Scritto da © Piero Lo Iacono - Mar, 05/04/2011 - 19:06
Ad Alda Merini
Vale all’anima ritornare
dal chiuso di un inferno
e farsi zolla avida di dire
con la bava e la esse blesa,
vogliosa di sgranare ogni parola
per trovarvi dentro il seme.
Vale al mare a riva espettorarsi
coi suoi miasmi e i liquami.
I giorni pigiati per il vino.
La luna rosa dai topi.
Noi gli internati fuori
sogniamo che le pietre volino.
Altre cantino. Altre fioriscano.
Con le sonagliere alle caviglie e ai calzari,
cantare alle nozze di Semiramide,
passando dalla monacanza alla danza,
dietro il codazzo delle lavandaie scalze,
sullo sciorinatoio insaponato
presso l’antico lavatoio.
La geometria e la pietà.
Bioccolo di lana della pecora cardata.
Pensare coi sensi e col pensiero sentire.
Offrendoti battella ebbra,
innamorata acqua
all’ibrida poltiglia del convivio,
al brindisi dei bordi.
Indumento di differite gioie.
Mai metterai gli occhi a dieta.
Spalpebrata pattuglia di api regine.
Paccottiglia di pigne e gelidi gigli per la gramigna.
Restano tanti i crepuscoli non tramontati in certi mattini!
“La condizione del poeta è la condizione dell’eterno innamorato” A.Merini
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