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Poesia

Corso

De - 1
 
Il crinale fermo
blocca un fremito di andare:
il sentiero scende solo.
 
S’avvita l’aria al mezzodì.
 
Sugli incavi di cielo
fanno breccia vette argute,
 
dicono: spazio ancora,
ancora altezza! Vorremmo
in alto
ciò che ci sfugge in basso.
 
Per - 1
 
Così fa corsa a sé,
spartendo terre incolte
e colte terre, riunite in foce,
il lascito fluente delle nevi.
 
E di risulta quella che ci lavò.
 
Ripaga l’anima
ciò che alza il greto
al guado.
 
Residui d’ansia nelle anse
stanno ai ciottoli dai rotolamenti.
 
Ri - 1
 
Si quieta l’onda
- mano liquida nel gesto
di raccolta -
se la foce chiosa
cantilene.
 
Il suo gomito poggia a riva
l’antica forza
d’artigiano:
 
modella lento senza rumore il nuovo
orizzonte; ha una chela
di propositi
che trancia il vecchio sé.
 
Con - 1
 
Trova l’insperata calma
la battigia
quando carezza
da meridione Ostro:
 
vetta
greto
abisso
spazio
crogiuolo il tempo:
 
forse formò qui
la nostra argilla serena
quel dio che porta
attese
 

e qui mi lascia fremito.

Sempre lei

il mento appoggiato
sulle braccia conserte
che reggono uno di quei sorrisi
nato per una copula tra cani
ascoltavo i sonagli dei pensieri
mossi dal vento della nostalgia
figure come animazioni
ombre cinesi sopra un telo
senza immaginare mai
la prossima figura ma
aspettando sempre quella
lei che passa - attraversa
la scena, esce e torna
fa movimenti consueti
tuttavia affascinanti.

Cuore aquilone

Il mare

Quando il vento delizioso
solleva nel silenzio caldo
l'impetuoso senso
sciaborda uncinetti di emozioni.

E a ricami di lenzuola
il giorno procede
teso a ricoprire
quest'oceano sospeso
in disegni ammalianti...
di giallo bagliore
e di dispetto lunare

i lapilli smarriti 
rapiti dal tepore
come fa il vento.
il cuore tace...

Svaniscono le pupille tese
al battito di ciglia accese.

Estranei i corpi riempiono la riva
e intanto gli occhi inseguono le scie degli aquiloni
come anime vaganti nel cielo terso.

Come poggi l'occhio 
su quella spuma aranciata all'orizzonte
la tenerezza veste quel pensiero
e l’occhio un po’ si bagna...

Quando lo sguardo piomba
in un dolce sogno 
almeno per quell’ istante
tutto il resto scorda
e, il vento come si fa
il Tutto tace.

Come in un puzzle.

il cristallo sfaccettato dei tuoi occhi
rimanda immagini spezzettate Leggi tutto »

Luigi Proietti - Mio padre è morto a 18 anni partigiano

Proietti recita magistralmente una poesia di Roberto Lerici il cui significato va oltre le motivazioni politiche ed il posizionamento storico della poesia stessa.
 
Cercatelo su youtube
 

25 aprile 1945. Liberazione

              
          

Tu che sei anelata insieme al profumo del biancospino
e rossa ti sei tinta a sormontare ogni ostacolo maligno;
per distenderti su verdi prati ancora umidi al mattino;
tu viva con l’onor dei torturati, onor più duro del macigno.
 
Per te popolo insorge a fianco di partigiani a tentar difesa
di donne, di bambini che non conoscono né gioco né futuro
ma sanno del pianto, della fame, di una guerra incompresa
e di troppe vite finite da rumor di spari contro un muro.
 
Ora il sole splende sui morti che al grido di “libera Italia”
hanno sovrastato e smorzato il crepitìo dei moschetti
perché di fronte alla morte è l’avvenire che ammalia,
un avvenire libero, strappato alle vite, strappato agli affetti.
 
Ultimo atto. L’aguzzino coperto d’onta è costretto alla fuga.
Di nuovo gente nelle strade; sui volti dolore, speranza, passione,
è la fine del terrore e anche la più piccola lacrima si asciuga.
Era il venticinque aprile del quarantacinque. Liberazione

Inno

 salvami
           salvami
                      salvami
sciogli
 
la voce arrochita
elevala a canto
a inno
 
                   -jauchzet, frohlocket-
 
vita/verso/vibrazione
gyv-atà per andare alla radice
                   fino al substrato
 
dove sto acquattata
accoccolata
le ginocchia fra le braccia
 
io             in-attesa

  

La foglia al fiume

Non ti ho mai detto i pensieri ricorrenti
i disegni del domani
che il mio percorrere la vita
come una foglia il fiume

Un sentiero

Un sentiero
scolpito sui viali del tempo
a segnare il destino
degli uomini stanchi.
Come un arco
che ascende alla volta celeste
per perdersi
tra gli echi degli astri
ed i pianti delle stelle.

Alexis
23.04.2010

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