Scritto da © Piero Lo Iacono - Lun, 21/12/2009 - 11:12
Salsedine lacustre
La pozzanghera è felice
di possedere solo il riflesso delle cose,
la loro passeggera parvenza.
Spartito di luci e cromi.
Splasci di liquide rifrazioni.
Spicchio di cielo rotto.
E crede che il sole esista
perché è lei che lo specchia in sordina.
Al vetro un’ape trema. Una mosca forse.
Bambini volevamo
l’arcobaleno veleggiante
dai bordi dorati
(-pletora dei sogni-)
coi ginocchi feriti dai giochi
e le cicatrici pruriginose.
Ma qua tutti i laghi sono salati,
e l’acqua indurita di ghiaccio
e di creta diaccia
non mi invita al viaggio
ma al guado della risacca,
al rondò-rosario
di una ridda di tediosità in ressa.
Sparo sguardi lontaneggianti
per viaggianti all’espatrio.
Ma è sbilenco il tuo passo, viandante,
sbilenco senza gli àlluci dei piedi.
Sii grato all’alluce come al pollice.
Che l’aquilone continua a credere
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