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Scritto da © Piero Lo Iacono - Gio, 09/12/2010 - 17:32
Ti ho aspettata nei sogni.
Ho sempre creduto di avere tempo.
Ai piedi delle statue di pietra,
sotto le bocche delle fontane di ghisa,
l’acqua ghiacciava
in specchiere di nuvole.
La frase cominciata
si congelava a mezz’aria.
E le parole-ghiaccioli
coi nostri tiepidi fiati scioglievamo
per ascoltarli parlare.
Ma dove guardavano le finestre
di quel palazzo deserto?
Con le scale e le sale
troppo grandi per noi due.
Dove i passi erano assorbiti
da spessi tappeti-tamponi.
E il bosco stormiva ed ombreggiava
nelle camere vuote,
nell’alcova dalle pareti di marmo
col fogliame rinsecchito
e le ghirlande di cristallo decorato.
Un mattino -te lo ricordi?
trovammo rotti tutti gli specchi,
anche quelli anneriti e guerci.
A qualcuno facevano paura
come porte di un altro mondo.
Ricopiano quel che vedono.
Non è colpa loro.
Tu insisti che quella nello specchio
non ti somiglia
e che niente o nessuno
debbano somigliarti.
“Ancora un secondo!”
È da un’eternità che me lo ripeti,
vanificando l’attesa.
Domani nello stesso minuto.
L’anno prossimo alla stessa ora.
9-9-1993
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