Scritto da © Franca Figliolini - Mar, 25/01/2011 - 00:32
Ecco una finestra. Anzi, una porta-finestra, al settimo piano di un palazzone romano. Si apre su un balcone, uguale a tutti gli altri che si sporgono dalle mura in cortina. Sotto, le cime degli alberi, platani spogli . A sinistra e a destra, l'alba e il tramonto, dietro a colli lontani; davanti, altri palazzoni simili a questo; dietro, la casa.
Una casa grande, confortevole, un po' disordinata, piena di ricordi e di presente, piena di libri, penne, pc, fogli di carta, giocattolini di plastica, quadri, croste, manifesti, cd, fotografie, facce, sbuffi di polvere, ninnoli, piante assetate, centrini: alcuni macchiati e stropicciati, ma tant'è.
Ora lei. Esce sul balcone come fa ogni mattina quando si sveglia. Rabbrividisce nella vestaglia, mentre fuma la prima sigaretta della giornata, la prima di molte. Guarda giù, verso la strada. Macchine piccole, persone piccole. Si lascia andare alla solita, vaga sensazione di vertigine, al brivido dello schianto.
Poi rientra: c'è sempre qualcosa da fare.
sceverare le righe rosa dal grigio
filarle in refe sottile
Impalpabile essenza di sé
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