Ci sono
ma non so più chi sono
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Luogo affollato
negli incalcolabili specchi
viviam
senza guardarci
o toccarci
Perdendoci
poi assenti
in quel luogo altrove
sì troppo cercato
e tanto amato
da rimaner
dannatamente affollato
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L'ospite
Ho visto villaggi
d'oggi
con porte
sol fatte di vento
e soffitti
fitti
d'inarcate accoglienze
per l'anima ch'entra
sorridente ed un niente
porta e niente si prende
colorita o sbiadita
benvenuta e gradita
dove è solo l'amore
a riempir ogni mano
di quell'unica razza
che è la razza umana
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Sonata notturna
Alleati
alle armi
spari e speranze
cadaveri
bari
eco e silenzi
Baci a nemici
Fili intrecciati
gomiti e miti
Fili intrecciati
figli lasciati
madri piangenti
e padri morenti
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Non ancora
Un’ennesima notte
ha soccorso quest’uomo
Ha trascorso
tra corse
i suoi riposi e pesi
Un ultimo sogno
coperto
da tre fiocchi di vento
ed un sole sperato
Ed ora
accecato di vita
ci si accinge
lentamente
a lasciare un uscio
decidendo
di non morire
non ancora
per ora
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Inevitabili tramonti
In mare all'imbrunire
vedremo mete e ore
aggiunte o mai raggiunte
comete come tante
Su navi clandestine
supine chiatte piene
saremo noi stranieri
e ladri di pensieri
Poeti o delinquenti
assieme tutti quanti
svelando i movimenti
momenti spinti o spenti
E serreremo al mondo
quell'occhio vagabondo
schiudendo il nostro nulla
o dando a Dio la folla
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La preda
In preda
alle più pigre strade
fui madre
con i miei soli d’aria
E padre
eterno e a mente mia
m’addentro
sui suoi sospiri ed impari
Imparo
quei timpani nei tacchi
mi stacco
con tocchi ad occhio e croce
Nei muri
ridotti in crepe sfitte
riletti
dal fine fino agli ossi
Son orso
ed arso dai rimorsi
fui perso
presso qualsiasi morso
In preda
a dritte vie mal dette
m’imbatto
felice io il carnefice
Son figlio
di tutti i giorni morti
fraterno
con lo straniero perno
In preda
alle più pigre strade
son grigi
i miei difetti o pregi
In preda
all’avventura dura
approdo
lì dove trovo cura
La preda
o pietra della vita
affina
il cinico mio scandalo
E scaldo
un latte ad alto importo
lo sconto
e poi mi scontro a torto
In preda
alle mie piaghe e pieghe
io prego
in piena affondo e affido
Quest’arte
impoverita a parte
affranca
chiunque e me compreso
Affranto
e lacero è il mio manto
non mento
scultore son del marmo
In preda
creatività composita
folleggio
in rima d'un dileggio
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Le ronde
e l’amico mio soldati
avvolti
da mimetiche in anfibi
portiamo in braccio
pallottole innocenti
che dormono nel grembo
delle loro madri armi
delimitando
un confine da difendere
a guardia di una patria
poteri e proprietà
ed il silenzio ci accompagna
in questo turno
da cui solo tornerò
per rivedere
ancora rondini
che non sanno
cosa vuol dir
morire
mentre
giravano le ronde
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Crescere
son corso
lì
a spaccarmi gambe
Implorando sangue
ed inghiottir le lacrime
Ho raccolto
gli urli strazianti
e soffocati in vita
Da
non poter chiamarti più
mamma
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Sguardi in abisso
In abissi sguardi chiari
Negli accesi abissi bassi
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