Scritto da © padme_émeraude - Lun, 03/01/2011 - 21:27
Deserto che vive
Tutto accadde velocemente in una notte senza luna.
Raro nel deserto essere senza luna e stelle, in notti così nessuno scende per via.
Un sibilo. Non era un serpente. Qualcuno aveva acceso anzitempo il grande sigillo tracciato. La sabbia s’arroventò allo scorrere dell’olio inseguito e divorato dalle fiamme
Il grande sigillo illuminò, con rossastra sequenza di tratti composti, la parte meridionale dell’oasi.
Corsi al tempio, sorpresa dalla strana assenza di lui. Le colonne, alla luce del fuoco, davano bagliori che scomponevano in me la memoria degli spazi e non mi era facile inoltrarmi nella vasta sala.
Ma era soprattutto un… sostare… della mia mente a rallentare il passo.
Mi prese l’odore acre della polvere e il mio stato d’allarme s’accese.
Nel cielo, uno squarcio tra le nubi, aveva dato libertà ad un raggio lunare.
Le palme parlavano da fronde accostate.
Girai a destra, era mio quel piccolo vano e mia era quell’ara. Potevo trovarvi, per un attimo, riposo.
La luce scoprì lo scempio e in me il cuore cadde.
La pietra spaccata, le colonne interrotte. Spezzate.
Ma soprattutto lui. Il custode dell’ara e dei riti… dissolto.
E il tempio cadde.
La vasca d’acqua dei coccodrilli sacri si seccò.
Il sole estinse anche il ricordo della sete.
Il ventre gravido sradicò il germoglio.
M’incamminai decisa ad attraversare i tempi.
Oggi i piani s’incontrano, gli spazi combaciano in un’unica essenza. Gli accadimenti del mio giorno e della storia si intersecano.
Ricade nell’oggi la ricerca e l’attesa.
Nel deserto il tempio è squarciato, il sole implacabile ferisce la coltre di palme che, perenni vestali, custodiscono antiche energie criptate sotto macerie roventi.
Il viaggio continua…
ma oggi la brezza mi porta il profumo intenso inconfondibile e compagno della mia oasi.
Torno al mio tempio, al mio altare.
Spiano pietre, colonne, piscine d’acqua e sacerdoti… alla vita basta la nuda, fertile terra.
Il tempio, che raccoglie tutte le oasi e l'intero deserto vasto e solare, fecondo, nascosto come un miraggio ma intensamente presente e sacro, è vivo.
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