Enea a Didone
Ci sorprese la pioggia, ricordi?
Avevo negli occhi l'incendio della mia patria distrutta
ed il tuo cuore piangeva il talamo con i suoi geli
forse per questo la grotta ci spinse ad obliare il dolore
per risentirci viventi con tutta la forza d'amore.
Dopo volevi tenermi per sempre accanto da sposo
ed io non compresi che senza di me meglio morte
all'alba sciolsi le vele a settentrione puntando
così decise la Dea forzandomi a seguire la Sorte.
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Luniloquio
sperando che non t'oscuri la nube a dispetto.
Luna, sorridi?!
Ti sembro fuori del tempo?!
Non io, gli altri lo sono:
quelli che si dicon poeti
se gridano e sprezzano il mondo
gli stessi che crudi amplessi
magnificano al posto d'amore
e tronfi per critici amici
si fanno un punto d'onore
di ritenersi sublimi
cercando la trasgressione.
Sai, io me ne sto a riva
osservo il fiume del tempo
la luce alternarsi con l'ombra
e attendo ogni notte il momento
del sogno per darti parola.
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Una fantasia
Sorrido al pensiero nell'appagamento del dopo.
Non siamo divi da basico istinto
ma piacciono gli stuzzichini
servono per fuochi più accesi
e poi come stimola il ghiaccio
proprio lì a calma del morso.
Ricominciamo? Mi dici.
Facciamolo è troppo bello!
Conviene mia cara fermarci
ai giovani amare è permesso
e degli amplessi vantarsi
dei vecchi fa scandalo il sesso
pensati avvizziti già morti.
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L'ALBERO DEL CIELO
ricordo l'ultima visita per l'abbagliante veste
che richiamava uccelli a fare il nido
col palazzo che sembrava curiosare
da una finestra tonda come un occhio
così vengo da te sul finir del settembre
dolce come il languore che oggi ho dentro
e tu m'accogli con fronde già dorate
a memorarmi i pregi dell'autunno
di frutti largo a chi sa ben fiorire
albero buono cui il tempo non fa danno.
Prendo il saluto come augurio tuo
perchè io non imprechi all'invernare
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SOLA
la libellula che cerca il compagno smarrito
mimetizzando le ali e il corpo slanciato
perchè teme dei cigni la ronda
quelli del lago svelti a colpire col becco
come i due che bordeggiano all'ombra:
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