blog di Il Folletto

Zigano, voluttuoso untore,
titilli sapiente rabdomante
quella parte oscura nascosta
ma lietamente implume,
hai ghermito finalmente e
domato chi brucia ardente.

Accendi baci creando
delizia e furente gioia
hai in letizia, mostra
nell'omaggiarla poeta
questo raro stupore 
tessendole un velato
zefiro.

Chiudendo gli occhi potrei avvertire
che non c'è assenza della tua forma
nell'artigianale vagabondare sulla
pelle scolpita dallo scorrere delle dita.
Anche senza udito percepisco le note
del tuo corpo appoggiando la guancia
sul ventre avvolto dal tocco dell'ozio.
E se mai l'olfatto cadesse in letargo

Non è un profumo, neanche un odore.
È piuttosto l'aroma del tuo fiato
a scindere il luogo dal tempo dei baci,
lo stillante sapore della saliva
a travolgere mute le labbra in un urlo,
il gusto pungente dell'incavato
gorgo dove darsi perduti nel desiderio.
Cibarci dei sensi è l'esplosione

E' questo solo un racconto banale
di due amanti curiosi spaparanzati
su un sofà a tre piazze sfogliando
quattro libri scovati nel mercatino
rionale lo scorso cinque del mese.
Per sei notti lessero quelle parole a
partire dal tocco delle sette di sera:
la lettura terminò un mattino alle otto,

Eufonica è l'onda
della mano che
scorre sul pizzicato
fremito della pelle.
Scivolano le dita 
- un flebile labiale
mormorio ne sfiora
l'incontro -
nel flusso sorgente,
che intrise impronte
distillano il nucleo
della spregiudicata
e sua famelica natura.

Non conosco il nome dei fiori.
Sì non confondo una
rosa con una margherita,
l'orchidea l'ho presente e
anche il profumo pungente
del ciclamino, una violetta,
la boccadileone o un giglio.
Non ti regalo un fiore,
potrei raccogliere quelli
con i petali piccoli e gialli
nel prato, ma sono senza

Non puoi ignorare la tua origine,
non devi infamare il nome che
ti ha portato nel ventre suo;
non puoi essere indifferente al
suo dolore, non devi alzare il pugno
sul suo volto, non puoi dimenticare
le sue carezze, non devi usare
la violenza delle parole. No,
non puoi rispettarti se

Gocce tintinnanti
stillano e rotolano
sulla sdrucciola via,
che lieve s'incurva
prima a destra poi
specchiato a manca
e aqueo lucore fra
le scapole s'arresta,
per coprire del ventre
il respiro ansante che
lo scompone; a rivoli
scappa per abbracciare
esausto l'erta, schiusa

Sogno del mattino
continua a scorrere
nell'umido incontro
fra la notte calante
e l'alba sorgente,
ridestato calore nel
suo stirarsi felino.