La Mosca dalle Zampe Puzzolenti | Prosa e racconti | max pagani | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

Commenti

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • Gloria Fiorani
  • Antonio Spagnuolo
  • Gianluca Ceccato
  • Mariagrazia
  • Domenico Puleo

La Mosca dalle Zampe Puzzolenti

 
ragnospecchioSapeva di essere decisamente diverso dal resto degli abitanti dello storico garage resort. Dividi e domina, tessi finemente, imponiti giornalmente.
 
Aveva visto di tutto, striscianti, arrampicanti, volanti, veloci rotolanti e immobili ipnotizzanti.
Aveva visto di tutto, aveva assaggiato di tutto, aveva gradito il tutto.
La sua magnifica tana a tromba allungata, spire di seta invitanti, occhio nero al centro, un  pozzo nero che spaventa ma che per questo attrae i curiosi colleghi insetti commestibili, era posizionata esattamente di fronte la porta che dava l’accesso al delizioso giardino, sapientemente incastonata tra soffitto e muro della parete che faceva angolo con il reparto vini. Il reparto vini storici era sacro, quasi intoccabile, coperto di ragnatele dozzinali vecchie di anni, sopravvissute ai sempliciotti otto zampe improvvisati improbabili architetti della seta. Area statica quindi, e lui se ne stava sereno.
 
Curiosi colleghi insetti commestibili… ripensandoci, non erano proprio colleghi. Lui aveva la bellezza di otto zampe (e che peli, una meraviglia di pelliccia) e sapeva di non essere propriamente un insetto, ma qualcosa di evidentemente più evoluto. Insomma non ricordava bene, ma sapeva che apparteneva ad un gruppo proprio, la Classe degli Arancidi, Arachidi, o qualcosa del genere.
 
Vibrazione.  Arriva il pranzo.
 
Credeva in una solita ma sempre gradita mosca dalle zampe puzzolenti ( perchè non facevano caso a dove si poggiavano , spesso robaccia marrone), si affacciò all’imbocco della tana e rimase sorpreso nel vedere comparire i colori smaglianti nero giallo della prima vespa della stagione. Una vespa ancora intontita, terribilmente incazzata, mortalmente spaventata.
 
La lavorò con arte ed esperienza, in poco tempo la vespa divento ancora più intontita, terribilmente spaventata, mortalmente incazzata, mentre si dimenava nel suo sudario di seta con gli organi interni che cominciavano a disciogliersi in quel fluido denso zuccherino prodotto dal veleno paralizzante che ragno le aveva prontamente iniettato.
 
Iniziavano ora  le operazioni di separazione bozzolo-vespa da struttura principale della regnatela, trasporto del cibo in trasformazione nel fondo della tana e ripristino dello stato originale della trama (prima o poi sarebbe arrivata la mosca dalle zampe puzzolenti).
Fu nel momento che si sporse per metà del corpo dalla tana, che le migliaia di peli del corpo si rizzarono di colpo ed una lieve perdita di refluo dal retro (poco edificante per la sua specie dominante…) lo portarono ad arretrare nel buio della tana. Fuori, all’esterno, una bestia di dimensioni inimmaginabili lo stava aspettando, un bestia diversa, molto diversa e lui sapeva già di essere diverso, ma quella era al di la del diverso.
 
Era impossibile.   
 
Abbassati i peli, risolta l’imbarazzante perdita di fluido (ehm..) e calmati i palpiti della pompa interna, si riaffacciò con estrema calma e con fare guardingo dal bordo della tana, riparandosi in parte dietro il corpo della vespa ormai in disfacimento. Appena si fece in avanti, comparvero alla sua vista delle zampe nere impossibili  e occhi di una bruttezza e ferocia non descrivibile (occorre tenere conto del fatto che gli aracindi o come si chiamano, non avevano molti termini per esprimersi). Erano occhi che lo fissavano e sapevano di eterna attesa, erano occhi come questi occhi ...occhiragno
Riuscì a ritrarsi senza essere assalito, riuscì a portarsi dentro la poltiglia-vespa, riuscì a cibarsi di lei per circa due settimane, sopravvisse a stento per  la terza settimana, all’inizio della quarta settimana sentì vibrare di nuovo la tela, ma non aveva forze per avanzare verso la luce ed affrontare l’aberrazione che lo attendeva all’esterno, pronto ad aggredirlo. Diciamocelo, più che non avere la forza,  non ne aveva il coraggio.
 
Nell’intontimento dato dalla fame, spossatezza e paura, ebbe la percezione che qualcosa stesse avvenendo all’interno del resort incubo del quale per mesi era stato incontrastato abitatore.
 
Lampo di luce come una sciabolata, si apre di colpo la saracinesca.
 
“Guarda quel cretino di mio marito dove ha messo lo specchio a lente che tenevo in bagno. E’ un mese che lo cerco e un mese che non riesco a depilarmi baffi e sopracciglia come si deve”, disse in tono acido la signora, mentre selezionava il vino per la serata speciale che si stava organizzando (il marito era via per lavoro, molto via, e la serata si faceva speciale, molto speciale…). Prese vino, prese specchio, e se ne andò con fare voluttuoso e sognante, sapendo che per quella sera non avrebbe depilato solo baffi e sopracciglia. Non sapeva, invece, che aveva dato una svolta alla vita del re incontrastato del resort garage, un re ormai quasi moribondo, rassegnato a morire di fame piuttosto che essere divorato dall’immonda creatura.
 
Stavo quasi per andarmene, stanca di questa storia, rassegnata a non poterlo vedere morire in diretta, ma sollevata dal sapere della fine della sua presenza nel resort, quando vidi vibrare la tela e comparire tremanti le sue due zampe anteriori. Caspita che scorza coriacea, pensai, estremo tentativo prima di chiudere definitivamente la partita, e cadere stecchito a terra.
 
Era  una partita che non si sarebbe chiusa affatto in realtà, perché il ragno dimostrava di avere ancora riserve di energia (avrà mangiato la sua merda merdosa, pensai...), infatti non vedendo più comparire se stesso in scala 1:5, riuscì tremolante  a prelevare una cimice rinsecchita dalla ragnatela, la portò al suo interno, la sciolse in una inimmaginabile poltiglia verde e con il tempo riprese forze e ricominciò a dominare sovrano.
 
Io sono furba e me ne guardo bene dall’avvicinarmi, devo dire di avere passato un mese in cui me la sono goduta alla grande, ridendo della stupidità di quell’ammasso di peli cagasotto, incapace di riconoscere uno specchio, e incapace di riconoscersi nella sua bruttezza che lo accompagnerà sempre.
 
La voce fuori campo, che spero abbiate gradito e che ha ampiamente romanzato la storia (ma io SPERO che si sia cagato sotto...), e’ quella mia, quella di una banalissima mosca dalle zampe puzzolenti.
 
 
Fine

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 1 utente e 2808 visitatori collegati.

Utenti on-line

  • LaScapigliata