’ultimo sospiro una lacrima infine scende.
Non so se hai presente, ma quelle sere io piango.
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