Scritto da © Alessandro Moschini - Gio, 06/01/2011 - 21:55
Indro
mi manchi
manchi alle gole che stringono silenzi
che gridavano attraverso la tua voce.
Gole strozzate
soffocate nella morsa di mani talari,
chiappe ben salde a poltrone tremanti
che nascondono nefandezze orride
dietro facciate di parole profuse
gettate come oppio sui popoli
a nascondere il marcio.
La tua voce Indro
era la voce di tutti gli uomini
a cui è negata la libertà di essere tali
non potendo scegliere di vivere
e nemmeno di morire.
Uomini che si sono ribellati
ed hanno pagato la ribellione alla schiavitù
e lo stacco della spina del dolore e dell'umiliazione
con la negazione dell'ultimo ingresso
nella casa di Dio,
un Dio di infinita misericordia
ma rappresentato in terra
da burattini di cartapesta
predicanti elemosina per i mali del mondo
che guardano dal loro mare d'oro.
Raccolgo le tue parole Indro
e me le metto in tasca
custodendole come divino insegnamento
che tu scrittore della vita hai profuso a me
che mi sorprendo a un tratto
poeta della morte.
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