Scritto da © Parvus - Ven, 14/10/2011 - 10:25
La Testa dell'Idra, libro edito da Sensibili alle foglie ed. di cui l'11 ho postato una versione ristrettissima della prima parte, è opera di pura fantasia: purtroppo nessuna Arianna ha mai svolto quelle indagini. Però trae ispirazione da un tragico avvenimento realmente accaduto, mi pare doveroso ricordarlo:
Sulla tragica vicenda umana di MARIA TERESA NOVARA:
17 Dicembre 1968 due balordi: Calleri e uno sconosciuto, entrarono per rubare in una stanza dell'abitazione di Pasquale Borgnino, a Villafranca d'Asti, vi trovarono inaspettatamente una ragazzina tredicenne, la rapirono ritenendo la famiglia molto più facoltosa di quanto fosse.
Si trattava di Maria Teresa Novara, di tredici anni, residente a Bricco Barrano, frazione di Cantarana, ma che nel periodo scolastico per comodità si trasferiva presso gli zii dato che nel suo paesino non c'erano le scuole medie.
Mentre gli inquirenti svolgevano indagini in modo inconcludente (anche a causa del fatto che lo zio della ragazzina essendo un tipo esuberante, aveva l'abitudine di esclamare scherzosamente "Saluto al Duce!" entrando nel bar, e perciò la stampa lo aveva fatto passare per fascista, perdendosi in inconcludenti congetture su vendette fra camerati o accusando lui della sparizione.) I balordi che nel frattempo avevano portato la ragazzina nell'abitazione di uno di loro, una cascina denominata Barbisa, a Canale d'Alba in provincia di Cuneo (oggi solo Canale nel tentativo di far credere essere un altro paese), distante una quindicina di chilometri dal luogo del rapimento. Resosi conto che la famiglia non poteva pagare il riscatto sperato, decisero di monetizzare comunque la ragazzina: A Canale e dintorni, erano tantissimi i più o meno facoltosi che non si facevano scrupoli ad avere rapporti sessuali con una tredicenne, senza curarsi dell'età e senza curarsi del fatto che fosse prigioniera (Anche perché Calleri, con la sua astuzia montanara l'aveva costretta a scrivere ai genitori una lettera in cui diceva: "non preoccupatevi, tornerò ricca": quei farisei decisero pertanto che era una prostituta, un essere umano di serie C, indegno di suscitare compassione). Trascorsero otto mesi: Calleri e un suo amico, Luciano Rosso, dopo aver tentato un furto a Torino, per sfuggire alle forze dell'ordine si gettarono nel Po. Travolto dalla corrente Calleri annegò. Mentre il suo complice, riusciva ad attraversare il fiume prima di venire catturato. Più tardi la corte d'appello di Torino lo condannerà a 14 anni)
Intanto Maria Teresa era chiusa in uno sotterraneo buio, con poca aria poca acqua, senza cibo.
Mentre Con la solita solerzia, gli inquirenti aspettarono vari giorni prima di perquisire la casa del balordo, nessuno dei pedofili che avevano approfittato della ragazzina, nessuno degli abitanti del paese dove notoriamente "tutti sanno" si diede pena di avvisare le autorità che nella cascina era rinchiusa una persona, eppure, sarebbe stato facilissimo farlo, anche in modo anonimo, con una lettera, o tramite un prete. Ma loro con spietata crudeltà, preferirono tacere, sicuramente anche per evitare il rischio che la ragazzina sopravvivendo potesse riconoscerli e denunciare i loro abusi. Pur sapendo che Maria Teresa stava morendo prigioniera, il silenzio assassino non fu interrotto da nessun canalese.
Maria Teresa trascorse quei giorni quasi sempre dormendo, finché gli inquirenti giunsero alla cascina "riuscendo" miracolosamente a non trovarla. In seguito a questo, qualcuno chiuse il tubo di aereazione del cunicolo, sicché l'asfissia completò ciò che stavano compiendo otto giorni di inedia. Quando gli inquirenti tornarono cercando eventuale refurtiva, spostando una cassetta di bottiglie vuote, scoprirono una botola, la discesero trovandosi in una specie di stanzetta, su un lettino mezzo sfondato più simile alla cuccia di un cane, il corpo ancora caldo di una fanciulla deceduta da pochissimo. Una catena di circa un metro legava una caviglia, di fianco alla branda un bottiglione d'acqua vuoto, accanto al corpo un biglietto: "Sono Maria Teresa Novara, voglio essere riportata nel paese dei miei genitori". ***
Dato che si era "prostituita" della sua atroce fine, non si fece un caso, Famiglia Cristiana trovò solo da moralizzare sul fatto che nello sgabuzzino furono trovate riviste pornografiche, (fumetti di Diabolik) indicandole come causa del degrado della fanciulla (dimenticandosi che era prigioniera e schiava.) l'onorevole Beppe Nicolai, non trovò di meglio che compiere un interrogazione parlamentare per chiedere che venissero presi provvedimenti per interrompere lo spontaneo pellegrinaggio alla casa in cui Maria Teresa era morta, non vergognandosi di parlare di "adolescenti uccisi dal vizio".
Uno del posto alcuni anni dopo scrisse un libro, ma senza poter indicare i nomi, e sul caso scese l'oblio del tempo e della colpevole indifferenza.
I pedofili assassini la fecero franca, Nessuna giustizia potrà forse mai più raggiungerli, anche perché alcuni di loro dovevano essere potentissimi: il procuratore di Asti Mario Bozzola, fu sempre lasciato solo nelle indagini, ed in seguito subì persecuzioni che lo seguirono fin dopo il pensionamento.
Ma che sulla tomba di ciascuno di loro, : MALEDETTO! Scriva la mano di Dio.
Stefano Cattaneo.
***Da questa tragedia, la scrittrice Marilina Veca, con la modesta mia collaborazione, ha tratto ispirazione per la scrittura di un libro: che seppure con personaggi e situazioni frutto di fantasia, ripercorre questa vicenda in un immaginaria inchiesta che cercando di dare giustizia alla protagonista del romanzo, in realtà è tesa a rendere giustizia alla memoria di Maria Teresa Novara. (Per chi ne sia interessato: La Testa dell'Idra. Sensibili alle foglie editore, dal 28 Novembre (2011) nelle migliori librerie)
http://www.libreriasensibiliallefoglie.com/dettagli.asp?sid=23497314020111121223233&idp=138&categoria=
(Per informazioni: stcat2008@gmail.com )
Ps: Il sedici Gennaio 2013 il consiglio comunale di Torino aveva deliberato le venisse dedicato il Giardino posto fra le vie Cirenaica, Chambery, Col di Lana.
17 Dicembre 1968 due balordi: Calleri e uno sconosciuto, entrarono per rubare in una stanza dell'abitazione di Pasquale Borgnino, a Villafranca d'Asti, vi trovarono inaspettatamente una ragazzina tredicenne, la rapirono ritenendo la famiglia molto più facoltosa di quanto fosse.
Si trattava di Maria Teresa Novara, di tredici anni, residente a Bricco Barrano, frazione di Cantarana, ma che nel periodo scolastico per comodità si trasferiva presso gli zii dato che nel suo paesino non c'erano le scuole medie.
Mentre gli inquirenti svolgevano indagini in modo inconcludente (anche a causa del fatto che lo zio della ragazzina essendo un tipo esuberante, aveva l'abitudine di esclamare scherzosamente "Saluto al Duce!" entrando nel bar, e perciò la stampa lo aveva fatto passare per fascista, perdendosi in inconcludenti congetture su vendette fra camerati o accusando lui della sparizione.) I balordi che nel frattempo avevano portato la ragazzina nell'abitazione di uno di loro, una cascina denominata Barbisa, a Canale d'Alba in provincia di Cuneo (oggi solo Canale nel tentativo di far credere essere un altro paese), distante una quindicina di chilometri dal luogo del rapimento. Resosi conto che la famiglia non poteva pagare il riscatto sperato, decisero di monetizzare comunque la ragazzina: A Canale e dintorni, erano tantissimi i più o meno facoltosi che non si facevano scrupoli ad avere rapporti sessuali con una tredicenne, senza curarsi dell'età e senza curarsi del fatto che fosse prigioniera (Anche perché Calleri, con la sua astuzia montanara l'aveva costretta a scrivere ai genitori una lettera in cui diceva: "non preoccupatevi, tornerò ricca": quei farisei decisero pertanto che era una prostituta, un essere umano di serie C, indegno di suscitare compassione). Trascorsero otto mesi: Calleri e un suo amico, Luciano Rosso, dopo aver tentato un furto a Torino, per sfuggire alle forze dell'ordine si gettarono nel Po. Travolto dalla corrente Calleri annegò. Mentre il suo complice, riusciva ad attraversare il fiume prima di venire catturato. Più tardi la corte d'appello di Torino lo condannerà a 14 anni)
Intanto Maria Teresa era chiusa in uno sotterraneo buio, con poca aria poca acqua, senza cibo.
Mentre Con la solita solerzia, gli inquirenti aspettarono vari giorni prima di perquisire la casa del balordo, nessuno dei pedofili che avevano approfittato della ragazzina, nessuno degli abitanti del paese dove notoriamente "tutti sanno" si diede pena di avvisare le autorità che nella cascina era rinchiusa una persona, eppure, sarebbe stato facilissimo farlo, anche in modo anonimo, con una lettera, o tramite un prete. Ma loro con spietata crudeltà, preferirono tacere, sicuramente anche per evitare il rischio che la ragazzina sopravvivendo potesse riconoscerli e denunciare i loro abusi. Pur sapendo che Maria Teresa stava morendo prigioniera, il silenzio assassino non fu interrotto da nessun canalese.
Maria Teresa trascorse quei giorni quasi sempre dormendo, finché gli inquirenti giunsero alla cascina "riuscendo" miracolosamente a non trovarla. In seguito a questo, qualcuno chiuse il tubo di aereazione del cunicolo, sicché l'asfissia completò ciò che stavano compiendo otto giorni di inedia. Quando gli inquirenti tornarono cercando eventuale refurtiva, spostando una cassetta di bottiglie vuote, scoprirono una botola, la discesero trovandosi in una specie di stanzetta, su un lettino mezzo sfondato più simile alla cuccia di un cane, il corpo ancora caldo di una fanciulla deceduta da pochissimo. Una catena di circa un metro legava una caviglia, di fianco alla branda un bottiglione d'acqua vuoto, accanto al corpo un biglietto: "Sono Maria Teresa Novara, voglio essere riportata nel paese dei miei genitori". ***
Dato che si era "prostituita" della sua atroce fine, non si fece un caso, Famiglia Cristiana trovò solo da moralizzare sul fatto che nello sgabuzzino furono trovate riviste pornografiche, (fumetti di Diabolik) indicandole come causa del degrado della fanciulla (dimenticandosi che era prigioniera e schiava.) l'onorevole Beppe Nicolai, non trovò di meglio che compiere un interrogazione parlamentare per chiedere che venissero presi provvedimenti per interrompere lo spontaneo pellegrinaggio alla casa in cui Maria Teresa era morta, non vergognandosi di parlare di "adolescenti uccisi dal vizio".
Uno del posto alcuni anni dopo scrisse un libro, ma senza poter indicare i nomi, e sul caso scese l'oblio del tempo e della colpevole indifferenza.
I pedofili assassini la fecero franca, Nessuna giustizia potrà forse mai più raggiungerli, anche perché alcuni di loro dovevano essere potentissimi: il procuratore di Asti Mario Bozzola, fu sempre lasciato solo nelle indagini, ed in seguito subì persecuzioni che lo seguirono fin dopo il pensionamento.
Ma che sulla tomba di ciascuno di loro, : MALEDETTO! Scriva la mano di Dio.
Stefano Cattaneo.
***Da questa tragedia, la scrittrice Marilina Veca, con la modesta mia collaborazione, ha tratto ispirazione per la scrittura di un libro: che seppure con personaggi e situazioni frutto di fantasia, ripercorre questa vicenda in un immaginaria inchiesta che cercando di dare giustizia alla protagonista del romanzo, in realtà è tesa a rendere giustizia alla memoria di Maria Teresa Novara. (Per chi ne sia interessato: La Testa dell'Idra. Sensibili alle foglie editore, dal 28 Novembre (2011) nelle migliori librerie)
http://www.libreriasensibiliallefoglie.com/dettagli.asp?sid=23497314020111121223233&idp=138&categoria=
(Per informazioni: stcat2008@gmail.com )
Ps: Il sedici Gennaio 2013 il consiglio comunale di Torino aveva deliberato le venisse dedicato il Giardino posto fra le vie Cirenaica, Chambery, Col di Lana.
Ma in seguito ad una diffida presentata dall'avvocato di due suoi fratelli, il 28 Maggio ha annullato la delibera.
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