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blog di taglioavvenuto

Rosa rosa dei venti

Spingere, quasi fosse lo specchio
il Poseidone
l' ombra mute
aspettativa del velloluce
e il masso, i due
 
Riuscimmo, da quella terra fertile a spingere sui remi
ed il pensiero fisso non abbandonava
rosa rosa dei venti

Gerard Manley Hopkins - Pied Beauty

Eravamo

 

Eravamo

liberamente tratto da:
Eravamo nell’età
illusa
di Eugenio Montale
 
tenera rimane
la carne di calze, il fuoco
di sete
sboccate
 
libera_mente pensiero
le chiome
 
l'essere il noi_quasi
ed il sole_profondi
nel mare dei cicli equilibrio
 
non puoi non puoi fermarle
né devi, labbra, le
schiuse
 
 
Eravamo nell’età illusa
Eugenio Montale
 
la tenerezza dei giorni verdi
sparpagliati
nell’oro del sole appesi
alla luna
 
il papà dalle spalle
larghe come la volta
del cielo
 
quel sentirsi dèi – quasi
alati senza peso – e
non sapere la vita

 

Come se in cielo

Non sanno di Barberia e giuggiole, di loti le concomitanze, le notturne fontane
 
di pesci rossi
sanno, di menti rosa, assiepati ascolti
tra la pioggia di sentieri percorsi a piè di gomma,
fluorescenti ascese,
caffè lambiti da sapori nuovi antico, divano cuoio, dopotemporali, quieti
di mura aperte
improvvisamente
 
E sanno di indomani, di cuscini, pergolati ancora, onde, premura 
ulivi radicati a terraletto
 
 
 
 

Baahh

Io mi dò, e tu?
Così d’emblée, nonso, un fa, un re
un mi a luna estrelle
 
S’io fossi foco?
Ah ‘mbe, molli
molli, tremano
gli orizzonti volano
veloci, lenti, aerei
nudi, pressappoco ah ah ahhhhhhh U, O, I, E…

Che

Coccige, ergo summ
che
 
grrrrr, grrrrr
 
e cip, e cip
ciopp
ahoo
 
…………….
 
Chiappata
dal webb
Cattanzaro City
 

E Voi

Io sto male, ma male malissimo, bene che meglio non si potrebbe stare. Solo ignorandomi, annullandomi, vedo una soluzione.
Pensare anche al cibo dato, ad una trasmutazione a farfalla una buona volta, mi verrebbe utile. Poi metterei le ali in proprio.
Altrimenti chiedermi: mi sarà possibile essere nessuno, sempre? E Voi ?
 
P.Es: il cibo, il cibo

di cui

C’è in quest’aperto
un so ch’è che non è pero
nel mio cuore
quel che spazzolo, da mattina
a sera
 
il s’io fossi
il nonostante/ brevità/quel ch’è.
 
rimanendo, fermo:
parlar dei riccioli
a il mondo
oscuro/ levità
di cui
 

Il ponte giapponese

Dal 13° capitolo della prima lettera ai Corinzi.- San Paolo
“E se anche ho il dono della profezia e conosco tutti i misteri, e tutta la scienza; e se anche possiedo tutta la fede sì da trasportare le montagne, ma non ho l’amore, non sono niente”.
 
Lì l’aveva trovata, lacerata. Il vestito bianco senza la macchia di un filo d’erba, distesa sulla sponda che scendeva dal fianco del ponte verso lo stagno delle ninfee.
Veniva dalla guerra, dall’ultima battaglia. I suoi compagni l’avevano lasciato, uno ad uno.
Si piegò e ne ascoltò il respiro; era ancora viva. La raccolse ed in braccio la trasportò verso la casa nascosta dagli alberi.
Fra il tepore delle mura la giovane donna cominciò a riprendersi, aprì gli occhi.
Jacques li vide, rimase per un intero minuto a fissare quel blù dove ci si poteva perdere. Lui si perse.
 
La cura non fu mai finita.
Ma Jacques, ogni volta tornando, riprendeva cuore, e speranza, alzando lo sguardo al minuscolo ponte sul quale un giorno l’amore predestinatogli si sarebbe fatta trovare.
 

Già

Già l’amore, cos’è
bloccarsi alla polvere del sole
e ricamminare
con la stessa, bianca
come un bastone

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