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Prima delle genti brillano le stelle

Parleremo di diamanti, parleremo di lavoro,
parleremo di tutte le cose di cui hai voglia, tesoro. Lo sai che Eva Cassidy
è morta una in bionda mattina di novembre, ha chiuso la porta con un canto
inventato lì per lì e nessuno se n’è accorto,
nessuno ha sentito la sua balbettante canzone
scagliarsi nel potomac, sembrava un gabbiano in caccia di un pesce gatto,
un pesce gatto con un anello d’oro nella pancia,
e la gente non c’ha fatto caso,
anche quella volta sembrava un gabbiano sospeso
tra la vita e la morte;

aveva 33 anni più o meno, e puoi crederci che è risorta,
diverse volte, pressappoco. Non l’ho mai conosciuta
quando viveva a washington e aveva una fame inestinguibile;
nessuno c’ha fatto caso alla sua voce come sabbia
levarsi dalle stanze rosse e gialle del blues alley
sembrava un cattedrale d’aria, creata giusto per crollare.

ma io te parleremo d’altro, parleremo a lungo questa notte
per chiarire quello che ancora non va.

Ora nei bar la musica suona come un qualunque giovedì pomeriggio,
quando sbaraccano lo spettacolo e staccano le stelle
filanti dagli occhi dei clienti;
appicicati al pavimento come una coca-cola rovesciata
se stanno i pezzi di una canzone d’usignolo,
cameriera quei pezzetti d’anima
te li mangi come noccioline, non ne me avanzi uno per i tempi peggiori?
Swing low sweet sister, non ti piace questa storia
parleremo ancora di quello che ci sta attorno, non ti preoccupare

che la sera non finisce qui. Ce ne saranno altre e più lunghe,
come ciocche di capelli biondi, come ciocche di un angelo
ce le ritroveremo nel bicchiere, scese dal cielo,
ti ricorderai di me quando se ne andrà il vento dell’est
se mai capiterà?
quando camminava sotto il cielo lontano
come il grido di un gabbiano tra le strade abbandonate
era una specie di meravigliosa regina in esilio,
l’avrei volentieri accompagnata per parlare
di diamanti e di lavoro, per parlare di tutte le cose di cui hai voglia, tesoro.

 

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