Scritto da © Hjeronimus - Lun, 07/02/2011 - 15:24
I giorni scorrono via assurdi e inutili come se l’orologio andasse indietro invece che avanti –come un count-down in cui i secondi della vita, gli unici dell'infinito, gocciolassero a rovescio dal guasto rubinetto della vita, perdendosi per sempre in atri scolatoi, umidi e dolorosi come catacombe, ma senza la religione…
E così, nella notte e nella corsa cieca del treno attraverso enigmi verticali e orizzontali, cerchi sulla branda troppo piccola di rannicchiarti nella coperta troppo piccola, e con quel disagio, quella malavoglia di chi s’accinge a dormire giocoforza… finché qualcheduna non cerchi la tua mano fra quegli stracci, e la stringa e la scongeli, scarcerando l’anima che c’è dentro, già, l’anima della tua mano risorta dentro quella muliebre dell’altra. Senza nomi, senza parole, senza niente da dire…
Già, ma a noi non è dato riposarci in alcun luogo, e così i nostri secondi se ne vanno in malora controcorrente, come acque gettate all’insù tra le falesie d’inferno che costeggiano il niente senza mani e senza treni in cui l’acqua (e il tempo) riversandovisi, non cade…
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