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Cos'è l'estate

Il tempo, come lento, trascorre
copre le antiche pieghe
torneranno in fiore, un giorno
lo sa
cos’è l’estate
 
Allunga, accorcia

s’inabissa

scompare
 
sperde se stesso
continua a correre
 
Smania
ha per vista l’oceano
 
Come volesse imprestarsi al cielo

Bocca su bocca

Tu mi impedisci
di reggerla
mi costringi al latente, di
sudorali, spaventi animali
come un uomo seduto
sotto una lampada obblighi
a leggere e leggere
fogli
dove
 
impossibilità manifesta
 
tu io, tu - io
un rimbombo
che null'altro
ha, di reale
 
dove, per uscirne
devi stringerti
dormirmi
 
bocca su bocca

Parole infittite

 
Parole infittite
 
alla forra, dovrebbero urlare
è tempo, tempo di ingoio di silenzi
d’accarezzo
di virgole assenti
 
piovono, si
 
di tetti pioventi
di pali in burrasca piovono invece
 
come segrete
 
 
 
 

Il cielo

Il cielo è viola
viola sbiadito riflettente, flesso smalto esangue
non ascolta
l’occhio fisso, muto
 
è questo il giorno, della gloria
della
consolazione
 

Venti dieci gennaio

Venti dieci gennaio
quest’erba bruciata, il gelo
che l’ha incenerita
è festa è festa, un carminio di festa.
 
Aspettammo a lungo la luna che venne
venne quando dormivamo
batté ai vetri
ai nostri che erano nudi
 
amica
nemica
così, come una notte brillante che passa
 
 
 
 

Le corriere

Ne guardavo di corriere, l’estate dopo cena
ormai di un vuoto elettrico, ultimo
tratto di profumi
galleggianti fin sulla porta di casa
un blu di olfatti che impediva di dormire
piegavano le notti come il grano
lucciole a noi, di diciannove anni
 
oggi
fra qualche pieno e vuoto
gira e rigira sono sempre quelli
i balsami nell'aria

Prove, tecnica

Susskind
vibra
nuda
un’arpa
singolarità senza eventi
loop, loop
spin
 
 

O

Perché non mangiar fave
ma dove van le cicale
dopo l canto estivo
chissà se lo sann
di aver frinito
chissà se l’o
è l’infinito
o il nulla
l’o, sa
l’ho
o
 

Limpido oggi

Forse mi bistratterete
forse ci salveranno
forse, chissà
i virulenti paradossi
forse nel male ci sta il bene
ed io me ne sto seduto in un infinitesimo di nuvola
io, come te
con le gambe penzoloni alla finestra
in attesa di quanto non avviene
che veda, con orbite ogni volta nuove
nei virtuali motori di ricerca
 

Guarda

Guarda, siamo qui
a rincorrerlo
l’esistere
al piano a terra, a riguardarci
mentre il noi sfugge
la natura sfugge
una vita in-scritta
la nostra
senza fulmine
 

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