AnonimoRosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

To prevent automated spam submissions leave this field empty.

Commenti

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • Francesca Maria...
  • Brezza
  • laprincipessascalza
  • Peppo
  • davide marchese

blog di max pagani

Ha Bisogno Signorina?

Storie su strada

Ne ho raccolte alcune, lasciate, cadute, scordate o volutamente abbandonate.
Le provo a raccontare
Vediamo se riesco a capire
Vediamo se riesco a sentire
 
Ha bisogno signorina?
[meccanico.gif.gif]Guidava con fare sornione e sonnolento, rilassato e senza fretta. Cacciava con lo stesso fare fluido e disincantato degli squali. Squalo, infatti, era il suo soprannome da anni e anni ormai.
 
Era Squalo, perchè mangiava pesciolini.
Girava per intere giornate sul suo Raccordo, 68 km di corsia interna e 68 km corsia esterna, tutti i giorni e tesseva le sue reti virtuali fatte di sfiga altrui, per poi sferrare l’attacco al momento giusto, appunto ai poveri pesciolini in panne.
 
Quel giorno Squalo se lo sentiva era una giornata buona, ma che sapeva di strano. Era come annaspare controcorrente.
Il camion sembrava andare liscio come l’olio, benché non fosse propriamente reduce da revisioni recenti; ma partiva, andava e tornava alla meta, e questo bastava a rendere la giornata fruttuosa.

Inadipe

L' Indaco di Kevin

YGROS

Un velo indaco
Mi avvolge la testa
Un sudario di pensieri
E fuggo dall’inferno blu
Nel tiepido
Inferno nero-bile
Della Melancolia.
Klo1980, 27/07/2009  

 

 

 

 

  
L’Indaco di Kevin
 
Il problema di Kevin non era l’autismo, non la sua indecifrabile genialità, nè la stanchezza frammista ad ansia che lo affliggevano sin da quando era nato.
 
Forse il problema di un Kevin normale, sarebbe potuto essere il nome, Kevin Roncacci. Roba da farsi prendere per il culo da tutti i perfidi coetanei quindicenni. A quindici anni o si è geni o tonti o sterili perfidi implumi ragazzotti cinici quanto basta per far chiudere ancora di più Kevin nel suo scrigno dorato. (a volte non implumi…)
 
Il problema del Kevin che non conosceva il normale invece, il macigno che l’affliggeva, era il dono ingestibile dell’amplificazione percettiva dei sensi, era l’innescarsi di sinestesie continue, ma non lineari e prevedibili come per chiunque si fosse mai cimentato nell'esercizio dei sensi.
 
Lui da anni conosceva bene il temine ed il suo significato, ormai se lo ripeteva a memoria quotidianamente (era un atteggiamento un poco autistico in effetti) : “Sinestesia, termine che normalmente indica situazioni in cui una normale stimolazione uditiva, olfattiva, tattile o visiva è percepita come due eventi sensoriali distinti ma conviventi. Nella forma più blanda, questa particolarità è  presente in molti individui. E facile infatti pensare a situazioni frequenti  in cui il contatto o la presenza di un odore o di un sapore evoca immediatamente un'altra reazione sensoriale. Quante volte la vista della frutta è percepita anche come sapore?. Questo è spesso dovuta al fatto che i nostri sensi, pur essendo autonomi, non agiscono in maniera del tutto distaccata dagli altri”.
 
Il fatto era che lui di questi eventi sensoriali spesso ne aveva tre o quattro simultanei. 
 
E non solo.
 
Kevin sentiva i racconti del buio nella notte.
 
Percepiva l’odore delle urla.

Ogni Uomo

 Ogni uomo, dovrebbe provare quello che provi in alcuni momenti.
 Ogni uomo, dovrebbe ricevere ciò che con naturalezza lei riesce a donare.
 
 Provarlo si, ma solo per una volta. Essere toccati e capire.
 Per poi tornare ad essere,  SOLO uomo.
 Forse migliore. Ma solo UOMO.
 E io, io osservo e cerco di capire.
 Chiavi, cuore, passioni, vibrazioni.
 Librarsi in volo, planare delicatamente,
 impennarsi, assaggiare l'ebbrezza dell'ossigeno rarefatto, e poi
 sprofondare nell'aria salmastra del mare.
 
 Queste sono le tue creste e questi sono i tuoi ventri.
 Servono ali, deliziosa creatura, ora servono ali e vento forte.
 Il tuo vento.
 
 Prego perchè tu possa continuare a soffiare sempre più forte.
 Per tenerti lontano dal sapore della strada,
 dalle polveri delle corse senza traguardo,
 dalle urla degli eccelsi e dal ronzare della gente comune.
 Ed il giorno dell'inevitabile bonaccia,
 spero tu abbia pensato ad ali abbastanza forti
 per poterti posare nuovamente dove tutto e' caos.
 Ma questa volta, senza schiantarti, senza fratture,
 ma soltanto morbidamente consapevole.
 Consapevole che ad ogni cresta
 corrisponderà sempre il suo ventre.
 Inevitabilmente, complementare.
 
L'INVILUPPO DEI MEDI
 

SCHEMA

L' Uomo Dei Cateti

      L'Ipotenusa, è la via più breve.

      Io sono l'Uomo dei Cateti

      Prendo il mio tempo

      E mi godo lo spettacolo.

Inverter-Bravo

 Se fossero le foglie che cadono,
 a far muovere il vento

 sarebbero i cerchi nell’acqua,
 a gettare sassi nello stagno.

 Ma non credo che i deserti,
 arroventino il sole.

 Torno a sognare ora,
 che ho bisogno di dormire.

 

The Tide Is Turning

La Marea Sta Passando
 

marea

"La marea sta passando?? ”- “Non è vero che sta passando. Sta solo aumentando. Ed io non la posso contenere, devo in qualche modo farla uscire, ma non si tratta di fluire, la mia marea deve Defluire, con una irruenza devastante, a riversarsi come un’onda melensa di un rubino tale, che di dosso non ve la possiate mai più strappare. ”

 
 
 
 
------------------------------------------------------------------
-Marco??- Marco??-
(mmmhh.. che due coglioni cubici…) -Si Angela? CHE C'E'??-
-Vieni di corsa a vedere, anzi vieni a leggere, subito!!-
Salì le scale di corsa, preso da una morsa di paura e ansia, ansia data non tanto da quello che avrebbe letto (lui ormai sapeva..) ma data dalla totale idiosincrasia accertata verso la moglie, idiosincrasia accertata negli ultimi anni, e dal conseguente disagio di averla vicino (con quel profumo odioso poi…)
Lesse, in un ammutolito silenzio, lesse l’ennesimo messaggio scarabocchiato a caso in un foglio lasciato non per caso.
 
Evitava di guardare la moglie, ma si guardava intorno, girava lo sguardo dentro la stanza di suo figlio Kevin, come farebbe la cinepresa di un regista, rimirando la quantità di cose stipate, inscatolate, ammucchiate. Sembrava un baraccone di un Luna Park, tutto poco illuminato, velatamente decadente, con i premi accatastati alla rinfusa, premi mai vinti, da nessuno, perché nessuno aveva mai giocato.

La storia di una Storia

Martina Dietro la Palude

 

E sono fiori e confetti
E regali da scartare
E sono viaggi e programmi
E forse una pancia da riempire
 
Sembra una specchio argentato quello all’orizzonte
Sembra un lago incantato incastonato dietro un monte
Di quel lui che non riesci a fare senza
Carne solida, ma che ci vedi in trasparenza
   
Nulla che somigli alla paura, all’agonia di un incidente
E’ la Palude di Martina, che si avvicina velocemente
 
 

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 1 utente e 5029 visitatori collegati.

Utenti on-line

  • Francesco Andre...