An amazing story capitolo 3 parte 1 | Prosa e racconti | Carlo Gabbi | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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An amazing story capitolo 3 parte 1

CAPITOLO 3

RITORNO IN AUSTRALIA

 

Nei prossimi quattro anni vissi nel remoto entroterra di una provincia del Bangladesh, dove esisteva ancora una vita primitiva e dove i conforti della civilizzazione erano un miraggio.

Servizi indispensabili come elettricita, acqua corrente, fognature e telefono erano inesistenti, un’ipotetica assurdita`, create nelle fiabe di paesi molto lontani.

Quelli furono gli anni piu` duri della mia vita che mi misero a dura prova, mentalmente e fisicamente, per sopravivere le difficolta` in cui ero soggetto continuamente. Sicche` il giorno del mio ritorno in Australia, ero mentalmente e fisicamente stremato in quella prova inumana. Ma non sapevo che al mio arrivo in Brisbane una terribile sorpresa mi stava aspettando.

Trovai la casa in cui usavo abitare con mia moglie Clare, era ora abbandonata e negletta. Era evidente che nessuno aveva abitato nel luogo da molto tempo. Parlando con i miei vicini seppi che, forse un anno prima, avevano vista mia moglie caricare in fretta alcune valige sulla sua macchina e se ne ando` senza nemmeno rivolgere loro un saluto, o dire dove andasse. Nessun altro nel vicinato era a conoscenza di dove Clare fosse andata.

Pensai che l’unico capace di darmi notizie di lei fosse il padre, ma trovai che era deceduto due anni prima con un arresto cardiaco, sicche` se esistevano segreti riguardo la sparizione di Clare, erano ora ben sicuri da parte sua, poiche se li porto` con se nella tomba.

La casa mi apparve in uno stato di abbandono e negligenza totale, lasciata da chi fu l’ultimo abitante che lascio` il luogo in gran premura. Ne era evidenza l’ammontare di cose inutili lasciate abbandonate ed in gran disordine sui pavimenti e i pochi mobili rimasti. Ma ancor piu` erano evidenti danni enormi enormi di vandalismo, forse provocati da gente randagia e a conoscenza che nel luogo non viveva nessuno. Questa improvvisa scoperta fu per me inaccettabile e mi procuro` un completo svuotamento mentale che mi stava conducendo sull’orlo della pazzia.

Ero affranto mentalmente, ed incapace di reagire a quest’ultima catastrofe che mi aveva colpito. Ero accasciato pure fisicamente e con la disinlusione mi sentivo vecchio e stanco. Non trovavo la forza di reagire a tutte queste sfortune e capace di riadattarmi a quanto la vita attorno a me poteva offrirmi.

Ci volle molto tempo, finche’ l’innato buon senso prevalse, e fui capace di combattere contro la catastrofica realta’ che si presentava in fronte a me. Trovai la forza di creare un nuovo me stesso, ed analizzai freddamente la situazione in cui ero caduto e formulai il modo in cui potessi risolvere gli innumerevoli problemi che si trovavano in fronte a me.

Ero cinquantenne. Questa e l’eta’ in cui la maggioranza di noi ha raggiuto il traguardo del successo nella propia vita. Questa e` l’eta` in cui si puo` pregustare le gioie guadagnate nell’ambito famigliare e del lavoro.

Purtroppo trovai che nulla di tutto cio` era ad attendermi. Guardandomi allintorno era tutto oscuro, nessuna luce di speranza nell’ imminente futuro. Avevo perso tutti i beni che possedevo, sia nello spirito come pure materiali. Realizzai che ero completamente destituito.

Sentii di essere sprofondato in un pozzo profondo, viscido, buio, inospitale e sentii che in quel baratro mai avrei trovato il modo di poter risalire verso la superfice dove poteva risplendere il sole della mia nuova vita. A tantoni vaneggiavo nel buio cercando di fuggire dal profondo baratro, ma in quell’opprimente tenebre, al tatto delle mie mani trovai solo pareti levigate, senza alcun appiglio e talmente sdrucciolevoli che non mi avrebbero permesso di risalire alla superfice e riacquistare la liberta` agognata, principalmente quella spirituale.

E in quella lotta solitaria cercavo una mano d’aiuto stesa verso di me, capace di farmi risalire tra il resto dell’umanita`. Ma sempre avviena nella vita,che nei momenti piu` cruciali e dinecessita` non esista alcun buon Samaritano all’intorno, che sia tuo amico, che sappi dare una parola di conforto, che sia pronto a stendere la sua mano dando l’aiuto desiderato.

Piansi. Si, erano lacrime amare che discesero sulle mie guancie, ed un nodo ancor piu` amaro mi chiuse la gola. Dalla mia vita passata nulla era rimasto per lenire il tormento, attorno a me erano sparite tutte quelle piccole gioie di cui si ha bisogno giornalmente e che sono offerte all’umanita`. Ora ero tristemente solo, stavo soffocando, mi mancava l’ossigeno rigeneratore, la mia anima era sola, senza sogni, non mi era rimasto altro che l’amarezza dei ricordi, mentre piangevo laggiu`, nel profondo di quel baratro. Le mille condizioni avverse pesavano come macigni enormi sopra di me, seppelendomi, non mi davano tregua, ed ancor peggio soffrivo poiche` non vi era alcuna simpatia umana verso di me.

Mi occorse un’eternita per ritornare alla normalita`. Riacqistai lentamente la capacita` intuitive necessarie per ricomporre me stesso, pezzo a pezzo. Lottai a lungo con disperazione, poi, sentii un soffio leggero di vento che accarezzava gentilmente le mia guancia. Era il ritorno della pace spirituale. Era la necessita` si sopravivere che si faceva strada indicandomi la via per vincere le lotte avverse lungo il mio sentiero. Quel venticello crebbe, era molto piu` forte ora, e mi sospingeva, mi dava coraggio, mi rendeva combattivo. Cosi’ sentii crescere il mio volere di essere nuovamente me stesso. Arrotolai le maniche della mia giubba di guerriro ed iniziai a combattere con foga per vincere la lotta della sopravivenza della mia vita.

* * *

 

Decisi di fare quanto piu` avevo desiderato di fare nel passato, allorche` ero ancora giovane, e non avevo alcun obbligo verso una moglie, figli, o impegni di lavoro.

Era vero, che ora si erano addensati sopra di me un infinito numero di problemi, come non mai prima nella mia vita. Ma cio` creava pure un’altra verita`. Ora ero libero di fare cio` che volevo poiche` nessuno di quei obblighi esistevano ad indurmi a correre su una via invece di dare unicamente ascolto alle mie passioni, poiche` ero solo. Era l’opportunita` che sempre avevo desiderato, sicche` a questo pensiero sorrisi a me stesso, ed andai a rispolverare quei sogni giovanili che erano ricoperti con una coltre di polvere nel casseto delle speranze perdute in gioventu`. La speranza di riaccendere quei sogni passati ridimensionavano completamente me stesso e creava la possibilita` di un futuro migliore aprendo orrizonti di vita a cose migliori.

Cosi` fui attratto nuovamente dal desiderio di vagare all’intorno nella ricerca di quei sogni, in una terra che dopo lunghi anni, trascorsi tra uffici e lavori, conoscevo ben poco ma che mi aveva sempre attratto. So che voleva dire che avrei dovuto esistere per lungo tempo in solitudine. Ma solitudine non mi spaventava piu`. Mi ero incallito nei quattro anni che avevo giusto speso recentemente in Bangladesh.

 

Per quanto desideravo fare avevo bisogno di un solido mezzo di trasporto che avesse quattro ruote motrici capaci di attraversare qualsiasi regione, anche la piu` impervia. Trovai inaspettamente, ad una svendita di mezzi militari, quel rustico automezzo, ma docile e volenteroso al comando. Era un 4 weeldrive, che ancora portava i colori militari di camuffaggio, ed aveva un abbondante spazio libero che trasformai facilmente in un rustico, ma solido campervan, il quale mi sarebbe stato casa per lunghi mesi di vagabondaggio. Cosi` con esso incominciai il mio viaggio senza meta, verso Nord,nell’introterra Australiana.

Questa e` la piu` desolata regione, la quale per la maggior parte e` semidesertica e che si spande a perdita d’occhio tra sabbie rosse, tra le quali sorgono rari arbusti rinsecchiti dalla continua siccita`. Questo lunga attraversata e` il North Australiano , che corre da Broome che si trova all’ovest del continente sino a raggiungere il Gulf of Carpenteria che appare invece sulle coste all’est di questa terra abbandonata dall’umanita`. Infatti sono ben pochi coloro che vivono permanetemente tra le brulle piane di questa immensita`. Eistono solamente gruppi di alcune dozzine di vite umane, raggruppati entro confini troppo smisurati per un numero cosi` infimo di persone, che vivono alla distanza di centinaia di kilometri,l’uno dall’altro, nelle Stazioni che si curano deigrandi allevamenti di bovini che si estendono su territori che possono essere dell’estensione di una provincia italiana.

In quelle solitudini le uniche vie di collegamento sono nullaltro che le poche piste marcate nella sabbia lasciate dalle rare e pesanti impronte di pneumatici, che troppe volte spariscono alla vista, sperdendendosi tra sterpi e secche erbe, a quel raro aventuriero che ha l’ardire di attraversare questo mondo ignoto.

Tuttoggi questa e` ancora terra di pionieri e di temerari, i quali si avventurano emulando coloro che passarono di qui, cento-cinquant’anni fa, alla ricerca delle sponde dell’oceano, che sapevano esistessero, ma non veramente dove. I piu` di quei primi temerari, persero la loro vita nell’ardire di essere i primi in quella temeraria attraversata di luoghi completamente sconosciuti allora. Lo fecero per la sola gioia di essere i primi ad indicare la via ai prossimi avventurieri ed alla loro civilizzazione.

Cosi` trovandomi ad attraversare questi posti ancora immutati oggi giorno e come allora selvaggi ed indisturbati, mi trovai ad essere temerario tra i temerari. Ma di una cosa ero certo, ero ora lontano da tutti i rumori della civilta` e questo mi affascino`. Mi avventurai luogo queste piste, per lo piu’ tracciate dai piedi callosi dell’aborigeno, e qui vissi alcuni mesi, affascinato dalla solitudine e quella falsa quite, ma pur sempre indisturbato nel mio desiderio alla contemplazione e meditazione.

Questo era l’unico luogo ideale per donarmi la gioia di sentirmi solo con me stesso, il luogo in cui potevo analizzare il mio spirito, e ripulirlo da quei molti problemi mentali che da troppo a lungo continuavano a torturami. Pensai quello fosse l’unico modo per iniziare la via della guarigione e ritornare al piu’ presto quella persona intuitiva che ero nel passato.

Ma ancor piu’ mi sentivo libero in quella completa solitudine, ed ero sereno, poiche’ toccavo il creato e comunicavo con Dio, che mi lasciava scrutare da vicino i misteri nascosti tra quelle aride zolle ondulate. Un mondo che e’ sconosciuto e selvaggio e molte volte pure inreale. E sapevo essere grato a tutto cio’ che mi circondava.

Avevo poche necessita’ in quel semplice vivere, ben pochi i desideri poiche’ avevo adottato le frugalita’ di un eremita, e quel poco di cui abbisognavo, era disseminato attorno a me, il dono della natura provvidenziale che mi circondava. Pescavo, cacciavo, leggevo, ma ancor piu’ avevo tempo di sognare. Si, mi sentivo piu’ che mai libero ora... e cosi’ ebbi pure tempo per far quei sogni che da sempre avevo voluto sognare...

Era questo il mio modo per aprire uno spiraglio sulla finestra del mio futuro, questo era l’unico modo da permettermi di scaricare dal deserto della mia vita quell’enorme fardello di dolori che sentivo essere piu` grandi di me. Il tutto era unicamente il mio modo per insavire nuovamente. Era il modo per finalmente dar sepoltura al passato.

Vedevo all’orrizonte spuntare una tenue luce. Quella era l’inizio della speranza vitale che cercavo, che volevo. Cosi` in quella fiducia nascente incominciai a plasmare le basi del mio futuro, facendo progetti semplici, ma che erano pur sempre possibili e realizzabili.

Vissi in quel luogo per mesi, ma non so esattamente per quanto. Ero incurante del valore del tempo o di cosa succedeva nel mondo che per me ora era solo parte nel passato.

Vivevo studiando la natura che mi circondava ed aspettavo che essa mi indicasse la via della mia nuova vita. Imparavo ogni giorno di piu da lei, osservando, e studiando quelle cose piu` vicino a me, e cosi`, giorno dopo giorno, imparai le leggi fondamentali di come sopravivere.

 

Per ore stavo disteso sulla sabbia infuacata di quel territorio semidesertico che mi circondava, e godevo di qull’apparente quite all’intorno che mi invitava. Cosi` silenziosamente incominciai ad osservare la magnificenza di quel nulla selvaggio. Ne gioivo, poiche mi sentivo vivo e parte di quella vasta immensita` che mi attorniava, sapendo che vi erano pericoli, e null’altro che quello, in quel tipico interno primitivo, che e` null’altro che la vera faccia del paesaggio Australiano.

Molte volte ebbi l’impressione di essere l’unico essere vivente in quel luogo, ma non lo ero. Con me coabitavano quei pochi animali selvatici, e vedevo che pure loro erano costretti a ridimensionare le loro vite per far si che potessero vedere un domani sorgere ancora, al di sopra di quel terreno impervio, quel clima torrido, ed in quella quasi assoluta mancanza d’acqua. Sentivo crescere in me il bisogno di credere in Dio Creatore, che mi donasse il coraggio di sopravivere un giorno ancora in quelle condizioni impossibili.

Cosi` potei imparare molte cose insegnatemi dalla paziente natura. Il tempo, marcato dallo scandir delle ore di un ipotetico orologio, non aveva perso tutti i valori, ma bensi` erano perse tutte quelle impellenti necessita` che la civilta` umana ha creato e vuole. Sicche` mi lasciai andare senza farmi cogliere dalla premura del vivere. Solo cosi` compresi quanto questo modo di vita mi si affaceva.

Avevo imparato a concentrarmi e rivedere e correggere i miei pensieri. Sentii che in questo modo ero capace di aprir me stesso e di comprendere tutti i misteri di quella esistenza primordiale, dove solamente il piu` forte puo` sopravivere. Dagli animali selvaggi che vivevano attorno a me, avevo imparato ad accettare le regole di quel vivere, in quelle regole dettate dalla natura che mi circondava. E cosi` pure imparai e credere nei segreti della natura, segreti che facevano parte della vita di avventurieri o di quelle semplici creature che osavano sopravivere in quella desolazione desertica assoluta.

Furono la semplicita` di quelle regole che mi aiutarono a ricuperare la calma interiore del mio animo, e che ben presto divennero imperative in quel tempo travagliato della mia vita, mentre consideravo e studiavo tutte le possibilita` che si sarebbero aperte nel mio prossimo futuro.

* * *

Durante quell’anno di solitudine compresi come la regione del Kimberley era il luogo migliore nel mondo per aiutarmi a ritornare me stesso. Sto` parlando di qull’immensita` di terra che attraversa completamente la parte North dell’Australia, che inizia al Kimberley in Western Australia, e termina a Capo York in Queensland.

Questo territorio e` cosi` remoto ed isolato, che e` capace di creare inlusioni a chi non ha mai vissuto qui all’intorno. In questa vastita` senza fine, guardando il cielo che sta al di sopra, si puo` notare che esiste una linea blue ininterotta nascente nel blue al di sopra di noi e che si allungai verso l’infinito, che e` pure parte dello stesso blue che si forma in un indistinto punto piccino. Ci appare cosi` come un’unica ininterotta linea, la sposa indiscussa del cielo con l’indistinta terra lontana.

Fu sopra questo completo isolamento che incontrai luoghi i quali dall’alto offrivano viste affascinanti, che ai miei occhi apparivano come la pura rappresentazione dell’essenza del creato, che apparivano tutt’oggi nell’immutata bellezza e stato primordiale, come il Creatore volle lo fossero al tempo della creazione, e che magicamente e` rimasto immutato, indisturbato dalla corruzione umana, grazie alla completa isolazione, attraverso il lento trascorrere dei millenni.

Voglio darvi un’idea di quanto l’estensione di questo territorio appare infinita. E` paragonabile a quel tratto di territorio che in Europa si espande dal Portogallo sino alla Turchia, e differisce da questo per l’esiguo numero di abitanti che qui vive. Sono solo qualche migliaio di locali Aborigeni che hanno vissuto qui da sempre, sin dal tempo remoto della creazione.

All’intorno di questa immensita`, nel vicino passato furono creati, immensi National Parks, con lo scopo di preservare e proteggere la vita di rare sapecie di animali e di piante dall’estinzione. Inoltre questi immensi National Parks offrono rare opportunita` a quei pochi avventurosi e bravi d’animo, che osono avventurarsi in questi inacessibili luoghi. Ma vi posso garantire che quei rischi affrontati vengono alla fine ben ripagati per l’incoparabile bellezza che il visitatore trova e che a parer mio puo` puo` essere uguagliato solamente dalle bellezze offerte dal declamato Giardino dell’Eden. So` che quelle visioni rimarranno impresse nella memoria dello sparodico visitatore per sempre.

Fu qui al Kimberley, dove sentii il ritorno alla spiritualita` interiore che avevo smarrito durante la troppo lunga permanza nella giungla d’asfalto delle citta` urbane.

Finalmente ritrovavo quei legami persi, e che nuovamente mi univano alla primordiale Creazione dell’Universo, e con questo potei nuovamente credere in Dio Onnipotente. Si presentava chiara l’evidenza della Sua possenza in fronte a me. Qui ero testimonio del miracolo di quella immensa procreazione, che si apriva come un libro innanzi a me, giorno dopo giorno, e che mi faceva ammirare magnifiche ineguagliabiie meraviglie, per poi condurmi, poco piu’ lontano, ad amirarne altre, ancora piu’ grandi e magnifiche. Di fronte a queste bellezze mi trovavo con il fiato sospeso e a volte mi sentivo tramortito da quella incomparabile grandezza, che solo la natura puo’ offrire.

Tutte quelle terre in fronte a me, alluvionali, montagne, gole, fiumi, erano rimaste immutate dal tempo della creazione e mai corotte dalla ingordigia umana. Erano intatte ed incontaminate sin dai lontani giorni da quando nacque la vita su questo pianeta.

Riconobbi che in fronte a me esisteva la stessa terra dei remoti tempi preistorici che vide i dinosauri vagare indisturbati nella immensita` di queste pianure, e che lasciarono per noi e per la posterita` dei tempi, indistruttibili evidenze che furono impresse da loro nella creta di allora e poi pietrificati. Sono le impronte delle loro zampe che correvano lungo le pianure di allora, e che tuttoggi sono testimonianza evidente di quale fosse qui la vita centinaia di millenni orsono.

Disperse lungo quelle ripide scarpate rocciose si trovano numerose caverne. Queste furono casa a quei primitivi aborigeni che vissero quassu`, sul Kimberley, o nelle vicinanze, subito dopo la scomparsa dei dinosauri. Ed anch’essi, esseri primitivi, che vivevano al tempo in cui l’umanita` ebbe vita, hanno lasciato per noi l’evidenza di qual’era la loro vita primitiva, del modo in cui cacciavano goannas e Kankaroos, o di come usavano pescare barramundis lungo le rive dei fiumi o nei billabongs (stagni) vicini.

Sono passati migliaia di anni da quei giorni lontani, ma incredibilmente i discendenti di quei primi abitanti, praticano ancora la stessa arte, sia nel pescare che nel cacciare, ereditata da quei lontani predecessori. L’aborigeno odierno, quassu` nel Kimberley, usa lo stesso stile che e` stato cosi` bene riprodotto in quei disegni graffiati sui muri di roccia di quelle caverne che furono le loro abitazioni di allora.

Attraversando questa regione le strade sono inesistenti. Esistono unicamente marchi poco profondi lasciati tra gli sterpi da quei pochi mezzi a quattro ruote motrici, che raramente vagano in questi posti. Ma quelle linee poco profonde nelle sabbie rossastre, indicano la via, che si attorciglia tra l’intricata vegetazione di cespugli, rocce, e che proseguono poi verso l’immensita` dei deserti in un piano piu` sottostande ed arido.

Ma questo isolamento ha pure una vitale importanza nel preservare le rare specie di vita che esistono solo in questo luogo, e dove la flora indisturbata puo` vivere e fiorire tuttora, preservata dalla indiscrimata distruzione umana. Solo in questo continua quite questi fiori selvatici, che sanno fiorire in posti reclusi, sono preservati dalla distruzione.

In questo posto inegualiato per la sua purezza di preservazione, ho attraversato esperienze tali, che in poco tempo mi hanno aiutato a riguadagnare nuovamente il piacere di vivere, che si erano persi durante quel duro periodo di vita difficile.

Solo questi segreti della natura, che ho imparato ad ammirare quassu` nel Kimberley, hanno aiutato il mio spirito afflitto, attraverso la meditazione,e cosi` potei imparare ad essere piu`calmo e saggio.

Fu qui che cercai la mia perduta spiritualita` e la calma del mio animo. Per meditare abbisogna silenzio e quite, sicche` scelsi questa vita eremita, lontano da tutti i rumori della civilta`, in quel mondo che prima mi attorniava. Stetti lontano dalle usuali strade maestre usate dalla corotta civilizzazione, sicche` raramente incrociai altri esseri umani. E quei pochi erano maggiormente aborigeni locali. Mai ho disdegnavo quelli, poiche` non contrastavano la mia reclusa vita spirituale. Mi sentivo acettato dalla loro semplice vita, la quale correva in un modo molto simile alla mia. E fu da loro che ebbi modo di imparare l’arte di sopravivere in quell’infinita solitudine. Da loro imparai come cacciare, come pescare, con il solo aiuto di quella lunga lancia di legno. Mi insegnarono a cucinare goannas, serpenti, e quei grossi barramundi, tra le ceneri calde dei fuochi. Il loro modo era primitivo, ma usato da sempre da generazioni per migliaia di anni, e tramandato da coloro che per primi vissero qui. Quel loro modo e` garanzia tutt’oggi di sopravivere all’interno di questo paese Australiano.

Viaggiai durante la stagione secca autunnale, lasciandomi al di dietro luoghi abitati e turistici, che si trovano lungo la fascia costiera che trovai troppo affollati e rumorosi per le mie necessita`. Viaggiavo su strade secondarie interne, create su terra battuta dal poco traffico e non molto conosciute, che conducono in lunghi tortuosi tragitti sulla via che da Brisbane conduceva a Broome, in Western Australia.

A volte quelle strade che furono tracciate tra le sabbie rosse dell’interno, mi conducevano a scoprire luoghi sereni risplendenti in forti tonalita` di verdi pasture, create da impensate acque correnti, e tagliate tra ripidi precipizi, aventi troneggianti palme. Attraversavo gole profonde, scavate nelle rocce dallo scrosciare delle acque vive del passato e dall’indomita usura del tempo. Tra quelle gole si udivano rieccheggiare le grida profonde di waterbirds dai loro nidi eretti tra sugli arbusti del luogo, e che sentendosi padroni usavano disturbare la quite del luogo.

Ebbi modo di attraversai National Parks nella parte North West del Queensland, che furono creati unicamente poiche` inacessibili e con il loro aspetto selvaggio e primitivo erano garanzia nel conservare la vita primordiale del passato. Son ben pochi che si arrischiano di inarpicarsi tra quei scoscesi canaloni, attraverso strette e tortuose piste. Ma quei pochi furono ben sempre ricompensati allorche` giungevano in luoghi dai quali si apriva una vista immensa e meravigliosa.

Arrivai cosi` in posti reclusi, con grotte esplorate dai pochi, che preservavono ancora quella primitiva arte aborigena. Ed ancor piu`, inaspettatamente, a volte mi ritrovavo in posti nascosti dove si nascondevono piscine naturali con profonde acque smeraldine, create da dighe rocciose naturali, e che zampillavano in acque cascanti. Nel tempo di innumerevoli secoli questo e` divenuto il luogo necessario a dar vita a centinaia di pappagaletti colorati, ucelli predatori,ed ai Woodlands che sono una specie di ucelli di boschi, i quali usano nidificare sulle rive di quelle acque.

In altre aree piu all’interno e desertiche, che si trovano nell’angolo West del Queensland,trovai posti dove e` possibile avventurarsi lungo letti dissecati di fiumi preistorici, che contengono gemme semi-preziose. Fu qui che dedicai un tempo piacevole per raccogliere quelle gemme grezze, che poi ben tagliate e lucidate, mi avrebbero ritornato il picere di una buona collezione ed anche un utile monetario.

In quelle mie ricerche di altri fossili andai in luoghi spersi di valli senza nome e dimenticate che si trovavano all’incrociarsi di letti di fiumi rinsecchiti dai milenni di aridita`, e che all’origine erano capaci di portare le loro acque verso la parte centrale del continente Australiano. Fu in questi luoghi sperduti che ebbi modo di vedere alcune delle migliori caverne dolomitiche, che si distinguono per grandezza ed estensione.

Ma fu unicamente nella parte alta della costa del Queensland, dopo aver oltrepassato la citta` di Cooktown, che feci l’ingresso nella magnitudine delle gloriose foreste tropicali.

Questo fu il luogo che mentalmente cercavo da sempre nell’intimo del mio subcosciente e che alla fine mi ripago` dei lunghi mesi di girovagare alla ricerca di me stesso.

Inaspettatamente ero disceso nella piu` bella cattedrale che essere umano fosse mai stato capace di creare, ma che la natura presentava innanzi ai mie occhi increduli. Vedevo innanlzarsi in fronte a me alberi secolari che si inerpicavano alti, come colonne maestose di quella cattedrale e capaci di sopportare una spessa coltre di vegetazione che crescendo sulle alte cime dei tronchi formavano le navate naturali della mitica cattedrale. Era quite ed un relativo silenzio all’intorno creando la giusta armosfera mitica che invita alla preghiera. Si vedevano luci smozzate dalla folta vegetazione che raggiungevano la pavimentazione di quel luogo sacro in tenui tremolii e sfumature di colori sbiaditi su qullo strato di foglie umide e profumate di muschi che ricorprivano il nudo suolo.

Null’altro che questo era il posto naturale creato dalla natura e che invogliava a venerare il potere del Dio Creatore. Quello era il modo in cui io avevo sempre immaginato il luogo ideale nei miei sogni, per dire a Lui quanto mi sentivo umile al Suo cospetto.

Era qui, in questa calma assoluta, in quel relativo silenzio della natura stessa che potei udire nel sottofondo di quelle navate naturali melodiosi canti di ucelli, che nelle mie orecchie si trasformavano in suoni armoniosi che si sprigiovano tutto all’intorno come solo i suoni di un melodioso organo possono propagarsi soavi. Erano suoni che salivano al cielo come sacri inni, sussurati attraverso quelle navate immense della cattedrale di Dio.

Tutto questo completarono in me quella forma di misticismo che sempre avevo cercato, ma che raramente avevo trovato nel passato, qualora fossi genuflesso in fronte al cospetto divino. Non lo fu nemmeno quel giorno in cui ero entrato nel tempio maggiore della Cristianita` ed eretto per beatifiare il nome di Dio, sto` parlando ora della Cattedrale di San Pietro in Roma.

Solamente qui, come per incanto mi trovai al diretto cospetto di Dio il Creatore. Lo riconobbi, ed umilmente mi inginocchiai sul pavimento umido della foresta, e mi sentii di fronte alla magnitudine del suo Potere Divino. Cosi` umilmente inalzai la mia preghiera di ringraziamento a Lui.

* * *

Finalmente, ritorno` confidenza in me stesso, e cosi` pure il desiderio di far parte nuovamente della civilta` che avevo abandonato molto tempo prima. Ero sulla buona via di ricuperare l’innato buon senso. Mi sentivo vincitore sopra il pericolo letale che voleva trascinarmi all’anillamento di me stesso. Stavo raggiungendo la fine di un lungo viaggio e vedevo rinascere la fiducia in un nuovo futuro.

Ritornai alla mia casa in Brisbane dove in breve tempo, riscoprii la gioia di aver ancora amici, nuovi e vecchi, che erano disposti di accertarmi tra loro, sicche` fui ben presto riassorbito nel loro circolo e mi si apri` la via di far parte nuovamente di questo mondo.

 

 

* * *

 

 

 

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