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poeti maledetti

Aracne

Attento al poeta che muta sembianze
Se voga nel sangue
Non ama tornare all' Ulivo
Ma guida s’è fatto di metastasi crudeli
e cerca la terra dove porre radici.
 

Non ci fu chi lo vide
ma gioca\bivacca –pastore-
con segreti d’Inferno.
 

La leggenda

 
 
Si diceva avesse molti segreti e che ogni notte almeno una stella le offrisse devota il proprio bagliore per arderne qualcuno in un falò di gigli che si levava da una fenditura della terra e distribuiva uno sciame di gocce in volo tra vedute di cielo. 

Dove la luce può

prima della paura
dentro la discesa a mare,
l'ultima volta
si passa
a coda del vento:
 
così del pianto, poi diremo
 
maledetto da tutte le lune 
sbagliate, lasciate a metà degli intenti

Intanto che vado qualche istante più in là del dolore

 
eppure, se ti volgi
è l'indizio di rossore
sulla bocca, che già sai:
del garofano, 
l'abbandono al sole, malgrado il vento
 
e ancora, ovunque
libero larghezze di cielo dai tuoi palmi,

Quasi ti descrivo

 
 
So che ti muovi al suono di un sogno
per come ingomitate ai fianchi
le tue ali
si chiudono alle mani.
 
Nelle mandorle sugli zigomi
vivono i tuoi occhi verdi, riparano
dalla tremenda fuga

Che non mi trovi qui un altro vento

la sottigliezza dei fianchi
si anima, al sospetto
come di luna piena alla notte
 
altrove, non c'è;
si immagina soltanto, il segno
che dia l'oriente 
al fiato
 
restare 

In questo passaggio di braccia strette

 
è il mare che fa sangue
a fioriture di gorgonie, così
è già compresa in questo passaggio
di braccia strette, la sapienza
che dà lo slancio all'abbandono
pelle a pelle;
 

Con il naso all'insù

ho soffiato bolle di sapone
una ad una
con pazienza ho aspettato che fluttuassero
trasportate dal vento tiepido di fine maggio
le ho guardate danzare e scoppiare
bagnandomi il naso all’insù
e intanto sognando di raggiungere te
come loro
ti ho inseguito sanguinando in silenzio

fili gordiani

Inciampi a vuoto

che ci sia un modo

non ricordo, nel nodo

gordiano, quasi alieno

spesso, sospeso

c'è un filo di lana

Sul faro

 
 
In questo semplice far luce, il faro dà tregua
una smorfia quasi àncora il volto.
Non ormeggiasse lo sguardo che viene dall’onda!
 
Si direbbe di queste onde un caldo abbraccio
di sottane in punto alle ginocchia

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